Scoppia la protesta a New York dopo la decisione del Gran Giurì di Staten Island di non incriminare l’agente Daniel Pantaleo che lo scorso luglio provocò la morte di Eric Garner, afroamericano di 43 anni, tenendolo stretto al collo durante l’arresto.
Le manifestazioni sono partite dall’isola, che è uno dei cinque borough di New York, per poi allargarsi a tutta la città, con mobilitazioni a Times Square, Union Square e Lincoln Center. Per giovedì sono annunciate altre proteste a New York, e la tensione è destinata a salire. Tanto che da Washington l’amministrazione Obama ha lanciato un appello alla calma ai dimostranti annunciando un’inchiesta federale sulla morte di Garner.
Il procuratore generale uscente, l’afroamericano Eric Holder, ha detto che Garner, che aveva 6 figli, è “morto tragicamente” per mano della polizia e verrà condotta un’inchiesta “indipendente”. La polizia di New York vieta ai suoi agenti di bloccare i fermati al collo con la mossa chiamata chokehold.
Mercoledì i dimostranti a New York hanno marciato lungo Broadway bloccando il traffico sulla West Side Highway. E hanno tentato di bloccare la tradizionale cerimonia di accensione dell’albero di Natale a Rockefeller Center, con la polizia che ha arrestato una trentina di persone, nonostante le proteste siano state in gran parte non violente. A Grand Centrale Station è stato inscenato un ‘die-in”, con i dimostranti che si sono stesi sul pavimento della stazione a rappresentare le vittime della brutalità della polizia.
Gli slogan sono stati “I can breath”, quello che si sente dire da Garner prima di morire nel video che avrebbe dovuto inchiodare l’agente, e “Garner, Brown, shut it down”, in cui si lega evidentemente la protesta di New York a quella che da giorni va avanti a Ferguson per la morte del ragazzo 18enne afroamericano ucciso da un agente che poi è stato scagionato.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Avvenire