Livorno, Giusti ha chiamato un esperto della commissione medica di Lourdes: evita di parlare di miracoli e chiede «alle persone di scienza di farci capire cosa è accaduto».
«A Montenero è avvenuto qualcosa che non è spiegabile con i parametri che usiamo abitualmente per misurare la realtà: guarigioni fuori dall’ordinario». Il vescovo Simone Giusti lo dice nella messa delle cresime in San Jacopo e, poco più tardi, lo conferma al cronista: non usa la parola “miracolo” perché se la Chiesa è cauta perfino con Medjugorje, figuriamoci qui: e lui non vuol ribaltare lo schema standard che vede il responsabile ecclesiastico nei panni di chi tira il freno di fronte alla devozione popolare.
Non è però la prima volta che il monsignore-architetto insiste su questi temi: l’aveva fatto già quattro anni fa, in un’occasione solenne per la comunità diocesana com’è la messa di Pasqua. L’aveva fatto raccontando di un padre che nella notte aveva bussato al santuario di Montenero, disperato per la diagnosi choc di un tumore al cervello. Poi guarito, così com’è avvenuto «in altri cinque episodi simili», dirà in quegli stessi giorni della primavera 2013 davanti alle telecamere di Granducato tv.
Va detto che i medici dell’ospedale pediatrico Meyer in quella circostanza confermarono sì il buon esito dell’operazione ma precisando che in casi del genere la percentuale di guarigioni «arriva al 95%».
La precisazione dei sanitari fiorentini non spegne il vescovo: se ora torna a riparlarne non è per ripescare dall’album degli episodi che lui definisce «inspiegabili» quegli stessi casi di allora. Prima di invitare a «farsi dare conferma dai monaci del santuario», parla adesso di «un caso del 2014» del quale fa capire di conoscere molti aspetti che però non può rendere pubblici.
Del resto, era stata la curia guidata da Giusti a chiamare a Livorno Franco Balzaretti, componente della Commissione medica internazionale che per incarico del santuario di Lourdes si occupa delle guarigioni dichiarate dai pellegrini. L’aveva fatto poche settimane fa, alla fine dello scorso mese di ottobre, con un convegno dal titolo “Felici coincidenze o miracoli?” che era stato ospitato nel quartier generale della diocesi al civico 61 di via del Seminario: occhi puntati su «fenomeni che, sempre più, accadono in seguito a invocazioni ed affidamento alla Santissima Beata Vergine Maria delle Grazie di Montenero».
All’iniziativa era stata annunciata la presenza – oltre che del vescovo e del medico Balzaretti – di padre Luca Bernardo Giustarini, priore dell’abbazia vallombrosana di Montenero, e di suor Costanza Galli. Quest’ultima è, dal punto di vista medico, specialista in oncologia e responsabile delle cure palliative all’ospedale mentre, sotto il profilo religioso, è esperto medico presso la Consulta della Pontificia congregazione per le Cause dei santi. È a suor Galli che il vescovo si è rivolto per una istruttoria su questi casi di guarigioni fuori dal comune.
«Beninteso, – aggiunge – non mi rivolgo solo a chi è credente». Il riferimento è al Tavolo dell’Oggettività attraverso il quale il vescovo cerca un dialogo con i primari dell’ospedale. Il vescovo ripete che a lui interessa «soprattutto che si abbia il coraggio di provare a capire quel che finora è rimasto inspiegabile, senza tenerlo fuori dalla porta perché non è replicabile in laboratorio». Poi, con la sua inflessione pisana riverniciata d’ironia labronica, rincara: «Se si scoprisse che pregare fa bene al sistema immunitario, non sarebbe giusto farselo passare dalla “mutua”?». E giù una grandinata di citazioni su studi non di teologia bensì d’una diversa antropologia medica dedicati a una visione d’insieme della persona.
Inutile dire che in curia si alza un muro di riservatezza di fronte alla richiesta di altri dettagli per verificare qualcosa di più riguardo a queste che il vescovo torna a etichettare come “guarigioni inspiegabili”: a quanto è dato capire, solo alcune di queste persone hanno accettato di parlare con gli incaricati della diocesi.
Nel frattempo, non è un segreto che il vescovo punti forte su Montenero: si pensi che, per usare un paragone d’impatto, si è dato l’obiettivo di farne la “Loreto del mar Tirreno”, riferendosi a uno dei santuari-chiave della Chiesa in Italia. Non dev’essere un caso se: 1) il santuario è stato a più riprese definito come “con-cattedrale”,
una sorta di duomo-bis; 2) è stato Giusti a risolvere la grana giuridica della mancanza di una “bolla” episcopale che lo etichettasse ufficialmente come santuario; 3) il monsignore-architetto conta di acquisire alla diocesi l’aula mariana (chiusa da anni) per farne un polo religioso.
Fonte iltirreno.gelocal.it
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