Categorie: Caritas et Veritas

Neknomination. Il labile confine tra divertimento e pericolo di morte

Il termine Neknomination è una fusione di due parole “nek”, ovvero il collo della bottiglia e “nomination”, termine ormai diventato di uso comune grazie a numerosi talent show. Indica una pericolosa catena di Sant’Antonio, che non può essere interrotta, pena sicure e pesanti prese in giro da parte degli amici. Ma in cosa consiste di preciso? Viene girato un video, che poi sarà condiviso su Facebook o YouTube, in cui il protagonista di turno beve una quantità esagerata di bevande alcoliche e poi nomina tre amici, che dovranno ripetere l’impresa entro 24 ore. Se non lo fanno finiranno alla gogna mediatica, umiliati dai seguaci della pericolosa moda del momento. Una moda arrivata dall’Australia e diffusasi in modo virale grazie ai social media. È ormai popolarissima in Irlanda e Gran Bretagna e viaggia veloce verso gli USA.

In Francia vi hanno già preso parte circa 25mila ragazzi. La neknomination nasce come gioco di bevute su internet, ma ormai il controllo sembra essere sfuggito di mano e la situazione degenerata: sono, infatti, già cinque i ragazzi morti in seguito alla messa in atto di questa pratica. L’ultima vittima si chiamava Bradley, un ventenne come tanti che condivide su Facebook un video in cui beve una bottiglia di gin, si sente male, ma “non si arrende” e ne beve immediatamente un’altra. Esulta perché ce l’ha fatta, ha superato la prova, ma dopo qualche giorno muore. Prima di lui era toccato a Isaac, a Steven, a Jhonny e Ross, tutti tra i 19 e i 29 anni, tutti morti poche ore dopo le bevute filmate e condivise su Facebook. Alle sfide legate al bere si aggiungono proposte vomitevoli ma che portano “cliccate sicure”,

quali ingurgitare un frullato con un topo morto o bere direttamente dal water.

Nonostante le proteste dei genitori, il noto social network FB non fa una piega: la pagina Neknominate non viola nessuna regola e rimane online, con grande visibilità visto che sta per raggiungere i 37mila “mi piace”. I gestori affermano che “non sono tollerati contenuti che possano ferire direttamente altri utenti, ma i comportamenti discutibili o offensivi non sono necessariamente contro le nostre regole”. Invitano poi tutte le persone che lo ritengano opportuno a segnalare ciò che secondo loro viola le regole per poter poi esaminare le singole situazioni e prendere opportuni provvedimenti. Forse una pagina di questo tipo non violerà le regole formali di FB e certamente non si può pensare che sia colpa del social network se i ragazzi mettono in atto condotte ad elevato rischio come quelle citate sopra, ma non si può negare che il mezzo funga da cassa di risonanza per tutti coloro che, con questa modalità, rispondono al proprio bisogno di visibilità e condivisione. Cosa ne pensate? di Maria Grazia Rabanu

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