Il Natale si avvicina. Gesù il Figlio dell’Altissimo, diventa per il mondo odierno pietra di scandalo. I rigurgiti del secolarismo aggressivo sostenuti dall’ideologia anticristiana attaccano in modo spaventoso le radici su cui è fondata la cultura occidentale. Mentre dall’altro lato, i falsi laici mostrano comprensione ed accoglienza verso coloro che nel corso della storia hanno provocato l’annullamento dell’identità europea. Il rispetto dei segni religiosi in una società multiculturale e multietnica, non può essere a senso unico. Philip Jenkis, ha affermato: “L’anticattolicesimo è ormai l’unico pregiudizio ammesso”. Goccia dopo goccia i media creano una mentalità contraria al Cristianesimo. La reazione al continuo martellamento mediatico porta ad una repulsione rabbiosa verso tutto ciò che richiama la fede in Gesù. Sono appena inziate come da prassi le polemiche nelle scuole italiane sull’opportunità di “costruire” il presepe”. Parabola antica, a cui purtroppo dobbiamo sempre più abituarci. L’aggressività secolare non lascia spazio. Colpisce con forza per ottenere con la paura i risultati sperati. Cioè l’annullamento dei simboli cristiani dalla vita pubblica.
I bambini vivono il Natale in maniera ben diversa; per loro Gesù, l’asinello, Maria, i pastorelli, sono modi di comprendere il mondo. “Perché i dinosauri si sono estinti?”, si chiedono i bambini. Dopo aver spiegato della meteorite caduta sulla terra, con relativa esplosione ed incendio, i dinosauri sono tutti morti. Dialogare con bambini di 3 anni sull’evoluzionismo, sul big bang è un impresa ardua, ma nello stesso tempo affascinante. Senza le immagini vicine alla loro comprensione è difficoltoso dire da dove siamo venuti. Perché non fornire gli strumenti di mediazione culturale per spiegare la storia? Perché rinunciare a parlare? Il vero male è non consentire ai bambini di crescere in maniera critica, ma ideologica. La negazione dei segni, -dovrebbero ricordare i docenti-, porta all’annientamento intellettuale. I bambini, cresceranno e forse, se vorranno cambieranno. Probabilmente non andranno in Chiesa. Altrimenti no, continueranno a parlare di Gesù, dell’asinello, di Maria… problemi loro! I riferimenti religiosi sono fondamenti culturali. Metterli sotto tappeto, significa essere ignoranti e violenti. Ci sono ragazzini stranieri? Certo, e allora? Visto che ci siamo, annulliamo ogni forma della nostra cultura perché non si sa mai qualcuno possa offendersi. Secondo il principio enunciato, si dovrebbe proibire Halloween, ormai entrato a pieno titolo nelle scuole. E’ incredibile vedere le stesse insegnanti favorire con forza e convinzione una festa dai risvolti oscuri, di cui si ignorano volutamente gli aspetti drammatici. Che maniera è mai questa di fare cultura? L’ateismo, scriveva Nietzsche, è un’esigenza: un uomo curioso non può, secondo il filosofo tedesco, accontentarsi di una “risposta grossolana”, che lui – sia chiaro – non riconosce più valida. Ma quella che l’UAAR saluta con piacere, è semplicemente una assurdità, perché per i bimbi è un modo straordinario di descrivere e capire la realtà. Come recita un Talmud babilonese, “il mondo vive nel respiro degli scolari”. Si può insegnare (non indottrinare!), trasmettendo sapere anche quando si parla di religione!
Il pianto di Gesù bambino, viene soffocato dal rumore della società sempre più lontana dalla grotta di Betlemme. L’uomo si orienta verso i beni della terra diventando avido ed omicida. Per gli interessi personali si è disposti perfino a vendere gli altri, gli indifesi, i piccoli, gli umili. Il loro grido di aiuto sembra inascoltato. Non ci sono più pastori che vanno verso il luogo dove è nato Gesù per chiedere a Maria ed a Giuseppe cosa hanno bisogno. L’egoismo ha fatto smarrire la meraviglia per le cose semplici. Il divin bambino non si scoraggia: anche quest’anno nascerà discendendo dall’alto dei cieli, per ricordare che la Parola eterna è capace di cambiare con la forza dell’Amore la sostanza delle cose. Ecco perché il Natale non finirà mai: Dio non lascerà mai gli uomini. Sono la sua eredità più preziosa. Anche quando viene rifiutato, Lui continua a irrompere nel tempo.
Il presepe non realizzato presenta un’immagine irriverente, sconvolgente: non siamo abituati a vedere Gesù, il Re dell’universo, l’atteso delle genti, piangere lacrime di sangue. Rimaniamo turbati, sconvolti. Gesù ancora oggi versa il suo sangue per ricordare la passione dell’umanità alimentata dall’odio. Le lacrime di Gesù indicano misericordia, accoglienza. Accogliamo Dio nel cuore, ma soprattutto nella vita per vedere fiorire cieli nuovi e terra nuova. Quale turbamento può provocare la vista di una statuina raffigurante un bambino, con la sua famiglia? Gesù, se non troverai nemmeno un presepe su cui poggiare il tuo corpicino fragile, ci sarà il cuore di tanti bambini che pur non conoscendoti ti accoglieranno nella loro piccola capanna. Per questo caro Gesù, scendi dalle stelle, vieni, non tardare! DonSa