Categorie: Corpus et Salus

Nido della cicogna: un ospedale cattolico giapponese dove si salvano i bimbi non voluti

Dal 2006 l’ospedale cattolico Jikei in Giappone ha aperto una “konotori no yurikago”, un nido della cicogna dove i genitori in difficoltà possono lasciare in completo anonimato i figli che – per necessità o difficoltà – non potranno crescere.

Il nido è accessibile dall’esterno attraverso una porticina. Si tratta di fatto di una piccola incubatrice, che può all’occorrenza riscaldare il neonato e garantirgli i primi interventi di sicurezza. Un segnale sonoro avverte poi il personale di pediatria della presenza del neonato. Dopo dieci minuti, tempo standard per permettere ai genitori di andare via, il neonato viene prelevato e riceve le prime cure.

Quando è stato inaugurato, come ricorda “A Sua Immagine” (29 marzo), aveva ricevuto anche aspre critiche: da Tokyo l’allora primo ministro Shinzo Abe (poi tornato alla guida del Paese) disse che secondo lui la procedura nazionale doveva imporre ai genitori di consultare il governo e le autorità locali prima di abbandonare i loro neonati. L’opinione pubblica invece aveva accolto l’iniziativa in modo radicalmente diverso.

Il nido della cicogna, tuttavia, è solo una parte di un programma per l’assistenza agli infanti. L’ospedale ha formato uno speciale staff che interviene non solo nell’emergenza, ma si impegna per eventuali adozioni o affidamento a case per bambini. Questo perché il Sol Levante ha il triste primato di nazione con il tasso di natalità più basso al mondo, e cioè l’1,26 contro il tasso di 2,1 bambini per madre fertile necessario ad evitare la decrescita della popolazione. E se si aggiunge a questo trend negativo cominciato nel 1975 che gli uomini giapponesi sono i più longevi al mondo, si capisce facilmente che l’invecchiamento della popolazione è ormai galoppante.

Prima dell’ospedale Jikei, si legge sempre su “A Sua Immagine”, il Giappone aveva già avuto un’esperienza simile. Hiroshi Shinagawa, cattolico, aveva aperto nel 1986 un “tenshi no yado”, ovvero una “casa per gli angeli”, nella Prefettura di Gunma. Shinagawa era una figura molto amata nel Sol Levante: dopo la Seconda Guerra Mondiale e la disfatta nipponica aveva fondato una casa per gli orfani di guerra resa celebre da un programma radio molto popolare in quegli anni.

Ma superata l’emergenza, “l’angelo dei bambini” si rese conto che era necessaria una struttura dove i genitori inadatti a crescere un figlio potessero lasciare il proprio bambino senza ricorrere all’aborto. La struttura era semplice: una piccola stanza separata, non sorvegliata, con un lettino sempre pronto e un campanello di allarme.

Nel febbraio 1992, “la casa per gli angeli” fu chiusa. Shinagawa accolse decine di bambini non voluti e dieci di questi vennero adottati da membri del suo staff.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Aleteia

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