Secondo quanto riferiscono gli attivisti di Hrwlrf, i membri della minoranza cristiana sarebbero stati vittime di persecuzioni e abusi. Nel dicembre scorso i capi villaggio di Natahall, col sostegno della polizia, hanno emesso un ordine di sfratto nei loro confronti; tuttavia, il gruppo ha opposto resistenza rifiutandosi, in un primo momento, di fuggire o convertirsi. Le autorità “hanno agito in modo da bandire la fede cristiana dal villaggio ed espellere gli abitanti che continuavano a professare il cristianesimo”. L’ultimo episodio risale all’11 marzo scorso, quando durante un incontro pubblico i leader della comunità hanno offeso i cristiani, definendoli seguaci di una “religione straniera americana” e obbligandoli a convertirsi al buddismo. Le famiglie hanno quindi deciso di abbandonare le loro case, ricominciando una nuova vita in una zona più sicura. Dall’ascesa al potere dei comunisti nel 1975, con la conseguente espulsione dei missionari stranieri, la minoranza cristiana in Laos è soggetta a controlli serrati e vi sono limiti evidenti alla pratica del culto. La maggioranza della popolazione (il 67%) è buddista; su un totale di sei milioni di abitanti, i cristiani sono il 2% circa, di cui lo 0,7% cattolici. a cura di Giovanni Profeta
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