Caritas et Veritas

A Natale scambiamoci non solo gli auguri ma anche le preghiere

Cari amici lettori, buon Natale! I miei personali auguri a ciascuno di voi sono accompagnati dalle preghiere e dal ricordo per voi in ogni celebrazione eucaristica. Davvero il Signore vi sostenga nel cammino cristiano e vi benedica insieme ai vostri cari.

A questo proposito, c’è una bella riflessione del fondatore della Famiglia paolina, il beato Giacomo Alberione. Il Natale, scriveva nel 1958, è «festa di intimità che si chiama anche festa di famiglia e difatti ci si scambiano gli auguri e soprattutto bisogna scambiarsi le preghiere, perché gli auguri sono espressioni di buoni desideri per le persone care; le preghiere ottengono invece quello che noi desideriamo alle persone care». Invito anche voi, dunque, cari amici, a scambiarvi con agli auguri anche le preghiere, per crescere nella comunione dei santi, facendo circolare il soffio della grazia, dello Spirito Santo, nel mondo.

Riguardo al Natale, mi ha colpito il videomessaggio di papa Francesco per il recente concerto di Claudio Baglioni in Vaticano, un evento benefico a favore dei bambini di Bangui e delle zone terremotate del Centro Italia. Il Papa ha confessato: «A volte qualcuno mi chiede: “Ma lei, padre, parla sempre dei poveri e della misericordia”. Sì – dico – ma non è una malattia. È semplicemente il modo con cui Dio si è rivelato». Infatti, ha spiegato, «il Natale ci ricorda il modo con cui Dio è entrato nel mondo: nasce da Maria Vergine come tutti i bambini, viene avvolto in fasce, preso in braccio, allattato. Non solo: lui, la sua mamma e Giuseppe hanno dovuto fare i conti con il fatto che per loro non c’era posto nell’albergo». È straordinario pensare a questo: non solo il Figlio di Dio si è fatto uno di noi, ma ha voluto aver bisogno di noi. Anche oggi noi siamo chiamati a fasciarlo, prenderlo in braccio, allattarlo, cioè a prenderci cura di lui nelle persone povere, deboli, bisognose.

Francesco ha poi aggiunto una seconda riflessione: «La buona notizia, l’annuncio della nascita non viene consegnato a re e a principi, ma a pastori, uomini poco o male considerati, peccatori incalliti potremmo dire. Questo è il nostro Dio: non il totalmente altro ma l’assolutamente prossimo». Parole davvero bellissime. «Per questo», ha concluso il Papa, «diventare artigiani della carità e costruttori di misericordia è come investire non in borsa, ma in paradiso, nella vita beata del cielo, nell’amore del Padre».

Buon Natale a tutti voi, allora, cari amici, preghiamo gli uni per gli altri e diventiamo artigiani della carità.

di don Antonio Rizzolo

Redazione Papaboys (Fonte www.credere.it)

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