Corpus et Salus

Non dimentichiamo i nostri defunti in questo mese a loro dedicato. Uno sguardo sul Purgatorio

TANTA SOFFERENZA E TANTA GIOIA

S. Francesco di Sales vuole che parlando del Purgatorio, non ci si limiti a descriverne i tormenti, ma che si facciano anche conoscere le disposizioni d’amore delle Anime che vi si trovano e la loro unione alla volontà divina: unione così forte ed immutabile da far loro accettare con piena adesione quelle sofferenze purificatrici che le preparano al possesso eterno di Dio.
Per questo egli consigliava la lettura del Trattato magistrale di S. Caterina da Genova. Sappiamo che il martire S. Lorenzo, trovandosi sulla graticola infuocata, era lieto di soffrire il tormento delle fiamme e con ilarità diceva al carnefice: «Da questa parte sono già cotto, voltami e mangia…». La sofferenza era per lui il mezzo per raggiungere la felicità senza fine del Cielo. S. Ignazio di Antiochia, di fronte al martirio: «Sono frumento di Dio, esclama: è necessario che io sia macinato, per essere pane degno di Cristo; mi si avventino pure contro tigri feroci, leoni affamati e le mie ossa siano stritolate: io soffro tutto con gioia, purché mi sia dato di giungere al possesso del mio Dio».
Uno sguardo sul Purgatorio
Le Anime purganti hanno la certezza assoluta di raggiungere la felicità eterna e quella non meno gioiosa di non poter più offendere la Bontà divina di cui hanno ora una conoscenza profonda: tanto basta perché le loro pene, pur grandissime, siano amorosamente accettate. Ascoltiamo S. Caterina da Genova: «Sappi, che quello che l’uomo giudica in sé perfetto, davanti a Dio tale non è. Infatti l’agire umano, anche se all’anima può apparire privo di imperfezione, è però sempre contaminato dall’io.

Perché le opere siano perfette, è necessario che sia Dio, come agente principale, a compierle, ritenendosi l’uomo semplice suo strumento; e questo avviene solo in chi ha raggiunto la perfezione dell’amore: Dio opera in lui senza suo merito. Tali operazioni divine sono talmente penetranti da sembrare fuoco e il corpo si sente ardere, fino a volersi consumare. E anche vero che l’amore di Dio, quando inonda così l’anima, dà una contentezza inesprimibile; questa però non toglie una scintilla di pena. Tanto avviene per le anime del Purgatorio: esse soffrono volentieri, pur soffrendo indicibilmente. La loro gioia è grandissima, pari alla loro pena: l’una non impedisce l’altra». Aiutandole, si fa loro una doppia carità: si liberano dalla sofferenza e si dà il possesso di Dio.

Preghiamo per i nostri cari Morti.

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