C’è quella di Bangui, in Africa, la prima aperta da Papa Francesco. C’è quella a Gaza perché per i cattolici di Gaza è impossibile uscire dalla striscia per raggiungere le altre porte sante. C’è quella del carcere romano di Rebibbia e quella della Caritas della stazione Termini.
Non diciamo sempre che l’amore vero è senza misura? E allora le Porte sante nessuno lo sa quante sono. La misericordia di Dio è il nome dell’amore di Dio, e quindi non si contano le porte. C’è una porta per ogni nostra periferia del mondo, per ogni nostra periferia sociale e interiore. C’è una porta africana per le mie povertà. C’è una porta a Gaza per ogni mio sentimento di divisione e di odio. C’è una porta a Rebibbia per ogni mia prigione che mi impedisce di essere me stesso. C’è una porta alla Caritas per ogni mia fame e ogni mia sete.
Ci sono poi anche tante altre porte sante nelle nostre città, tantissime, e sono le porte dei confessionali. Siamo peccatori. Non “facciamo peccati”: siamo peccatori. Confessarsi vuol dire essere trattati normalmente, per quello che siamo, da peccatori. Che bello sentir dire: vado da quel prete perché mi fa sentire normale. Senza etichette, senza classificazioni, senza marchi. Pensiamo che trattare le persone in modo normale, sia non essere puri e duri, sia cedere, sia annacquare la verità, non dirla, tradirla. Sbagliamo. Normale vuol dire nella norma. Cioè vuol dire essere come si deve essere: la realtà con tutte le sue particolarità, con tutte le sue eccezioni, con tutte le sue diversità è nella norma, è una cosa normale. A volte noi preti, noi grandi, noi genitori, abbiamo risposte già pronte perché così è più facile. Ma non c’è un peccato uguale ad un altro perché non c’è un peccatore, una persona, uguale ad un’altra. E questo è normale.
È normale che sia così, è nella norma che sia così. Facciamo delle porte del nostro cuore delle porte sante. Delle porte per la misericordia di Dio in cui si entra non per pulire il peccato ma per fare festa con il peccatore. Cosa vuol dire? Io lo posso sapere solo per me cosa vuol dire, lo so quando esco dalla mia confessione. Bisogna varcare quella soglia per sentire la misericordia di Dio nella voce di un uomo. Così ogni uomo avrà la sua gioia, la sua pace.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da L’Huffingtonpost
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