R. – L’istituzione del mese di maggio affonda le sue radici nell’usanza rinascimentale, secondo la quale gli innamorati si scambiavano omaggi cortesi. Quando la natura è in fiore, appare ricca di spunti e suggestioni per celebrare l’amore. Il tentativo di cristianizzare questa usanza risultò inizialmente come il nobile gesto di rivolgere l’omaggio della natura, dei fiori e dei cuori, a Maria, che è la creatura più bella per tutte le donne: la Donna vestita di sole. Il primo ad associare la figura di Maria con il mese di maggio sembra essere stato nel 13.mo secolo il re di Castiglia, Alfonso X il Saggio, che in una sua Cantica, dedicata alle feste stagionali di maggio, vede nella devozione a Maria il modo per coronarla e santificarla degnamente. Sappiamo poi che a Parigi, già nel XIV secolo, la Confraternita degli Orefici era solita portare e offrire alla Vergine, il primo maggio, a Notre-Dame, una pianta adorna di pietre preziose, emblemi e nastri. E a Roma, nel XVI secolo, San Filippo Neri era solito invitare i suoi ragazzi a compiere ossequi a Maria in questo mese. A codificare l’usanza, con una struttura celebrativa del mese, furono nel XVIII secolo tre gesuiti: Padre Annibale Dionisi, pubblicò “Il mese di Maria”, nel 1725, suggerendo giornalmente una meditazione, un fioretto e la recita di giaculatorie. Più tardi, padre Lalomia, nel 1758, pubblicò a Palermo il mese di maggio con una serie di meditazioni giornaliere. E infine, nel 1785, Alfonso Muzzarelli, anche lui gesuita, pubblicò a Roma “Il mese di maggio”, riprendendo meditazioni sulle verità eterne e terminando con la consacrazione a Maria. Dalla prima metà del XIX secolo, il mese di maggio era già diffuso in tutta l’Europa, in America e si diffuse anche nei Paesi di missione.
D. – Come celebrare oggi il mese di maggio, seguendo un po’ anche gli insegnamenti di Papa Francesco?
R. – Come affermava già Paolo VI in un’omelia, non possiamo lasciar scorrere il mese di maggio senza riaccendere la nostra devozione verso Maria, ma anche senza metterci in viaggio verso i nostri fratelli, come insegna costantemente Papa Francesco. La visitazione di Maria ad Elisabetta è l’unica festa mariana del mese di maggio, prevista dalla riforma di Papa Montini. Il mese di maggio, quindi, è anche il mese della Visitazione, un mese con la Vergine in cammino. E onorare così Maria nel mese di maggio significa concepire la propria vita come un prolungamento della sua maternità, significa riscoprire e far riscoprire che Cristo è per sempre il Dio con noi, fattosi uomo nel suo grembo, per condividere la nostra esistenza e portare il dono ineffabile della sua presenza. E solo così, nel mese a Lei dedicato, Maria ci aiuterà a sanare le ferite, a creare comunione solidale e ci riempirà della stessa esultanza che scaturì dal cuore felice di Elisabetta, nel giorno in cui ebbe la gioia e il dono di incontrare la Madre del Signore.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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