Come da tradizione, la sera del 31 maggio, nei Giardini Vaticani si conclude il mese mariano. Dalla Chiesa di Santo Stefano degli Abissini partirà la processione presieduta dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, che si concluderà presso la Grotta di Nostra Signora di Lourdes. Sul significato del mese mariano, Federico Piana ha intervistato Antonino Grasso docente di mariologia all’Istituto Superiore di Scienze religiose San Luca di Catania:
R. – L’istituzione del mese di maggio affonda le sue radici nell’usanza rinascimentale, secondo la quale gli innamorati si scambiavano omaggi cortesi. Quando la natura è in fiore, appare ricca di spunti e suggestioni per celebrare l’amore. Il tentativo di cristianizzare questa usanza risultò inizialmente come il nobile gesto di rivolgere l’omaggio della natura, dei fiori e dei cuori, a Maria, che è la creatura più bella per tutte le donne: la Donna vestita di sole. Il primo ad associare la figura di Maria con il mese di maggio sembra essere stato nel 13.mo secolo il re di Castiglia, Alfonso X il Saggio, che in una sua Cantica, dedicata alle feste stagionali di maggio, vede nella devozione a Maria il modo per coronarla e santificarla degnamente. Sappiamo poi che a Parigi, già nel XIV secolo, la Confraternita degli Orefici era solita portare e offrire alla Vergine, il primo maggio, a Notre-Dame, una pianta adorna di pietre preziose, emblemi e nastri. E a Roma, nel XVI secolo, San Filippo Neri era solito invitare i suoi ragazzi a compiere ossequi a Maria in questo mese. A codificare l’usanza, con una struttura celebrativa del mese, furono nel XVIII secolo tre gesuiti: Padre Annibale Dionisi, pubblicò “Il mese di Maria”, nel 1725, suggerendo giornalmente una meditazione, un fioretto e la recita di giaculatorie. Più tardi, padre Lalomia, nel 1758, pubblicò a Palermo il mese di maggio con una serie di meditazioni giornaliere. E infine, nel 1785, Alfonso Muzzarelli, anche lui gesuita, pubblicò a Roma “Il mese di maggio”, riprendendo meditazioni sulle verità eterne e terminando con la consacrazione a Maria. Dalla prima metà del XIX secolo, il mese di maggio era già diffuso in tutta l’Europa, in America e si diffuse anche nei Paesi di missione.
D. – Come celebrare oggi il mese di maggio, seguendo un po’ anche gli insegnamenti di Papa Francesco?
R. – Come affermava già Paolo VI in un’omelia, non possiamo lasciar scorrere il mese di maggio senza riaccendere la nostra devozione verso Maria, ma anche senza metterci in viaggio verso i nostri fratelli, come insegna costantemente Papa Francesco. La visitazione di Maria ad Elisabetta è l’unica festa mariana del mese di maggio, prevista dalla riforma di Papa Montini. Il mese di maggio, quindi, è anche il mese della Visitazione, un mese con la Vergine in cammino. E onorare così Maria nel mese di maggio significa concepire la propria vita come un prolungamento della sua maternità, significa riscoprire e far riscoprire che Cristo è per sempre il Dio con noi, fattosi uomo nel suo grembo, per condividere la nostra esistenza e portare il dono ineffabile della sua presenza. E solo così, nel mese a Lei dedicato, Maria ci aiuterà a sanare le ferite, a creare comunione solidale e ci riempirà della stessa esultanza che scaturì dal cuore felice di Elisabetta, nel giorno in cui ebbe la gioia e il dono di incontrare la Madre del Signore.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana