Michael Nnadi era stato sequestrato l’8 gennaio a Kaduna insieme a tre compagni di seminario, successivamente liberati.
Per i cristiani la Nigeria è il nuovo Iraq.
Uno dei quattro seminaristi sequestrati l’8 gennaio scorso a Kaduna, in Nigeria, è stato ucciso dai suoi rapitori. Si chiamava Michael Nnadi ed era soltanto un ragazzo. Aveva appena 18 anni. Gli altri tre invece sono stati liberati nei giorni scorsi.
È stato il vescovo di Sokoto, monsignor Matthew Hassan Kukah, a rendere nota la tragedia con un comunicato diffuso sabato 1 febbraio:
«Con un enorme peso nel cuore, desidero informarvi che il nostro amato figlio Michael è stato assassinato dai banditi in un giorno che non possiamo confermare. Lui e la moglie di un medico sono stati arbitrariamente separati dal gruppo [degli ostaggi] e uccisi. Il rettore ha riconosciuto la salma questo pomeriggio».
Non si conosce l’identità della donna a cui fa riferimento il vescovo nella sua nota, uccisa a sua volta dai rapitori. Mentre gli altri tre ragazzi prelevati dal seminario insieme a Nnadi sono il 19enne Pius Kanwai e Peter Umenukor e Stephen Amos, entrambi 23enni.
I quattro sono stati sequestrati la sera di mercoledì 8 gennaio da uomini travestiti da soldati. La banda ha sfondato il recinto che circonda il seminario di Kaduna verso le 22.30: dopo aver sparato qualche colpo di arma da fuoco, i criminali hanno rubato telefoni e computer e preso gli ostaggi.
Il primo di loro è stato liberato dieci giorni più tardi. Più precisamente, è stato abbandonato sul ciglio della superstrada Kaduna-Abuja, dove lo hanno raccolto due automobilisti di passaggio. Aveva le ossa fracassate per le percosse subite, ed è tuttora ricoverato in terapia intensiva nell’ospedale cattolico di Kaduna.
Poi il 31 gennaio un rappresentante del Seminario del Buon Pastore, la struttura frequentata dai quattro giovani, ha annunciato che altri due dei suoi studenti rapiti erano di nuovo liberi. Si riteneva che il più giovane dei quattro, Nnadi, fosse ancora nelle mani dei rapitori, invece ora si apprende del suo omicidio. Il vescovo ha spiegato di non aver voluto darne notizia prima di avere informato la madre.
Il seminario colpito da questa tragedia si trova in un’area nota per le scorribande di gruppi criminali che sono soliti rapire persone sperando di lucrare sui riscatti. A ottobre, nella stessa zona, erano stati rapiti e rilasciati alcuni dipendenti e alunne di una scuola.
Credito: Tempi
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