La foto di gruppo più bella degli ultimi tempi è quella delle quattro atlete azzurre vincitrici della stafetta 4×400 ai Giochi del Mediterraneo di Tarragona. Sono le medaglie d’oro Raphaela Lukudo, Benedicta Chigbolu, Libania Grenot e Ayomide Folorunso. Segni particolari? Bellissime, fisicatissime, allenatissime, a tutto. Affinità elettive: figlie di stranieri arrivati in Italia per scampare alle guerre e alla fame dei paesi dei loro genitori.
La Lukudo arriva dal Sudan, prima società in cui inizia a correre il Mobilificio Modenese, poi dalla città emiliana va a vivere ad Aversa dove risiede. La Chigbolu è figlia di Augustine, nigeriano consulente internazionale e di madre romana, Paola, che fa l’insegnante di religione. Anche la Falorunso ha origini nigeriane ma oggi è una romagnola che vive e si allena a Fidenza. La Grenot arriva da Santiago de Cuba e da bambina ha conosciuto gli ultimi rigurgiti del castrismo prima di sbarcare in Italia, a nove anni.
Diciamoci la verità, fino a ieri solo gli amanti dell’atletica leggera italiana conoscevano i loro nomi, da oggi invece, improvvisamente, sono diventate l’orgoglio e simbolo nazionale e soprattutto un vanto anche per il leader della Lega Nord Matteo Salvini che ha prontamente postato la loro foto su Instagram, con questa dedica: «Bravissime, mi piacerebbe incontrarle e abbracciarle.
Come tutti hanno capito il problema è la presenza di centinaia di migliaia di immigrati clandestini che non scappano dalla guerra e la guerra ce la portano in casa, non certo ragazze e ragazzi che, a prescindere dal colore della pelle, contribuiscono a far crescere il nostro Paese. Applausi ragazze!!». Sorelle d’Italia, anche per il presidente del partito “Fratelli d’Italia” Giorgia Meloni che dinanzi allo scatto fotografico del quartetto azzurro ci tiene a dire a una certa parte, anche di Nazione: «I radical chic in questa foto ci vedono solo atlete di colore da strumentalizzare. Io vedo sventolare la bandiera tricolore. Evviva le nostre ragazze!».
Grazie davvero ragazze, per essere riuscite a mettere tutti d’accordo almeno per una domenica, e la cosa da queste parti non capita quasi mai.
Fonte www.avvenire.it / Massimiliano Castellani