Italiae et Ecclesia

Non piangete la mia assenza: sentitemi vicino e parlatemi ancora! 10 anni sono passati dal ritorno di Mamma Natuzza a casa. IL TESTAMENTO

Non piangete la mia assenza: sentitemi vicino e parlatemi ancora! 10 anni sono passati dal ritorno di Mamma Natuzza a casa

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Mamma Natuzza è stata per tutti un esempio e un faro di luce. Basti pensare che centinaia di migliaia sono state in tutti questi anni le persone giunte a Paravati da ogni angolo del mondo e cha da lei hanno ricevuto conforto e speranza.

La nascita e i primi anni di vita. Natuzza Evolo nasce a Paravati, frazione del Comune di Mileto, il 23 agosto 1924 in una modesta abitazione formata da sole due stanzette. ”Vivrà solo pochi giorni”, disse l’ ostetrica guardandola negli occhi. Dello stesso avviso si mostrò la zia materna Caterina Valente. Il giorno dopo la bambina ricevette, con il consenso della madre Filomena Maria Angela Valente e dei nonni materni Antonino Valente e Giuseppina Rettura, il battesimo nella chiesa di Santa Maria degli Angeli. Ma le cose non andarono, per fortuna, così. La piccola Natuzza stupì, infatti, tutti e sopravvisse acquistando ben presto forza e vigore. Giusto in quello stesso periodo, il padre della nascitura, di nome anche lui Fortunato partì per l’Argentina in cerca di fortuna senza fre più ritorno. Natuzza fu, dunque, costretta a vivere gli anni della fanciulezza senza la guida paterna e, non avendo nessun sostegno economico, in uno stato di totale povertà. “Ma nonostante tutto era sempre pronta – così ricordano i più anziani del paese – a dividere il poco che aveva con i suoi fratelli e i suoi coetanei”.


Le stimmate. I primi fenomeni di Fortunata si manifestarono negli anni Trenta quando la ragazza, su segnalazione di un piccolo proprietario terriero del posto, di nome Vincenzo Cirianni, lasciò la casa materna per andare a servizio a Mileto, presso la famiglia dell’avvocato Silvio Colloca. In compenso l ragazza avrebbe avuto vitto e alloggio più una modesta retribuzione per dare una mano a quel nucleo familiare. Ed è proprio a Mileto che Natuzza Evolo ebbe le prime visioni della Madonna, di Gesù, degli angeli custodi e dei defunti. Ma il fenomeno più studiato e più raccontato dell’esistenza della mistica è legato alla settimana santa, il periodo in cui per tanti anni ha rivissuto sul proprio corpo la passione del Signore, dalla crocifissione alla salita al calvario. Nei giorni che precedevano la Pasqua, Fortunata cadeva, infatti, a più riprese in uno stato di estasi e le stimmate si trasformavano a contatto con bende e fazzoletti in testi di preghiere in lingue diverse, ostie, ostensori, corone di spine e cuori. Per anni medici, scienziati e uomini di chiesa hanno trascorso il giorno più critico, ovvero il venerdì santo, accanto alla mistica per tentare di alleviare le sue sofferenze, ma anche per tentare di comprendere il mistero di una vita unica vissuta sotto il segno dell’umiltà, della carità e della fede.


Natuzza per questi suoi fenomeni e in particolare, dopo le macchie di sangue a forma di croce comparse sulla sua camicetta il giorno della Cresima, nei primi anni Quaranta. dopo un parere di padre Gemelli, fu anche ricoverata in manicomio a Reggio Calabria dove per circa due mesi rimase in osservazione del professore Annibale Puca. Ma lei non si lamentò mai e affidò le sue sofferenze al Signore e alla Madonna. Qualche anno dopo andò in sposa per procura a Pasquale Nicolace(14 luglio 1943), di mestiere falegname, che qualche mese prima era stato chiamato alle armi. Dal matrimonio nacquero cinque figli: Salvatore, Anna Maria, Antonio, Angelina e Franco. Dopo il suo ritorno a Paravati la sua casa diventò ben presto meta continua di centinaia di migliaia di persone.


La nascita dell’associazione poi trasformata in fondazione e le opere. Fortunata Evolo è stata l’ispiratrice dell‘Associazione “Cuore Immacolato di Maria – Rifugio delle Anime” per dare sostegno ai più bisognosi. “Ci sarà un giorno – disse nel lontano 1944 la Madonna alla mistica con le stimmate – una nuova e grande casa per alleviare le necessità di giovani, anziani e di quanti si troveranno nel bisogno e una grande chiesa che si chiamerà “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”.


L‘ associazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime”, trasformata poi negli anni successivi in fondazione porta la data del 13 maggio 1987. Quel giorno nei locali di via Chiesa al n. 2, davanti al notaio Nunzio Naso, presente Natuzza Evolo, si ritrovarono per firmare l’atto costitutivo i cinquanta soci chiamati a farne parte. Lo scopo come si ricava dal relativo carteggio di quegli anni è “l’elevazione integrale dell’uomo, la sua educazione umana e spirituale, attraverso ogni forma di manifestazione culturale, compreso lo sport, la realizzazione di opere assistenziali a favore dei giovani, dei portatori di handicap, di persone anziane e, comunque, di quanti si vengono a trovare in situazioni di bisogno; in concreto, con l’assoluta esclusione di ogni finalità di lucro, l’associazione mira alla realizzazione a Paravati di un centro polifunzionale di ospitalità a beneficio di giovani e anziani, secondo le indicazioni statutarie”. Frasi in cui sono racchiuse le finalità iniziali dell’organizzazione umanitaria voluta da Natuzza che giusto qualche mese prima aveva sollecitato l’allora parroco della comunità della Madonna degli Angeli don Pasquale Barone di occuparsi di un’opera di questo tipo da far nascere nella sua Paravati. “Ancora oggi ricordo benissimo – afferma don Pasquale Barone che è stato insieme a padre Michele Cordiano uno dei padri spirituali della mistica – la data di quel colloquio che cambiò il corso della mia vita. Era esattamente il quattro dicembre del 1986”. Qualche giorno dopo il parroco informò di questa singolare richiesta il compianto vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea monsignor Domenico Tarcisio Cortese, dal quale ricevette l’assenso e la piena adesione. Dopo alcune riunioni illustrative con i futuri soci, l’avvocato Marcello Colloca venne incaricato di predisporre una bozza dell’atto costituivo che il 13 maggio del 1987 venne poi sottoposta all’approvazione della prima assemblea dei soci, in un clima di generale entusiasmo. Il grande progetto umanitario della mistica con le stimmate iniziò proprio giorno di tanti anni fa. Da quel momento l’Associazione diventerà il luogo della preghiera e dell’incontro, di vescovi, cardinali, intellettuali e di tanti cercatori di Dio.

L’arrivo della sacra effige del Cuore Immacolato di Maria. Un momento importante nella vita di Natuzza porta la data del 13 novembre del 1993 quando giunse a Paravati la statua del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, che si trova attualmente custodita presso la cappella della fondazione, in attesa di essere collocata definitivamente nella nuova chiesa che aspetta solo di essere aperta al culto. La sacra immagine venne realizzata per volontà di Fortunata Evolo e sotto sue precise indicazioni dal maestro Conrad Moroder di Ortisei, esattamente come appariva alla mistica: ”Una bellissima ragazza di 15/16 anni vestita di bianco, con la pelle bianca, sollevata da terra e circondata di luce”.Il suo arrivo avvenne nell’attuale piazza Madonna degli Angeli, che si affaccia lungo la statale 18. E fu proprio in quella particolare occasione di 25 anni fa che il vescovo di allora monsignor Domenico Cortese, durante la celebrazione eucaristica, con la preghiera di benedizione espose la sacra immagine alla pubblica venerazione con il titolo di “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”. Da allora la statua riceve quotidianamente le suppliche e le preghiere di migliaia di fedeli.

I Cenacoli di preghiera. Un’altra delle opere di Fortunata Evolo è quella dei cenacoli di preghiera dedicati al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, oggi sparsi in ogni parte d’Italia e all’estero, nati nel corso di uno dei tanti “colloqui” della mistica con la Vergine Maria. Fu la stessa Natuzza a parlare negli anni Novanta dell’importanza di questi gruppi di preghiera. “La Madonna mi ha detto – disse – che Gesù è triste perché il mondo rinnova continuamente la sua crocifissione e che pertanto bisogna fare penitenza e pregare. Allora io le ho detto, ordinatemi Madonna mia e io faccio tutto quello che volete. La Vergine Maria allora mi chiese di parlare con i miei amici e di fare un cenacolo in ogni famiglia, pure di tre o quattro persone. Io ho quindi parlato con le persone e a poco a poco i cenacoli sono aumentati e adesso la Madonna è tutta contenta e ogni volta mi dice. Crescete e moltiplicatevi perché la preghiera giova tanto per la riparazione dei peccati e del modo e per salvare i giovani”. Qualche anno dopo, il 13 maggio del 1998 i cenacoli di preghiera vennero benedetti, insieme al primo mattone della chiesa della Villa della Gioia, in Vaticano da Giovanni Paolo II.

Il testamento spirituale di Natuzza Evolo

L’11 febbraio del 1998 Mamma Natuzza detta il suo testamento spirituale a padre Michele Cordiano. In esso si legge: “Rinnovo il mio amore per tutti. Vi assicuro che non abbandono nessuno, voglio a tutti bene e anche quando sarò dall’altra parte continuerò ad amarvi e a pregare per voi. Vi auguro che siate felici così come sono io con Gesù e la Madonna.”
La prima pietra del santuario mariano. Il 30 maggio del 2006 viene posta da Fortunata Evolo la prima pietra della grande chiesa “Questa pietra – disse quel giorno la mistica nel messaggio letto da padre Michele – diventi un santuario perché tutto il mondo ti venga a visitare. Un santuario che possa convertire tutte le anime e in particolare quelle più bisognose”.
La morte e i funerali. Natuzza Evolo è venuta a mancare il primo novembre del 2009 nella sua stanzetta nel centro anziani di Paravati, da lei stessa fondato.. A suoi funerali, presieduti da monsignor Luigi Renzo alla presenza di numerosi altri vescovi, nonostante le condizioni inclementi del tempo, parteciparono migliaia di persone. Sulla sua tomba ha lasciato scritto queste parole: “Non cercate me. Alzate lo sguardo verso Gesù e la Madonna. Io sono con voi e prego”. Il sei aprile è stato insediato nella Villa della Gioia i tribunale diocesano che dovrà seguire il percorso verso la beatificazione. Da quel giorno Natuzza è diventata Serva di Dio.

(Dagli articoli di V. Varone su Gazzetta del Sud)

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