Ci sarebbe dovuto essere anche Niccolò, con la vivacità dei suoi sedici anni, ad abbracciare Papa Francesco con i giovanissimi ricoverati del reparto di pediatria oncologica dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano. «Niccolò è morto proprio stamani e se oggi noi preghiamo per lui insieme con il Papa, siamo anche certi che lui prega per il Papa e per noi»: a raccontare la storia del ragazzo è il primario Maura Massimino. Accanto a lei la fidanzata di Niccolò e il cappellano don Tullio Proserpio.
«La morte fa parte della realtà del nostro reparto» confida la dottoressa, aggiungendo: «Ma ne fa parte anche la speranza e l’incontro con il Papa, divenuto ormai un punto fermo tanto da far parte delle terapie, è veramente un grande segno di speranza per tutti: ammalati e familiari, medici, infermieri e volontari». Per vivere questa «esperienza di speranza sono venuti stamani a Roma trenta tra bambini e ragazzi che non si sono fatti spaventare né dalla scomodità del viaggio né dal freddo» dice il cappellano.
A Francesco è stata anche presentata l’inedita iniziativa, promossa da Stefano — genetista di professione e musicista per passione — che ha visto i giovani ricoverati lanciare un video sul web e raccogliere sei milioni di visualizzazioni. Nell’ambito del Progetto giovani, hanno cantato tutti insieme Palle di Natale (Smile! It’s Christmas Day), un brano, spiega Stefano, «da ascoltare, condividere e scaricare per sostenere i giovani in cura per un tumore e assaporare la gioia del Natale». In pratica, «è il racconto di un Natale vissuto in una corsia di ospedale, con l’angoscia di una diagnosi di tumore ma anche con la forza e la caparbietà di chi vuole un Natale vissuto anche con allegria e voglia di stare insieme».
A raccontare al Papa la missione della religiosa spagnola Isabel Sola Matás, barbaramente assassinata ad Haiti il 2 settembre scorso, sono venuti all’udienza la sorella Carmen e i tre fratelli Alberto, Fernando e Xavier. Da loro un grazie particolare a Francesco per le parole con cui l’aveva subito ricordato all’Angelus dopo la messa per la canonizzazione di madre Teresa. Suor Isabel, spiegano, «ha dedicato gli ultimi otto anni dalla sua vita ad Haiti, senza risparmiarsi, per stare accanto alle persone più fragili e cercando di promuovere la dignità e l’educazione dei giovani soprattutto nella parrocchia del Sacro Cuore a Port-au-Prince». Tanto da «arrivare a lasciare la sua casa alle persone rimaste senza nulla a causa del terremoto di sette anni fa». Cinquantunenne, originaria di Barcellona, la religiosa della congregazione di Gesù e Maria è ricordata dai suoi familiari come «una donna di preghiera, secondo la spiritualità ignaziana».
Un’altra storia di solidarietà concreta è stata raccontata al Pontefice da Roberto Enrique Solis Fauger: cardiochirurgo di fama negli Stati Uniti d’America, ha scelto di «curare gratuitamente le persone più povere del Guatemala», dove si reca una volta al mese sostenendo egli stesso le spese per il materiale e il personale necessari per gli interventi.
Con affetto il Papa ha accolto i rappresentanti dell’associazione cattolica giapponese Minami-Shimabara’s Heisei Youth Goodwill Mission for Europe. A Francesco hanno simbolicamente offerto in dono il gingo nut, una pianta caratteristica della terra di Nagasaki. L’associazione si richiama espressamente allo storico incontro della delegazione giapponese con Papa Gregorio xiii nel 1585. Una nota di colore è stata portata all’udienza dal gruppo folkloristico dei Cavaquinhos dell’associazione Passilgueirense, che ha eseguito alcuni cantares de janeiras, tipici della tradizione natalizia portoghese. Tra i presenti, infine, il pugile tedesco di origine armena Arthur Abraham, campione del mondo dei pesi medi, impegnato nel sostegno ai poveri nella sua terra di origine e anche ai profughi siriani.
Prima di incontrare i pellegrini nell’aula Paolo vi, Francesco ha benedetto sei statue della Madonna di Fátima con cui l’associazione austriaca Human life international darà vita, «per il centenario delle apparizioni, a una serie di iniziative in tutto il mondo per rilanciare il messaggio di preghiera e di penitenza». E il Papa ha anche voluto personalmente ringraziare il vicecommissario della gendarmeria vaticana Mauro De Horatis, responsabile dei bagagli durante i viaggi papali internazionali, che il 31 dicembre ha lasciato il servizio dopo trentasette anni.
L’Osservatore Romano 12 Gennaio 2017
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