Terapia e aiuto. “Penso alla salute – spiega Camilla, come Romina nel gruppo di Oltreilcancro.it, che riunisce diversi autori – come insieme di aspetti fisici, sociali, psicologici e spirituali e la ‘blogterapia’ aiuta a far fronte a questi ultimi due”. Camilla ha iniziato a scrivere nel 2007, quando ha dovuto fare i conti con una recidiva. “Quando ho avuto la recidiva – ricorda – un sacco di gente voleva sapere come stavo e avevo iniziato a mandare delle email. Un amico mi ha risposto ‘perché non apri un blog’ e io gli dico ‘che idea meravigliosa! Cosa è un blog?’. Mi ha dato un link e da lì è partito tutto. Però tra chi mi leggeva c’erano anche persone che non conoscevo”. Chi prende a cuore la storia raccontata su quelle pagine virtuali, chi racconta a sua volta, chi ha la stessa malattia. “Molti – prosegue Camilla – arrivano cercando informazioni. Ora parlo poco di cancro, ma in tanti trovano in quel che scrivo conforto o speranza. Forse sono più io d’aiuto, perché ho preso un po’ di distanza dalla malattia, chi ci è caduto da poco cerca conforto nel fatto che io sia ancora viva, ma ci sono stati momenti in cui stavo male e tanto mi ha dato leggere i blog delle altre ragazze, più di tutte Anna – Wide, morta lo scorso 20 novembre – con la sua forza di accettazione e attenzione agli altri. Si preoccupava di come stava chi gli era intorno, mi ha fatto riflettere sul mio egoismo di malata”.
Eredità. Ascoltando i racconti delle due donne e scorrendo i diversi blog del gruppo si ripercorre il loro cammino, fatto della gioia dell’incontro e del dolore per la morte di amiche conosciute grazie alla malattia e dalla malattia portate via. I momenti belli, per Camilla “quando Sara – la blogger Mamigà – è entrata in contatto con me, perché diceva che l’avevo aiutata ad affrontare la malattia” e quelli brutti come “la perdita di Anna. L’avevo conosciuta lì e poi di persona… è stato il momento più brutto”. “Non è facile – dice Romina – perché fai i conti con il fatto che tu ce l’hai fatta e devi convivere con il senso di colpa. Tu che sei stata tremendamente fortunata a vivere e avere una vita che oggi mi pare perfetta, ti senti anche di dover offrire quello che hai passato”.
Serenamente. Certo che Romina e Camilla hanno sofferto e certo che non è stato facile, ma sono donne normali. Sono state anche malate e ne parlano con serenità. “Il cancro – confida Romina – si può affrontare col sorriso. Nel momento in cui ti guardi allo specchio e sei contenta di te stessa qualche ruolo lo avranno avuto anche i brutti ricordi”. E a distanza di anni resta la voglia di scriverne, “un po’ per il piacere edonistico della scrittura”, prosegue Romina, “un po’ perché qualcosa resta: ricordo una notte in cui mi sono svegliata in un bagno di sudore e ho pensato a prima della diagnosi, quando avevo lo stesso sintomo, e non al fatto che mio marito è freddoloso e avevamo ancora il piumone a marzo. La mia vita è cambiata e con essa il blog, ma ne ho ancora bisogno”.
Tabù. E ne ha bisogno una società che fatica a infrangere il tabù della malattia. “La cura – dichiara Giovanni Boccia Artieri, docente di Sociologia dei new media all’Università di Urbino – ha a che fare non solo con la medicalizzazione, ma anche con il sostegno da parte di una comunità e con lo scambio di esperienze. C’è una funzione di rottura, una normalizzazione della narrazione di sé che riguarda pure i momenti più difficili”. In questo senso il web 2.0 si rivela strumento efficace per rompere muri di sofferenza taciuta. “Spesso – commenta Romina – hai bisogno di parlare e non ti vuole ascoltare nessuno, è devastante”. “Una ragazza – ricorda Camilla – mi ha detto che non avrei dovuto scriverne. È triste che una persona giovane abbia così paura da non volere che qualcuno ne parli”. Ma c’è il rovescio della medaglia: “Tanti – afferma Camilla – hanno fatto ‘outing’ spinti dalle nostre testimonianze”. Perché la malattia può essere anche una storia di gioia, di ri-nascita: “Per una malata di cancro – testimonia Romina – non è scontato avere figli e quando sono rimasta incinta di Claudia è stato spontaneo raccontare sul blog la gravidanza. Non condividiamo solo il dolore, ma anche la gioia”.
Di Giovanni del Signore per Agensir
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