CITTA’ DEL VATICANO – Una sorpresa gradita è quella che ieri Papa Francesco ha fatto alla comunità dei suoi confratelli Gesuiti, recandosi a pranzo nella Curia generalizia nel giorno della festa di S. Ignazio. Il Papa, riferisce un comunicato della Curia dell’Ordine, “ha comunicato all’ultimo momento al Padre Generale questo suo desiderio. Si è trattato di una visita del tutto privata e semplice. Il Papa si è trattenuto con la comunità in sala da pranzo e poi in sala di ricreazione per il caffè, conversando amabilmente e stringendo la mano a tutti”.
Al pranzo, precisa la nota, erano presenti anche i sette fratelli e sorelle di P. Paolo Dall’Oglio, rapito un anno fa in Siria. “Con loro – conclude il comunicato – il Papa ha scambiato parole di apprezzamento e di conforto”. Presente, ancora, il gruppo degli scolastici dell’Ejif (Gesuiti Europei in Formazione), che in queste settimane tengono il loro convegno annuale presso la Curia generalizia.
Il 7 agosto si celebra il secondo centenario della ricostituzione della Compagnia di Gesù ad opera di Pio VII nel 1814 con la bolla “Sollicitudo omnium ecclesiarum”, dopo la soppressione da parte di Papa Clemente XIV nel 1773. Nel numero in uscita de “La Civiltà Cattolica”, padre Benjamín González Buelta offre una lettura “sapienziale” di ciò che per i gesuiti sopravvissuti al breve “Dominus ac Redemptor” di Clemente XIV significò lo scioglimento del loro Istituto per quarant’anni, e parla di “un processo pasquale molto intenso”. Leggere quegli anni “soltanto con il linguaggio dell’ingiustizia, del lamento e della perdita, non rispetterebbe l’opera di Dio e nemmeno l’ispirazione e la novità che egli ci offre con ogni potatura”. Anche oggi, secondo p. González, “viviamo tempi di potatura”. Di qui l’interrogativo su come affrontare “in modo creativo le grandi sfide del servizio della fede e della promozione della giustizia in una cultura che globalizza la seduzione e la superficialità”. Parole chiave creatività e fedeltà: la soppressione e la ricostituzione della Compagnia possono “costituire per noi una grande parabola per farci carico dei nostri attuali tempi di potatura con ‘fedeltà creativa’, personale e istituzionale, nelle ‘frontiere esistenziali’ della realtà in cui ci troviamo accanto al popolo di Dio, potato più crudelmente di noi, che procede nella storia mutilato e risuscitato, come è avvenuto per Gesù”
“La soppressione e la ricostituzione – prosegue p. González – ci pongono al centro del nostro carisma, che è al tempo stesso intimo e storico, creatore e pasquale, di obbedienza al Papa e di fedeltà al futuro del regno”. Lo studioso riconosce che la soppressione tagliò non solo opera di “indubbia qualità culturale, educativa e pastorale”, ma anche “espressioni di orgoglio e superiorità”. I gesuiti subirono la spoliazione, alcuni morirono o impazzirono in carceri durissime, ma la loro obbedienza destò l’ammirazione generale. “Immersa nel fango, eliminata dal punto di vista sociale e condannata da quello religioso, scendendo nella morte, la Compagnia si è incontrata con il Padre che accoglie tutte le vittime” e il suo dolore “si trasformò nel dolore di Dio, che è Amore, e l’Amore trasforma il dolore in affetto e la morte in vita nuova”. La ricostituzione, spiega l’autore del saggio, “fu preparata nella fedeltà al silenzio” e al carisma ignaziano, e il cuore della Compagnia ne uscì “purificato”. In essa si formarono grandi uomini che prepararono il Concilio. Per p. González, “il tempo del silenzio di Dio nella storia, quando il male trionfa e sembra che Dio sia inerte, mentre i carnefici festeggiano e il servo si morde le labbra, in realtà è tempo di gestazione del nuovo, che si sviluppa protetto nei confronti dei nemici dalla discrezione di Dio”.
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La galleria completa delle foto con la visita del Papa alla Curia dei Gesuiti
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