Categorie: Italiae et Ecclesia

Nella preghiera l’abbraccio ai martiri contemporanei

“Ci sono più martiri nella Chiesa oggi che nei primi secoli”, “tanti fratelli e sorelle esiliati o uccisi per il solo fatto di essere cristiani”. Papa Francesco ha nel cuore le sofferenze dei cristiani perseguitati nel mondo e ne ha fatto un leit-motiv di tante sue riflessioni. La Conferenza episcopale italiana, con il suo presidente Angelo Bagnasco, ha avuto l’intuizione di dedicare ai “martiri contemporanei” la veglia di Pentecoste che si terrà questa sera, 23 maggio. Un’intuizione felice: grazie anche al lancio sui social network con l’hashtag #free2pray abbiamo registrato una partecipazione corale da parte di tutte le diocesi italiane, di associazioni e movimenti. Un grande risultato soprattutto ecclesiale, prima che comunicativo.
“Imploriamo il Signore – si legge nella nota diramata il 7 maggio scorso dalla presidenza Cei -, inchiniamoci davanti al martirio di persone innocenti, rompiamo il muro dell’indifferenza e del cinismo, lontano da ogni strumentalizzazione ideologica o confessionale”. L’invito ha colto nel segno perché i tragici fatti che si susseguono nel mondo e che mettono in pericolo la libertà religiosa, interrogano profondamente le nostre coscienze. Ne ricordiamo, in queste ore di silenzio e di preghiera, solo alcuni: i 147 studenti kenyoti trucidati nel campus universitario di Garissa da Al Shabaab, i 21 egiziani copti sgozzati in Libia dall’Isis, le centinaia di vittime senza nome massacrate da Boko Haram in Nigeria, i caduti sotto i colpi di mortaio dei ribelli ad Aleppo, i 22 fedeli uccisi a Youhanabad (Pakistan) mentre pregavano in chiesa, i sacerdoti rapiti in Medio Oriente di cui non si conosce la sorte.
La loro testimonianza di carne e di sangue non ci può lasciare indifferenti: come scrivono i nostri vescovi, “costituisce per tutti una ragione di incoraggiamento al bene e di resistenza al male” e, trattandosi di cristiani di Chiese e tradizioni diverse, anche di spinta all’unità al di là di ogni divisione. Se la Chiesa è un unico corpo, la ferita di ognuno è anche ferita dell’altro: lo hanno capito bene le comunità, le associazioni e i movimenti che partecipando questa sera alle iniziative proposte da diocesi e parrocchie porteranno su di sé un po’ del peso di queste ferite con una implorazione orante contro questa barbarie e porgeranno sostegno e vicinanza a questi nostri fratelli. Un grande gesto di preghiera corale perché la preghiera è la leva che il nostro buon Dio ci ha donato per sollevare la terra.
Redazione Papaboys (Fonte www.agensir.it)

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