Categorie: Ethica et Oeconomia

Nel 2016 l’1% fra i più ricchi possiederà più del restante 99%

Nel 2016, il patrimonio accumulato dall’1% fra i più ricchi supererà quello posseduto dal 99% restante. Lo afferma l’Organizzazione non governativa Oxfam in uno studio pubblicato prima dell’incontro di Davos (Svizzera), dove politici, imprenditori ed economisti di livello mondiale – riferisce l’agenzia AsiaNews – si raduneranno dal 21 al 24 gennaio.

I ricchi accrescono la loro ricchezza
L’ong britannica mostra anche che dal 2009 al 2013, considerati anni di crisi, l’1% dei più ricchi ha accresciuto la sua ricchezza passando dal 44 al 48%; nel 2015 raggiungerà il 50%. Lo studio mostra che “nel 2014 i membri adulti di questa élite internazionale [questo 1%] possedeva in media 2,7 milioni di dollari; il 20% dei più ricchi possiede il 46% del patrimonio mondiale, mentre l’80% della popolazione mondiale si divide il 5,5% restante”.

Riscrivere le regole fiscali
Per Winnie Byanyima, direttrice generale dell’Oxfam, “è importante che quest’anno vi sia un summit mondiale per riscrivere le regole fiscali internazionali”. “L’ampiezza delle disuguaglianze – ha detto – è semplicemente vertiginosa… Il fossato fra le grandi fortune e il resto della popolazione si allarga con rapidità”. L’ong propone un piano per lottare contro le disuguaglianze combattendo l’evasione fiscale, promuovendo la gratuità dei servizi pubblici, tassando più il capitale che il lavoro. Essa suggerisce anche di fissare dei salari minimi e attuare reti di protezione sociale per i più poveri. Winnie Byanyima sarà presente a Davos in qualità di copresidente dell’incontro. Al raduno parteciperà anche il premier cinese Li Keqiang e il segretario di Stato Usa John Kerry.

Secondo il documento, dal 1970 ad oggi la tassazione per i più ricchi è diminuita in 29 Paesi su 30 pertanto 7 persone su 10 vivono in nazioni dove la disuguaglianza è aumentata. E’ necessaria “una conversione della mente e del cuore”, ha detto nelle Filippine Papa Francesco. Stessa richiesta da parte del direttore di programmi di Oxfam Italia Alessandro Bechini. L’intervista è di Benedetta Capelli per la Radio Vaticana:

R. – Immagini non soltanto che nel 2016 l’uno per cento avrà più del 99 per cento, ma che anche ad oggi l’uno per cento ha il 48; l’anno scorso aveva il 46; e due anni fa il 44… Come dire, ci stiamo avvicinando a lunghissimi passi verso questo sorpasso, con tutte le conseguenze del caso, perché continuiamo ad avere una persona su nove sul nostro Pianeta che soffre la fame. E questo in un quadro dove ci sono i grandissimi ricchi che hanno un patrimonio medio di oltre 2 milioni e 700 mila euro. Siamo davvero di fronte alla necessità che anche i decisori politici prendano atto di questo. E’ difficile, perché ovviamente i grandi – avendo anche un’importante disponibilità economica – possono fare anche molta attività di lobby, ovviamente con i governi, con gli Stati, per riuscire a costruire legislazioni favorevoli: le aziende di assicurazioni e finanza, ad esempio, hanno speso, nel 2013, 550 milioni di euro per attività di lobby su Bruxelles e su Washington, e quindi sui grandi gangli decisionali, cercando appunto di influenzare le scelte. Quindi si pone anche una questione non soltanto in ambito economico, ma anche in tema di democrazia.

D. – Andando più nello specifico dei Paesi, quali sono quelli dove la diseguaglianza è aumentata?

R. – Sappiamo, ad esempio, che i Paesi cosiddetti Brics – il Brasile, la Russia, l’India, la Cina e il Sudafrica – hanno aumentato, in questi ultimi tempi, la loro ricchezza complessiva, però molto spesso noi non andiamo ad analizzare dentro questi Paesi come evolve il quadro delle diseguaglianze. Quindi abbiamo alcuni Paesi, come Cina ed India, dove si concentrano maggiormente i poveri: circa 700 milioni di poveri nel mondo sono concentrati tra Cina e India. Poi c’è ovviamente sempre il tema drammatico di grandi zone dell’Africa, dove si continua a vivere con meno di un dollaro e 25 al giorno. Questo ovviamente genera tutta una serie – a cascata – di difficoltà nell’accesso ai servizi, alle cure mediche…

D. – Ci sono, invece, dei Paesi che hanno investito in politiche e in strategie per ridurre la forbice tra i più ricchi e i meno ricchi?

R. – La Danimarca, per esempio, ha spinto molto la questione del welfare ed oggettivamente ha un tasso di disuguaglianza inferiore rispetto a quelli dove, invece, si è investito meno in questo senso.

D. – L’Italia, invece, come è messa?

R. – Non troppo bene! Da noi il tasso di disuguaglianza sta crescendo molto e sta crescendo parallelamente alla diminuzione di investimenti in ambito pubblico. Secondo noi, l’inizio del cambio di ciclo inizierà proprio quando lo Stato si rifarà carico di ridistribuire la ricchezza attraverso una tassazione finalmente progressiva, che vada a colpire le grandi ricchezze, anche quelle delle multinazionali, che operano in tutto il mondo ma vanno a pagare le tasse dove più conviene loro e dove in generale si riesca ad avere una proporzionalità tra il reddito e la tassazione.

D. – Quindi, queste sostanzialmente sono le vostre richieste alla vigilia del Vertice di Davos, in Svizzera?

R. – Sì! L’idea è che si cominci davvero a farsi carico del tema, perché è una questione urgente in un mondo con questi tassi di disuguaglianza estrema e non dovuta al talento o al merito. E’ una diseguaglianza estrema, perché poi la maggior parte dei grandi ricchi, queste ricchezze le ha ereditate e quindi in qualche modo diventa anche difficile poter pensare ad un ciclo economico virtuoso: un concetto ribadito anche dal Fondo Monetario Internazionale. Questo è, secondo noi, il primo vero aspetto che Davos deve prendere in considerazione.

D. – Il Papa, nel suo viaggio nelle Filippine, ha parlato di diseguaglianza come di una macchia del volto della società e ha chiesto anche un cambio di passo con la conversione della mente e del cuore…

R. – Io spero che non resti inascoltato, devo dire la verità… Credo che Papa Francesco abbia più volte, nel corso del suo Pontificato, sottolineato questo tema della disuguaglianza ed è verissimo che senza una inversione di tendenza, noi rischiamo di avere davvero un periodo molto, molto difficile per il 99 per cento della popolazione mondiale.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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