Caritas et Veritas

Nel Purgatorio si soffre?

L’argomento è molto importante (perché, prima o poi la cosa ci toccherà da vicino) ed è determinante a procurare il nostro aiuto a quanti vi si trovano. Per questo sarà trattato a lungo nei capitoli che seguono. Facciamoci subito una domanda: «Chi va in Purgatorio?». Ci vanno quelle Anime che lasciano questo mondo macchiate di peccati veniali (leggeri), ed anche non totalmente purificate dai peccati confessati.

La gravità più o meno grande di una colpa morale si giudica dalla violazione della Legge di Dio (i dieci Comandamenti): Legge che ogni persona saggia, rispettosa e amante di Dio, procura di conoscere per non offenderlo e per non dover scontare dopo questa vita i suoi falli. La disobbedienza alla Legge di Dio comporta sempre due tristi effetti: l’offesa a Dio e l’impurità dell’anima.

L’offesa a Dio viene perdonata dalla Confessione; l’impurità invece che si è contratta deve essere tolta per mezzo di preghiere, mortificazioni ed opere di carità, le quali hanno il compito di ristabilire nell’anima l’ amore a Dio, turbato dal peccato.

L’anima che passa da questo mondo alla vita eterna, non totalmente purificata dalle colpe commesse, anche se confessate, deve completare la sua purificazione nel Purgatorio. Ci è facile capire che molto poche sono le anime le quali, lasciando questo mondo, possono entrare direttamente nella felicità del Cielo. Infatti per essa si richiede un totale distacco dalle creature e una pienezza d’adesione alla volontà di Dio non facilmente raggiungibile in questa vita. La stragrande parte delle anime deve compiere questo perfezionamento oltre la vita, prima di entrare nel possesso di Dio.

Le pene del Purgatorio sono di due specie: la pena del danno, che consiste nella privazione della visione di Dio; e la pena del senso che è la purificazione dolorosa da ogni indebito attaccamento alle creature.

Tutte e due le pene durano fino a quando l’Anima ha raggiunto la totale purificazione, richiesta per entrare nella comunione perfetta con Dio e perciò nella sua visione beatifica: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio (Mt 5,8). «Se l’uomo potesse vedere la cura che Dio ha dell’anima, ne avrebbe stupore e confusione. E noi che ne avremo l’utilità o il danno, non ne facciamo alcuna stima» (S. Caterina da Genova).

Preghiamo per i nostri cari Morti.

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