No, alle mie tradizioni non rinuncio. Il Natale è la pace! E il Vescovo ha sbagliato!

“Io farei tanti passi indietro pur di mantenerci nella pace. Pur di mantenerci nell’amicizia, nella fraternità, non vorrei che ci presentassimo pretendendo qualsiasi piccola cosa che la nostra tradizione, la nostra cultura renderebbe come ovvia. Se fosse necessario per mantenerci nella tranquillità, nelle relazioni fraterne tra di noi, io non avrei paura a fare marcia indietro su tante nostre tradizioni”.

Questa dichiarazione non è di Eugenio Scalfari, di Repubblica o di qualche giornalone che in questi anni ci ha abituato a buttar giù a colpi di piccone tutte le nostre ‘tradizioni’, specialmente il Santo Natale, ma sono di un Vescovo, un buon Vescovo tra le altre cose, quello di Padova. Mons. Cipolla.

La prima riflessione la voglio fare ‘sorridendo’ ed è una domanda: “Mons. Cipolla…. ci fa piangere!”. Ma perchè dobbiamo rinunciare alla PACE per avere più PACE? Il Natale (e la maggior parte delle nostre tradizioni, sono la pace!

E perchè questo Dio è venuto a nascere in una stalla (capanna) ed amorire su una croce se poi, in nome della pace devo rinunciare a ricordarlo ed a viverlo?

Credo che sia sbagliata completamente la visione di questo Vescovo, che in questa dichiarazione stia confondendo e disorientando molti fedeli. E mi dispiace. Quando Gesù dice ‘Vi lascio la pace’, aggiunge anche: ‘Vi do la mia pace’. E la nostra PACE è LUI STESSO.

IL VIDEO CHE STA FACENDO DISCUTERE LA RETE
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RINUNCIA A TRADIZIONI, ZAIA SCRIVE AL VESCOVO DI PADOVA

Dopo le affermazioni del Vescovo di Padova mons. Claudio Cipolla (nel video qui sotto), che si dice pronto a rinunciare ad alcune “nostre tradizioni” per la tranquillità della comunità, ho scritto la seguente lettera aperta. Cosa ne pensate?——————————————“Eccellenza Reverendissima,leggo il dibattito innescato dalle Sue dichiarazioni riguardo all'ipotesi di rinunciare alle nostre tradizioni – in particolare le tradizioni legate alla celebrazione del Natale – pur di mantenere la tranquillità nelle nostre comunità.Posso dire, Eccellenza, di conoscere già molto bene la questione. Nel 2004, da Presidente della Provincia di Treviso, regalai un piccolo presepe in legno a ogni bambino di una scuola in cui qualcuno, al posto del tradizionale omaggio alla Sacra Famiglia, nella recita natalizia aveva pensato bene di sostituire il Bambin Gesù con Cappuccetto Rosso. Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine: ogni anno, insieme al periodo delle festività arrivano gli acquisti, la preparazione dei cenoni, i panettoni, e qualche anima bella che sostiene che sarebbe bene non fare il Presepe. Il tema che mi lascia perplesso, Eccellenza, non è l’esistenza di qualche sprovveduto che ogni tanto alza la voce dicendo che dovremmo vietare la rappresentazione della Natività, ma che qualcuno, in virtù di presunte posizioni etiche, filosofiche, estetiche, religiose, tenti di trovare delle motivazioni a tanta sconsideratezza. Vorrei fosse chiaro, a questo punto, che la difesa del Presepe sta diventando un argine anche identitario, non soltanto per chi si professa cristiano e cattolico, ma anche per chi è laico e magari osserva con distacco questa discussione. In realtà, Eccellenza, qui ne va dei concetti di democrazia e di libertà: libertà di pensiero e libertà di professare di una religione. Leggo questa Sua presa di posizione, Eccellenza, non come un gesto rivolto a favore della civile convivenza, ma come una affermazione che riesce a far apparire i cristiani che difendono il Presepe, e il suo valore religioso e identitario, come dei veri e propri fondamentalisti. Probabilmente si tratta di un grande errore, Eccellenza, lo stesso che si commette nel dividere l’Islam in fondamentalisti e moderati se è vero, come è vero, che nessuna religione predica di uccidere in nome di Dio. Una distinzione che sicuramente non fa bene al mondo cristiano, dove i credenti sono tutti indistintamente votati alla pace, al perdono, alla tolleranza, alla fratellanza. Vorrei dunque capovolgere le preoccupazioni da Lei rappresentate circa la possibilità che comporre ed esibire il Presepe rappresenti un segno di poco rispetto verso chi professa la fede musulmana. In realtà, credo che proprio il Presepe rappresenti un segno di grande attenzione verso l’Islam. Per la religione islamica Gesù è riconosciuto come Profeta sul quale viene invocata la pace di Allah. E a Maria, la Madonna, è dedicata un’intera “Sura” del Corano. Credo siano sufficienti queste mie scarne considerazioni per affermare che probabilmente la cosa migliore, se vogliamo davvero che nella nostra società si impongano rispetto e tolleranza per le idee e le credenze, sia allestire un bel Presepe e tacere”.

Posted by Luca Zaia on Martedì 1 dicembre 2015

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Io non rinuncio alla PACE per avere più PACE, Mons. Cipolla, veda un pò da che parte stare. Ma mi sembra un pochino fuori strada.

di Daniele Venturi

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