Dopo due settimane di trattative e dpcm Giuseppe Conte è convinto di aver messo in piedi un meccanismo automatico che per un po’ dovrebbe sollevarlo da pressioni, allarmi di virologi e preoccupazioni di ministri.
l secondo tempo di una partita durissima deve però ancora cominciare perché, anche se il presidente del Consiglio insiste molto nella conferenza stampa sul ministro Speranza che decide «sentite le regioni», è evidente che la battaglia con i “governatori” che si sentono penalizzati è solo all’inizio. «Una volta condiviso l’impianto» delle misure restrittive, spiega Conte, «le conseguenze sono automatiche, perché basate su criteri predefiniti e oggettivi che sfuggono da qualsiasi contrattazione.
Non si può negoziare o contrattare sulla pelle dei cittadini, non lo farà Speranza né i presidenti delle singole regioni». Eppure è la trattativa che è andata in scena sino a metà pomeriggio con i presidenti di regione, soprattutto il lombardo Fontana e il ligure Toti, a discutere di criteri e parametri. Un braccio di ferro al quale Conte ha dato ieri sera un taglio concedendo lo slittamento di un giorno in modo da far svuotare frigo e allineare l’entrata in funzione della misure con il decreto “ristori-bis”. Prima di piegare la curva dei contagi Conte ha dovuto piegare i presidenti di regione che chiedevano misure restrittive, a patto percò che fossero nazionali, in modo da mettersi a riparo da accuse e confronti con regioni più virtuose.
A completare lo scenario i dati di ieri che sostanzialmente confermano un raffreddamento della curva (altri 30.550 casi positivi su 211.831 tamponi) che continua a salire, ma in modo meno inarrestabile di due settimane fa quando ogni sette giorni il dato raddoppiava. Dopo il picco di ieri, con oltre 200 ricoveri in terapia intensiva, c’è stata una frenata, 67 posti in più occupati, ma resta per il secondo giorno consecutivo altissimo il numero dei decessi, 352.
Conferma Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute: «Abbiamo avuto un forte aumento del numero dei casi di positività a Sars-CoV-2 che raddoppiavano all’incirca ogni settimana. Adesso vediamo una certa stabilizzazione a livelli piuttosto elevati, circa 30mila casi al giorno. Ci auguriamo di vedere qualche segnale positivo nelle prossime 2 settimane».
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