Gerusalemme – A sole due settimane dalle elezioni politiche in Israele, il premier Benjamin Netanyahu si è recato negli Stati Uniti per un incontro all’American Israel Public Affairs Committee, avvenuto ieri e un discorso davanti al Congresso questa sera (tarda mattinata negli Usa). Netanyahu è stato invitato dal presidente del parlamento Usa, John Boehner, senza nemmeno avvisare la Casa Bianca.
Da quasi un mese in Israele si parla di questo discorso di “Bibi” Netanyahu e dell’importanza che esso ha: lo scopo pubblicamente espresso dal premier è quello di fermare un possibile accordo con l’Iran e la fine delle sanzioni, che “potrebbero minacciare la sopravvivenza di Israele”.
L’Iran e i cosiddetti “5+1” (Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia, Cina e Germania) sono in dialogo a Ginevra per giungere ad un accordo entro il 31 marzo, che garantisca l’uso pacifico del programma nucleare iraniano e alleggerisca (o tolga) l’embargo economico e finanziario su Teheran.
Da anni Netanyahu parla della “minaccia iraniana”. Nel 2012, in un intervento all’Onu di New York, egli aveva paventato che in capo ad un anno l’Iran avrebbe avuto la bomba atomica. Nelle scorse settimane è emerso che perfino il Mossad era dell’opinione contraria e tuttora non vi sono segni che Teheran abbia raggiunto la possibilità di costruire ordigni nucleari. Anzi, attraverso il dialogo con i 5+1, l’Iran è disposta a regolare l’arricchimento dell’uranio e ad aprire sempre più i suoi impianti al controllo dell’Onu.
Netanyahu ha promesso di rivelare oggi particolari dell’accordo in lavorazione che mostrano la mancanza di salvaguardie per Israele e lo bocciano come “un cattivo accordo”.
Negli Usa, il presidente Barack Obama ha criticato le posizioni di Netanyahu e le sue previsioni, che non si sono mai avverate. Inoltre 42 parlamentari democratici hanno deciso di non partecipare alla seduta per il discorso del premier, che rischia di corrodere l’amicizia fra Usa e Israele.
In patria, le cose si vedono in altro modo. Secondo gli oppositori, Netanyahu sta usando il pericolo iraniano e il suo “show” al Congresso Usa per scopi elettorali. Essi fanno notare che il discorso era stato programmato a metà febbraio come “urgentissimo”, ma poi è stato fatto scivolare fino ad oggi, perché fosse più vicino alla data del 17 marzo, quando si terranno le elezioni israeliane. Secondo membri del Likud, una buona riuscita del discorso del premier potrebbe garantirgli due seggi in più alla Knesset.
Ma un altro elemento messo in luce dalla gente è che a parlare sempre di Iran e di nucleare non si affrontano i problemi interni di Israele: il costo delle case, la mancanza di lavoro, la questione della pace con i palestinesi.
Fonte. AsiaNews
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