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No all’eutanasia infantile in Europa

“Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata… Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l’autorità di distruggere la vita… Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un’emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio… Ci alzeremo quando l’istituzione del matrimonio viene abbandonata all’egoismo unano… e affermeremo l’indissolubilità del vincolo coniugale… Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche… e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell’individuo ma anche per quello della società… Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l’energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia… Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto” (Giovanni Paolo II).

L’ultimo abominio culturale della nostra Europa –commenta Luca Volontè-, è rappresentato dalla proposta di legge belga che intende legalizzare l’eutanasia infantile. Un provvedimento del genere, allucinante di per sé, è il risultato di una cultura della morte, in cui la dignità umana e l’inviolabilità della vita sono riservate a un gruppo di individui. Il provvedimento di legge, già approvato in senato lo scorso novembre, ha causato lo sdegno e la contrarietà di tutti i maggiori gruppi religiosi del Paese, che in una nota congiunta hanno espresso la loro ferma opposizione a una proposta che condanna a morte chi è bisognoso di cure anziché farsene carico con responsabilità umana e politica. Dopo l’estensione dell’eutanasia ai carcerati e ai disabili, questa proposta di legge mostra ancora più chiaramente come la “dolce morte”, presentata come un diritto del singolo di scegliere della propria esistenza, sia in realtà somministrata ai soggetti più deboli della società, a chi rappresenta un costo sociale ed economico che non si vuole più sostenere, a chi (secondo la raggelante ammissione di alcuni medici) è più utile da morto che da vivo.

Si tratta di un evidente esempio di quella “cultura dello scarto” continuamente denunciata da Papa Francesco, di quel modo di pensare secondo cui chi non risponde a determinati parametri di “perfezione” (malati gravi, anziani, poveri, bambini non nati) viene automaticamente escluso dalla società. Gli individui più deboli della società. e specialmente i bambini, hanno bisogno di assistenza e solidarietà e non di essere autorizzati a morire. Con questa petizione, vogliamo affermare che nessuno (nè i genitori, nè lo Stato, nè nessun altro) ha il diritto di decidere quale bambino deve vivere e quale deve morire. L’iter parlamentare di questo disegno di legge è quasi concluso, e purtroppo i deputati belgi non sembrano intenzionati a ricredersi su questa proposta. Ma non possiamo arrenderci: le firme che stiamo ancora raccogliendo in tuta Europa verranno inviate al re Filippo del Belgio, con la richiesta di fermare questa legge agghiacciante rifiutandosi di firmarla. a cura di Ornella Felici

*Aderisci anche tu all’iniziativa! Clicca sul link e firma per la vita. Ricorda: chi salva un bambino, salva il mondo intero: http://www.citizengo.org/it/923-no-alleutanasia-intantile-europa

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