Uno scenario di devastazione, oltre 3.700 morti e più di 6.000 feriti, con alcuni villaggi in cui il 70% delle abitazioni è stato completamente distrutto. E’ l’immagine del Nepal, dopo il violento sisma di magnitudo 7.9 di sabato scorso, a cui hanno fatto seguito altre 45 forti scosse. Due milioni di persone hanno bisogno praticamente di tutto. Secondo la Caritas nepalese il bilancio finale potrebbe superare i 6.000 morti. Ieri al Regina Coeli il Papa ha pregato “per le vittime, per i feriti e per tutti coloro” che stanno soffrendo a causa di questa calamità lanciando un appello alla solidarietà. Il servizio di Giada Aquilino per la Radio Vaticana:
Kathmandu, città fantasma. Edifici crollati, dalle abitazioni ai templi, compresa la storica Dharahara Tower, patrimonio dell’umanità. Ma sono i volti della popolazione stremata a parlare. “È una situazione veramente disperata”, ha detto Kamal Singh Bam, portavoce della polizia. L’esercito, circa 100 mila soldati, è impegnato nelle operazioni di soccorso, ma le strade sono interrotte, come pure le comunicazioni con i villaggi più remoti. L’emergenza più grave riguarda il distretto di Sindhupalchowk, non lontano da Katmandu, ma è distruzione nell’intera vallata e nel resto del Paese. Anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) parla di “situazione gravissima”: tutti i parchi e i giardini pubblici, tra cui quello dell’ex Palazzo Reale della capitale, sono occupati dagli sfollati. Gli ospedali sono al collasso. La presidenza della Conferenza episcopale italiana ha stanziato 3 milioni di euro per il grave terremoto, destinandoli alla prima emergenza attraverso mons. Salvatore Pennacchio, nunzio apostolico in India e Nepal. Una messa di suffragio per le vittime è stata celebrata questa mattina dal vicario apostolico del Nepal, il vescovo cattolico Paul Simick, come riferisce l’agenzia Fides. Il padre gesuita Pius Perumana, direttore di Caritas Nepal, impegnata nei soccorsi, nel sollecitare l’aiuto internazionale riferisce che il bilancio delle vittime potrebbe salire: le stime, considerando i distretti colpiti, “potrebbero toccare seimila persone”. Ascoltiamolo al microfono di Charles Collins:
R. – The situation is bad…
La situazione è grave, davvero grave: la gente si trova per strada senza un tetto sulla testa; alcuni sono riusciti a organizzarsi con dei fogli di plastica per potersi riparare… Ma molti restano all’aperto senza niente. In tante zone di Kathmandu è piovuto e le temperature sono scese molto. Inoltre c‘è il problema della scarsità di generi alimentari, acqua potabile… La popolazione ha bisogno immediato di ripari, cibo, kit igienici. Le operazioni di soccorso continuano senza sosta perché molte persone sono rimaste intrappolate all’interno degli edifici crollati: non sappiamo nemmeno se queste persone sono vive o morte. Qui c’è un’atmosfera di disperazione.
D. – Lei stava parlando di Kathmandu. Abbiamo notizie di cosa sta accadendo al di fuori della capitale?
R. – We have some indoor information…
Abbiamo delle informazioni locali, stanno arrivando i bilanci delle vittime dai diversi distretti. In alcuni quartieri periferici non è rimasta in piedi neanche una casa. Alcuni villaggi sono stati completamente rasi al suolo, la gente si trova in strada. Anche loro hanno bisogno di aiuti immediati, di trasporti… Da alcune delle nostre missioni, che abitualmente raggiungiamo con tre giorni di cammino a piedi, riceviamo notizia di gravi devastazioni, ma qualsiasi genere di aiuto può arrivare soltanto via elicottero, che però noi non possiamo organizzare. Ci sono molte zone di periferia in situazioni simili, ma non è facile raggiungere questi luoghi… La devastazione è in tutto il Paese …
D. – Gli aiuti stanno arrivando? Cosa succederà?
R. – The aid is coming but then the problem is that we have only one international airport …
Gli aiuti stanno arrivano ma il problema è che abbiamo un solo aeroporto internazionale, che oltretutto è anche molto piccolo ed è già utilizzato al massimo della sua capacità. La zona di Kathmandu potrebbe essere interamente approvvigionata in uno o due giorni, ma per le zone periferiche abbiamo bisogno di elicotteri per inviare gli aiuti.
La testimonianza di Shyam Citracar, commerciante di Khatmandu:
R. – Adesso io e la mia famiglia stiamo bene, ma tanti altri non stanno bene e ci sono tanti morti…
D. – Qual è la situazione in città, a Kathmandu?
R. – Katmandu è un disastro! Tutte le piazze sono distrutte, tanti templi sono crollati. Sabato ero a lavoro e davanti al mio negozio c’era un tempio: ho visto il tempio che crollava… Una cosa incredibile! Mai vista una cosa del genere nella nostra vita.
D. – Al momento manca l’elettricità?
R. – No, adesso è tornata. Cibo e acqua ancora ne abbiamo, ma ho sentito che in tanti altri posti, invece, c’è il problema dell’acqua, che stanno iniziando a distribuire.
D. – Stanno arrivando gli aiuti?
R. – Sono arrivati aiuti dall’India e dalla Cina. Hanno portato medicine e generi di prima necessità.
D. – Dove si trovano adesso i sopravvissuti, gli sfollati? Come sono assistiti?
R. – Stiamo soprattutto facendo tra noi. Anche per il governo è difficile riuscire ad andare ovunque, perché il terremoto non ha colpito solo Kathmandu, ma tutto il Nepal. Ci sono tanti villaggi che non si riescono a raggiungere in macchina e dove stanno cercando di andare con gli elicotteri. Il governo sta facendo il suo massimo. A Kathmandu, ci stiamo organizzando fra di noi: quello che troviamo a casa – chi ce l’ha – lo portiamo fuori ed organizziamo delle tende.
D. – La sua casa ha retto al terremoto?
R. – La mia casa ha retto, però ieri è arrivata un’altra scossa molto forte. Ero proprio fuori dalla mia casa: questo terremoto è stato qualcosa di incredibile. Non riesco a spiegarlo con le parole: tutti i nepalesi hanno una paura indescrivibile.
D. – Oltre alle scosse di assestamento, c’è stata anche la pioggia che ha reso più difficile i soccorsi…
R. – Questo è vero. Ieri notte è piovuto tantissimo e forte. Tutti i fratelli che erano sotto le tende hanno avuto molte difficoltà: la tenda non è certo sufficiente a sopportare tanta acqua. In questo momento mi trovo al campo, tra gli sfollati, e il cielo è veramente molto scuro. Dicono che anche questa sera pioverà forte.
D. – Sentendo anche le necessità delle persone e dei suoi amici che sono sfollati, quali sono le emergenze, cosa serve subito?
R. – Adesso ci servono le medicine e le tende. Oggi è il terzo giorno e, più andremo avanti, più sarà difficile. A tanta gente serviranno le medicine, anche perché c’è il rischio dell’arrivo di malattie.
D. – La macchina dei soccorsi, anche internazionale, si è già messa in moto: c’è stata solidarietà da tutto il mondo. Ieri il Papa ha pregato. Lei è indù: cosa sente di questa vicinanza?
R. – Grazie al Papa e grazie a tutti coloro che hanno pregato per noi. Ho saputo ieri che il Papa, in Vaticano, ha pregato: andando su Facebook, ho saputo che il Papa in piazza ha pregato per il Nepal.
D. – Si sente di mandare un messaggio di speranza per la popolazione del Nepal?
R. – Dico alla popolazione del Nepal di essere coraggiosa e di rimanere unita, aiutandoci gli uni gli altri.
[box]
Per sostenere gli interventi Caritas in corso, si possono inviare offerte a:
Caritas Italiana,
via Aurelia 796 – 00165 Roma,
tramite C/C POSTALE N. 347013
specificando nella causale: “Asia/Terremoto Nepal”.
[/box]
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana