Come nella parabola del Buon Samaritano, siamo chiamati oggi ad essere quel Samaritano che si e fermato durante il suo viaggio di affari per prendersi cura del suo prossimo, e siamo chiamati anche a essere come l’”albergatore”, e cioè restare aperti per curare e offrire un luogo sicuro di assistenza. Papa Francesco si rivolge così alla Catholic Charities Usa, esortando i fedeli a stare in strada:
“Siamo chiamati ad essere in strada, invitando e servendo gli emarginati e gli esclusi, affinché non lo siano. Vediamo l’immagine di Dio negli occhi di tutte quelle persone”.
Purtroppo oggi, continua Francesco citando la sua esortazione apostolica Evangelii Gaudium, si tende a considerare l’essere umano come una merce che può essere usata e poi gettata via:
“Abbiamo dato inizio alla cultura dello scarto che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono sfruttati ma rifiuti, avanzi. Nessuno deve essere uno scarto, nessuno deve essere escluso dall’amore di Dio e dalla nostra attenzione”.
Francesco si rivolge quindi a tutte le componenti della Catholic Charities, ai membri del consiglio, ai donatori, ai volontari, riconosce che il loro lavoro negli Stati Uniti, al fianco dei poveri, dei soli, degli anziani, delle giovani famiglie, degli adulti senza fissa dimora, dei bambini affamati, dei giovani rifugiati, dei padri migranti e di tanti altri, permette loro di conoscere e sperimentare l’enorme e abbondante amore di Dio per mezzo di Gesù Cristo:
“Siete le stesse mani di Gesù nel mondo. La vostra testimonianza aiuta a cambiare il corso della vita di molte persone, famiglie e comunità. La vostra testimonianza aiuta a cambiare i cuori”.
Il Papa ricorda poi la visita fatta da San Giovanni Paolo II nel 1987, durante l’annuale riunione, a San Antonio in Texas. In quell’ occasione non mancò di esortare la Catholic Charities Usa a “unire, trasformare, e servire” coloro nel bisogno intraprendendo “azioni dirette ad alleviare le loro ansie, a rimuovere i loro fardelli, e allo stesso tempo condurli alla dignità dell’autosufficienza, all’autogestione”. Non dimentichiamo, dice Francesco, che “servire i poveri significa anche difenderli e provare a riformare le strutture che causano o perpetuano la loro oppressione”. In definitiva, aggiunge, “ciò che state facendo qui oggi – unire le persone e le comunità – deve essere fatto in tutto ciò che realizzate”. Il Papa ringrazia quindi le Catholic Charities per il loro quotidiano impegno in strada, curando i bisognosi attraverso le opere di giustizia e carità:
“Voi siete il motore della Chiesa che organizza l’amore – Caritas – affinché tutti i fedeli lavorino uniti, rispondendo con opere concrete di misericordia. Voi impostate il ritmo per la Chiesa perché sia ogni giorno nel mondo. Voi aiutate gli altri a cambiare il corso delle loro vite. Voi siete il sale, il lievito e la luce che regala un segno di speranza a coloro che sono nel bisogno. Voi con la vostra testimonianza di incontro con il Signore, che ci dona una vita di abbondanza e gioia, aiutate a cambiare il corso delle vostre comunità locali, dei vostri Stati, del vostro Paese e del mondo. La gioia di servire, di promuovere il bene di tutti, segue la chiamata della Chiesa primitiva che voleva dare risposta a tutte le necessità”.
L’invito di Francesco è quindi di praticare la misericordia, cuore del messaggio cristiano, e di anteporre sempre i poveri in tutto ciò che si fa. “Loro – conclude – ci precederanno nel Regno dei cieli, ci apriranno i cancelli. Siamo chiamati ad essere Chiesa, siamo chiamati a essere un popolo dei poveri e per i poveri”. Il servizio è di Francesca Sabatinelli per la Radio Vaticana
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