Molto brutte le notizie che ci giungono dal Nicaragua. C’è stato un blitz della polizia nella cattedrale di Managua: picchiati prete e suora. Preghiamo per questo popolo.
Nicaragua – Dopo San Miguel, a Masaya, ora tocca alla cattedrale di Managua. Anche là, da ieri, un gruppo di madri di oppositori arrestati si era riunito per iniziare uno sciopero della fame. Un gesto forte per chiedere il rilascio dei figli incarcerati e dimostrare solidarietà con le tredici persone – tra cui il parroco, Edwin Roman – imprigionate da sei giorni nella chiesa di San Miguel dalle forze di sicurezza, senza acqua corrente né luce né medicine.
La polizia impedisce a chiunque di avvicinarsi all’edificio, gli ultimi ce ci hanno provato sono stati fermati e accusati di terrorismo. Gli agenti non lasciano entrare nemmeno l’insulina per padre Edwin, diabetico.
Da qui la scelta estrema – in una nazione in cui è vietata ogni manifestazione pubblica -, di un gruppo di donne di riunirsi nella cattedrale per pregare e digiunare. Nella notte, però, le “turbas” – paramilitari assoldati dal governo – hanno fatto irruzione nella struttura e l’hanno occupata.
Quando padre Rodolfo Lopez e suor Arelys Guzman hanno cercato di impedirlo sono stati picchiati con violenza, come spiega il comunicato dell’arcidiocesi di Managua. Il loro intervento ha consentito, però, alle madri di fuggire. Nel frattempo le “turbas” hanno vandalizzato la chiesa, distruggendo e profanando oggetti sacri.
La Chiesa della capitale ha rivolto un accorato appello al presidente Daniel Ortega e alla vicepresidente Rosario Murillo “affinché intraprenda azioni immediate per garantire il rispetto delle chiese. Alla polizia nazionale chiediamo di ritirare gli agenti che assediano e minacciano la cattedrale e altre parrocchie“.
Dopo un periodo di calma apparente, il governo Ortega ha intensificato la repressione nelle ultime settimane. Sono 158 gli attivisti arrestati per aver protestato in modo pacifico.
Il cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, ha detto che papa Francesco è stato informato dei fatti di San Miguel e, in forma privata, ha fatto arrivare un proprio messaggio alle autorità. Il Pontefice avrebbe, inoltre, chiesto loro un gesto di buona volontà consentendo il rilascio degli oppositori incarcerati prima di Natale.
Fonte avvenire.it – Lucia Capuzzi
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