L’albero non è seme, poi stelo, poi tronco flessibile, poi legno secco.
Non bisogna scomporlo per conoscerlo.
L’albero è quel potere che lentamente sposa il cielo.
La stessa cosa avviene per te, mio piccolo uomo.
Dio ti fa nascere, ti fa crescere, ti colma successivamente di desideri, di rimpianti, di gioie e di sofferenze, d’ira e di perdono, e poi ti richiama a sé.
Tuttavia tu non sei né quello scolaro, né quello sposo, né quel bambino, né quel vecchio. Tu sei colui che si effettua.
E se saprai scoprirti ramo dondolante, attaccato saldamente all’olivo, nelle tue oscillazioni assaporerai l’eternità.
E tutto intorno a te diventerà eterno.
Eterna la fontana zampillante che ha saputo dissetare i tuoi padri; eterna la luce degli occhi della fidanzata quando ti sorriderà; eterna la frescura delle notti.
Il tempo non è più una clessidra che consuma la sua sabbia, ma un mietitore che lega il suo covone».
(Saint Exupéry, Cittadella)
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