Natuzza Evolo e quell’incontro con padre Sorge
Rimasi impressionato dal suo slancio, forte e sincero, verso i poveri e i bisognosi
Il racconto di padre Bartolomeo Sorge (deceduto pochi giorni fa) al condirettore di Famiglia Cristiana Luciano Regolo sul suo incontro con Natuzza Evolo.
Riportiamo una parte della sua testimonianza:
La seconda volta, andai da Natuzza, perché qualcuno che si trovava con me a un convegno da quelle parti suggerì di fare un salto da lei a Paravati. Era un periodo in cui non stava bene ed era difficile essere ricevuti. In quell’occasione mi furono raccontati diversi episodi della sua veggenza.
Mi è rimasto impresso quello di una figlia che aveva accompagnato da lei la madre, colpita da cancro, e, al loro ingresso, Natuzza aveva insistito, guardando la ragazza: “Sei tu l’ammalata, devi farti controllare”.
E in effetti si era poi scoperto che la giovane aveva un tumore ancora più terribile di quello della madre. Altri mi raccontarono delle bilocazioni e di eventi particolari.
Ero scettico su tanti fenomeni riferiti sul suo conto e tuttora non do loro molta importanza, pur non escludendone a priori la veridicità. Ci sono altri elementi, ben più validi, per giudicare la bontà della missione di quella donna: il primo è senza dubbio l’umiltà, profumo della presenza divina; il secondo è la “nullità”, ossia il suo sapere poco o niente, il suo esprimersi attraverso il buon senso, poiché questo è un altro tratto tipico della presenza di Dio, il quale sceglie chi non ha niente perché nessuno possa mettere se stesso davanti al Suo messaggio, dicendo: “Sono io che agisco!”; il terzo è l’amore verso chi soffre, altra caratteristica importantissima per stabilire l’autenticità dei carismi: la seconda volta che la vidi, poiché mi portarono a visitare il centro per anziani, rimasi impressionato dal suo slancio, forte e sincero, verso i poveri e i bisognosi, come anche dal fatto che non avesse mai approfittato né tratto alcun vantaggio per sé stessa; il quarto elemento è la preghiera, che in lei scaturiva con sincerità ed emozione.
Pregammo anche insieme davanti all’altare della sua cappella, tutto pieno di statuette e immagini sacre di vario genere.
Recitammo un’Ave Maria, forse anche un Salve Regina, ma il suo trasporto era palpabile.