In questo inizio di 2014 il gruppo terroristico legato ad Al Qaeda si è mosso con maggiore forza e odio, uccidendo più di 600 persone in poco più di due mesi. La gente non sa più in cosa sperare: lo scorso maggio il governo nigeriano ha lanciato la sua controffensiva, che però ha lasciato alcuni territori nelle mani degli islamisti tanto che, pochi giorni fa, il Governo di Lagos ha ammesso, per la prima volta, di essere ufficialmente in guerra contro Boko Haram. La Costituzione stessa della Nigeria evidenzia due punti importanti. Il primo è che la religione viene riconosciuta come un elemento importante nella Nazione, dal momento che la Costituzione enuncia il dovere di costruire un paese unito e fiorente “sotto Dio”. L’altro punto è incentrato sul fatto che né il Governo federale né alcun governo locale deve adottare una fede come religione di Stato. Inoltre, i principi generali delle libertà fondamentali esprimono chiaramente la libertà di ogni nigeriano, secondo le disposizioni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite per la libertà di culto e di pensiero. La Costituzione prevede non solo la libertà di aderire ad una religione di propria scelta, ma anche di cambiare la propria fede se lo si desidera. Questo divieto alla religione di Stato ha portato certi ambienti a definire la Nigeria uno “Stato secolare”, terminologia che ha scatenato molte controversie sul suo reale significato. Durante il dibattito all’Assemblea Costituente, tale espressione è stata abbandonata dal progetto; c’è stato invece chi l’ha rifiutata per il fatto che essa potrebbe essere interpretata nel senso che la Nigeria sarebbe considerata una Nazione “senza Dio”.
Che la Nigeria non sia una Nazione “senza Dio” è un punto sul quale cristiani e musulmani generalmente sono d’accordo. La disposizione sulla proibizione della religione di Stato è arrivata come una formulazione di compromesso per soddisfare entrambe le posizioni. In ogni caso divergenze, a volte gravi, sono sorte per ciò che riguarda la denominazione “religione di Stato” per una religione in particolare. Fino a che punto il governo può promuovere le preoccupazioni religiose e i programmi di un determinato culto? Un esempio significativo è la posizione della Shari’a islamica all’interno del nostro sistema legale. Questo ha generato un grande dibattito che ancora deve risolversi in modo soddisfacente per tutti gli interessati.La verità è che i circa 170 milioni di abitanti della Nigeria si dividono abbastanza equamente tra musulmani e cristiani. Questo ha reso la nostra nazione “la più grande nazione cristiano-musulmana nel mondo”. Con questo, intendo che non c’è altro Paese con così tanti cristiani che vivono al fianco di così tanti musulmani, all’interno della stessa nazione, con uguaglianza e rispetto reciproci. Una delle due religioni può essere prevalente in alcune aree, ma entrambe sono presenti ovunque in una certa misura. Continuare a parlare del “Nord musulmano” e del “Sud cristiano” è estremamente fuorviante e inesatto, sebbene possa essere comodo per un giornalista. Se nelle zone più a nord e a sud-est vi sono soprattutto musulmani o cristiani, nella cintura intermedia del Paese e nel sud-ovest essi sono distribuiti in modo piuttosto eterogeneo. Questo è il motivo per cui ogni discorso su una divisione della Nigeria in un Nord musulmano e in un Sud cristiano non solo ha poco o nessun senso, ma è addirittura una strada che conduce al caos. A causa dei violenti scontri etnico-religiosi, c’è una spiacevole tendenza a trascurare il fatto molto importante che nella vita quotidiana della gente ci sia un’encomiabile dimensione di convivenza pacifica e armoniosa a prescindere dai confini religiosi. A parte i venerdì e le domenica, quando le nostre strade si separano per i riti settimanali, affrontiamo gran parte delle nostre vite come cittadini della stessa nazione, che vivono e si sforzano di vivere nelle stesse condizioni socio-economiche e che a volte sono membri della stessa famiglia. Per apprezzare questo fatto, basterebbe solamente visitare qualsiasi ufficio governativo, qualche mercato o delle botteghe. Ora tutto questo sembra un ricordo lontano. L’impegno a ricostruire l’unità del paese non deve mancare! a cura di Giovanni Profeta*
* La fonte dell’articolo è tratta da: tempi.it
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