In tanti campi la fede può essere motivo di scontro ed inimicizia con altre persone, ma quando questa si presenta in un campo da calcio…lì viene messa ancora di più alla prova.
Legrottaglie, ex calciatore ed ora allenatore, non ha mai nascosto la sua fede, anzi la professava quando il suo mondo, quello dello sport, lo derideva e lo definiva diverso.
Riprendendo un’intervista de “Il Posticipo” fatta all’attuale allenatore del Primavera Pescara, leggiamo che ancor prima che calciatore, si presenta come “Servitore di Dio nel sociale”, in un’intervista afferma che “organizzo incontri sui valori e sui principi cristiani. Anche qui a Cagliari cerco di dare la possibilità alle persone di conoscersi, di vivere una vita più piena. Aiutarli a vivere una relazione spirituale con sé stessi, in modo da godere appieno del mondo che li circonda.”
La sua fede, mai nascosta nel campo da calcio, gli è valsa l’appellativo molto spesso del “diverso” ma il calciatore ricorda queste persone come maleducate e arrabbiate con sé stesse, per cui nelle trappole che gli tendevano “i bulli” come lui stesso li definisce, non lo hanno mai fatto cadere anzi afferma “Non mi sono mai vergognato e mai lo farò. Non certo perché qualcuno mi definisce diverso da lui.”.
Commentando il nuovo regolamento del calcio che prevede il cartellino rosso e le squalifiche per chi bestemmia in campo, si esprime cosi “Metterei dei paletti su tutto ciò che concerne l’insegnamento e l’educazione. Non solo per la bestemmia. Anche per la maleducazione. Abolirei inoltre tante altri atteggiamenti di dubbio gusto: simulazioni, perdite di tempo. Spesso vedo raccattapalle che rubano secondi nascondendo i palloni. È una cultura che mira a ‘fregare’ l’avversario. È gravemente antisportivo. Il calcio è uno degli sport dove c’è meno fair play. In altre discipline c’è molta più onestà. Noi dobbiamo crescere anche in questo.”
Nicola Legrottaglie ci conferma l’idea che in molti, con il passare degli anni ed il trascorrere degli avvenimenti, si sono fatti del calcio: uno sport maleducato e disonesto, evidentemente contro ogni valore cristiano in tutti i sensi, dalle parole ai fatti.
“Il calciatore” continua “vive in un mondo finto, arriva a 38 anni incapace a vivere la quotidianità, come pagare una bolletta o fare la fila dal dottore. Noi pretendiamo perché tutto sembra dovuto. E poi quando si smette e si affronta la realtà ecco le difficoltà come depressione e altri problemi che si riversano nella vita familiare”.
Ai valori che mancano nel calcio, secondo Legrottaglie si aggiungono anche le scarse conoscenze culturali, infatti secondo lui “Il calcio va cambiato. Il calciatore deve sviluppare una conoscenza. Si potrebbero istituire corsi universitari in ambito sportivo. Il sistema deve aiutare i calciatori e il calciatore si deve attrezzare per il futuro.”
Le parole dell’allenatore ci portano a riflettere molto in questo periodo di Avvento e di confermazione della nostra Fede e ci danno una spinta a raccontare il nostro Dio in ogni contesto, tanto sempre Lui, ci darà la forza di superare le avversità che in nome Suo ci verranno poste.
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