Categorie: Pax et Justitia

Nigeria, il Cardinale Onayekan chiede giustizia per le ragazze rapite

Nello stato nigeriano di Borno le famiglie vivono nel terrore dopo l’ultimo rapimento di otto ragazzine, tra i 12 e i 15 anni, sequestrate ieri dai Boko Haram per poi essere ridotte in schiavitù. Nei giorni scorsi ne erano state catturate oltre 200. Faremo il possibile per fermarli: ha detto il presidente statunitense Obama, che ha definito oltraggioso quanto sta accadendo. Gli estremisti avrebbero catturato le giovani sventurate nelle prime ore di martedì mattina, dopo aver fatto irruzione nel villaggio di Waranbe, nello Stato del Borno, lo stesso tragico teatro dell’assalto al collegio femminile di Chibok, tre settimane fa. “Passavano di casa in casa alla ricerca di ragazze, seminando il terrore” ha dichiarato un testimone alle forze di polizia. Secondo fonti autorevoli della società civile, i ribelli Boko Haram hanno anche assaltato vari checkpoint delle forze di sicurezza e dell’esercito in altre località dello Stato di Borno, nei pressi del confine con il Camerun. Il dato inquietante è l’impotenza delle autorità nigeriane che sembrano incapaci di sostenere il confronto militare. Nonostante siano stati organizzati rastrellamenti a tappeto lungo la linea di confine con il Camerun, i soldati nigeriani non riescono, infatti, a scovare le cellule jihadiste. La vicenda ha scosso e commosso il mondo, anzitutto l’intera Nigeria, come racconta il cardinale arcivescovo di Abuja, John Olorunfemi Onayekan, che esprime imbarazzo per l’incapacità delle forze nigeriane di contrastare l’azione di Boko Haram: Che 300 ragazze possano sparire nel nostro Paese e che il governo e le forze dell’ordine dicano di non poterle trovare è veramente imbarazzante. Sarebbe comprensibile se sapessero dove siano e il problema fosse come liberarle senza mettere le ragazze in pericolo: questo lo potremmo capire. Ma dire che neanche sanno dove siano, in un angolo della Nigeria che è molto circoscritto, non si può capire. Secondo me, il governo dovrebbe darsi da fare.

In che modo la società sta affrontando il fenomeno Boko Haram e questa minaccia? Perché sembrano essere sempre più forti e perché mirano all’educazione, alle scuole, ai college e alle università? Il fenomeno di Boko Haram: abbiamo visto le bombe e i massacri di persone innocenti… Per noi nigeriani è qualcosa che non avremmo mai pensato potesse accadere. Ora però che abbiamo questa situazione – tanto più che certamente questa gente ha anche collegamenti con reti terroristiche, anche al di fuori del nostro Paese – dobbiamo trovare il mondo di affrontarli e specialmente adesso con questo orribile crimine che hanno commesso… Tutto il Paese è commosso, tutto il Paese! Tutti siamo commossi e ci siamo resi conto che sono pericolosi e quindi non possiamo lasciarli continuare così. Il pericolo più grave, per me, è sapere in che stato stiano queste ragazze. Che cosa stanno subendo? A quale tipo di abusi sono state sottomesse? Nessuno lo sa! Perciò, questo colpisce e coinvolge anche tutte le donne nigeriane che sono mamme… Questo non è il tempo di cominciare con la politica, questo non è neanche il tempo di continuare con cristiani contro musulmani: si tratta di persone, di giovani ragazze. La loro vita è in pericolo! Che cosa sta facendo il governo? Onestamente non so… L’unica cosa che so è che non abbiamo visto risultati.

Il rischio è che queste ragazze vengano coinvolte nel traffico di esseri umani: quali sono le sue paure riguardo questa eventualità? Per quanto riguarda i traffici degli esseri umani, molte persone vengono ingannate e attirate al di fuori del proprio Paese come schiavi. Ma più grave ancora è il fatto che tanti giovani, che non hanno alcuna speranza e alcuna visione di futuro nel proprio Paese, intraprendano dei viaggi pericolosissimi per uscire dal loro Paese, cercando di arrivare in Europa dove pensano che la vita possa migliore per loro. Questa gente si mette a disposizione dei trafficanti: ciascuno di loro ha pagato tanti soldi – duemila dollari, tremila dollari – per mettersi in quella condizione. E’ molto, molto, molto triste. di Giulio Albanese

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