Il Vangelo di oggi ci offre una riflessione profonda e attuale sulla parabola della zizzania mescolata al grano buono, tanto simili da essere indistinguibili fino al momento della mietitura. Questa immagine, ricca di significati, può sembrare adatta al nostro tempo, in cui siamo abituati a convivere con tutto, spesso confondendo il bene e il male.
La lezione di pazienza e prudenza insegnataci da Gesù non deve essere fraintesa come un invito al qualunquismo o alla complicità con l’errore e il male.
Nella parabola, il padrone del campo semina del buon grano, ma un nemico, di notte, semina la zizzania tra il grano.
Quando i servi si accorgono della zizzania, chiedono al padrone se debbano estirparla subito. Ma il padrone, con saggezza, risponde di lasciar crescere insieme grano e zizzania fino al tempo della mietitura, quando sarà più facile separarli senza danneggiare il raccolto.
Questo episodio evoca una realtà con cui tutti noi ci confrontiamo quotidianamente: la convivenza con il male e l’errore nel mondo.
La pazienza e la prudenza sono virtù fondamentali che Gesù ci insegna attraverso questa parabola. Viviamo in un mondo complesso, dove il bene e il male spesso si intrecciano in modo inestricabile. La nostra società, con le sue sfide e tentazioni, può facilmente portarci a confondere la tolleranza con l’accettazione dell’errore.
Il rischio che corriamo è di trasformare questa pazienza in un’apatia morale, una sorta di qualunquismo che ci rende complici del male.
È essenziale mantenere una coscienza vigile e consapevole, ricordando che esiste un nemico che semina l’erba cattiva. La nostra vocazione è quella di essere il buon grano, di vivere secondo gli insegnamenti di Cristo e di lavorare per il bene, senza lasciarci sopraffare dalla zizzania che ci circonda. L’attesa paziente del giudizio di Dio non significa rimanere inerti di fronte all’ingiustizia.
Anzi, ci richiede di operare con discernimento, distinguendo chiaramente tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, e di agire di conseguenza, sempre ispirati dall’amore e dalla misericordia divina. La nostra missione come cristiani è di essere testimoni della verità e della giustizia di Dio nel mondo, senza mai scendere a compromessi con il male.
La parabola della zizzania ci insegna l’importanza di essere pazienti e prudenti, senza mai perdere di vista il giudizio di Dio. Non dobbiamo confondere la tolleranza con l’accettazione dell’errore, né la pazienza con il qualunquismo.
Siamo chiamati a essere il buon grano, a vivere con coscienza e responsabilità, preparandoci al momento della mietitura, quando la giustizia di Dio si manifesterà pienamente. Dobbiamo sempre ricordare che tutto va verso un inevitabile giudizio finale, dove il grano buono sarà separato dalla zizzania destinata a bruciare. Questo giudizio appartiene solo a Dio, e a noi non è concesso di anticiparlo o di appropriarsene.
Questo non significa che dobbiamo rimanere passivi. Al contrario, siamo chiamati a vivere con umiltà e vigilanza, cercando di essere il grano buono che Dio desidera.
La pazienza necessaria al tempo dell’attesa e del non-ancora non può farci dimenticare neppure per un istante che tutto va verso un inevitabile giudizio che discrimina il grano buono dall’erba destinata a bruciare.
Ci è sottratta la voglia di impadronirci del giudizio di Dio per farlo accadere anzitempo, ma non la coscienza umile e vigilante che già ora è importante essere il grano buono voluto da Dio. In un mondo sempre più complesso e confuso, la nostra missione è chiara: vivere secondo la volontà di Dio, con la certezza che la sua giustizia arriverà sempre, nel tempo opportuno.
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