Molti erano i pellegrini che giungevano a Lourdes e tutti, dopo la grotta, desideravano vedere Bernadette, ma rimanevano mortificati nel constatare in quale stato di povertà vivesse lei e la sua famiglia.
In quell’entusiasmo sarebbe stato facile accettare spontanei aiuti che quotidianamente venivano offerti, ma Bernadette ed i suoi genitori furono sempre dignitosamente irremovibili. Questo loro atteggiamento li salvò anche da tranelli ingegnosamente architettati.
Il primo storico dei fatti di Lourdes, Enrico Lasserre, narra che una sera entrò in casa Soubirous un signore che prese ad interrogare minutamente Bernadette, interessandosi al suo racconto, con esclamazioni di entusiasmo.
Poi, guardando la miseria che vi era attorno: – Io sono ricco – disse -, permettetemi di aiutarvi, e così dicendo depose sul tavolo una borsa che egli aprì a bella posta per metà, perchè si vedesse che era piena di monete d’oro.
Il volto di Bernadette si fece rosso di indignazione:
– Io non voglio nulla! Riprendetevi la vostra borsa!
– Non è per voi, bambina. È per i vostri genitori che ne hanno bisogno!
– Nè Bernadette, nè noi! – dissero allora il babbo e la mamma. – Non vogliamo nulla!
– Ma voi siete poveri! Io vi ho disturbato e voglio interessarmi di voi. E’ per orgoglio che voi rifiutate!
– No, signore, ma noi non vogliamo ricevere nulla, assolutamente nulla. Prendetevi il vostro denaro!
Il forestiero allora, assai contrariato, riprese la sua borsa e se ne usci. Era un inviato della polizia che veniva a tentare la povera famiglia, a fine di avere un’arma contro i Soubirous?
LA TESTIMONIANZA DEL PARROCO.
– Tuttavia lo spirito di povertà, l’amore alla povertà che animava Bernadette e la sua famiglia, non partivano dalla paura di fornire ai nemici un’arma. Era un amore sincero, fatto di modestia naturale e di lunga assuefazione alla sofferenza.
Don Peyramale, che da osservatore prudente degli avvenimenti di Lourdes, si era mutato in protettore incondizionato di Bernadette, ebbe a scrivere al suo vescovo di lei: «Nell’ordine morale il più grande fenomeno è vedere questa fanciulla del popolo, povera fino a mancare spesso del pane, rifiutare con tanta dignità le offerte che le si fanno». In una intervista col corrispondente di un giornale parigino, venuta recentemente alla luce con i verbali degli interrogatori subiti la prima volta da Bernadette negli uffici della polizia, si legge: «È povera, poverissima e vuol restare povera. Se avesse accettato solo la metà dei doni che le sono stati offerti, avrebbe già una piccola fortuna; ma ha rifiutato ogni cosa. Io stesso (l’inviato del Courrier Français, del 26 settembre 1858) ho cercato di ammaliarla facendole baluginare una speranza di ricchezza.
– Ascoltate, Bernadette, – le ho proposto -, sapete che cosa dobbiamo fare? Verrete con me a Parigi e in tre settimane sarete ricca.
– Oh, no.! – ha risposto. – Voglio rimanere povera!
– Ma, bambina mia, è pazzesco rifiutare. Non verrete sola con me; condurrete con voi i genitori, non li lascerete mai!
Bernadette è stata inflessibile: – È inutile, non voglio, non voglio!.
Riflessioni: La povertà
Secondo il concetto evangelico «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli!, (Matt. V-3), la virtù della povertà non consiste nell’essere di fatto privo di beni materiali, ma nell’essere da essi distaccati col cuore, nel non riporre in essi la nostra fiducia, nel riguardarli come doni di Dio da fare fruttare, da amministrare per far del bene al prossimo.
«Dio ti ha dato del bene, perché tu faccia del bene!».
Il mondo di fronte alla povertà. – Quanto è lontano da questo pensiero il mondo. Esso proclama. «Beati i ricchi, che per mezzo del danaro sanno farsi valere, ottengono ciò che vogliono, soddisfano ogni loro capriccio ed opprimono ingiustamente gli umili!».
Al danaro tutto si inchina nel mondo: si comprano anche le coscienze, le innocenze, tutto. Per esso si commettono delitti, si violano i diritti più santi.
È la fame esecranda dell’oro»!
L’esempio di Gesù, di Maria e dei Santi. – Eppure Gesù e Maria vollero vivere poveri ed i santi li imitarono.
Bernadette era povera, non desiderò mai la ricchezza. Rimase povera anche quando sarebbe stato facile a lei o alla sua famiglia accettare almeno il necessario per vivere, senza guadagnarselo col sudore della fronte.
Una ricca famiglia volle adottare Bernadette per una ingente somma di denaro, pur permettendo che essa rimanesse con i suoi parenti; ma sia la fanciulla che i parenti rifiutarono.
Altri signori lasciarono al parroco di Lourdes del denaro per i Soubirous. Il sacerdote pensò di consegnare quella somma al fornaio Maisongrosse, perché fornisse di pane quei poveretti. Ma i Soubirous rifiutarono ed il denaro ritornò al sacerdote.
Il tuo atteggiamento davanti al denaro. – La grande ricchezza di Gesù e Maria erano le loro braccia, il loro lavoro e la fiducia nella Provvidenza. Se tu hai di più di loro, ringraziali, ma non lasciare che l’amore per il denaro entri nel tuo cuore e non fare sfoggio di monili inutili, che non recano vantaggio che alla tua vanità.
Quando un vescovo, di passaggio per Lourdes, volle donare a Bernadette un rosario montato in oro, in cambio della sua povera corona, Bernadette rifiutò l’oro, pur donando la sua corona.
Fioretto: Farò una piccola elemosina al primo povero che mi stenderà la mano, senza inutili riflessioni.
Giaculatoria: «Cerchino pure gli altri i beni terreni, o mio Gesù… Per me non desidero, non voglio, non cerco altro tesoro che il vostro amore! (S. Alfonso).
LA CONVERSIONE DI ALEXIS CARREL (premio Nobel per la medicina)
Nell’estate del 1903 Alexis Carrel, colui che più tardi doveva scrivere «L’uomo, questo sconosciuto -, accompagnò a Lourdes per curiosità un treno di malati, dei quali alcuni moribondi.
Carrel era sui trent’anni. Non aveva ancora compiuto le scoperte mediche, né scritto i libri che gli dettero più tardi fama mondiale. Scienziato ed ateo, restava tuttavia un miscredente onesto, pronto a prendere almeno in esame i fatti prodigiosi di Lourdes, dei quali i più dei suoi colleghi sdegnavano persino di occuparsi.
Su Lourdes aveva letto con attenzione i libri di Zola, Lasserre, Didary, Boissarie ed era rimasto incredulo. Voleva vedere, controllare…
Per questo Carrel, munito di etere, soluzioni di morfina e caffeina e di siringa di Provaz, intraprese il viaggio a Lourdes, in sostituzione di un amico medico che non aveva potuto andare.
A Lourdes assistette con i suoi occhi ad una guarigione miracolosa. Sotto il suo sguardo, proprio davanti alla grotta, la giovane Maria Ferrand, già entrata in agonia per una peritonite tubercolare, cominciò a riprendersi. Carrel vide scomparire in pochi minuti l’orrenda enfiagione del ventre della ragazza. Scosso, ma ancora sulla difensiva contro la propria emozione, controllò, palpò, visitò e fece visitare da amici medici il corpo della paziente. Egli l’aveva presa, quasi per caso, sotto particolare osservazione durante tutto il viaggio. L’aveva data scientificamente perduta proprio pochi minuti prima del miracolo…
L’incontro col miracolo determinò nell’ancor giovane scienziato, la prima seria spinta alla ricerca di quella conciliazione reale tra spirito e materia, tra fede e scienza, che fu poi la dinamica umana e cristiana dei suoi esperimenti e del suo pensiero…
All’amico don Alex Presse, Carrel disse un giorno, a questo proposito, parole estremamente umili e ferme: «Io voglio credere, io credo tutto ciò che la Chiesa Cattolica vuole che noi crediamo, e per far ciò, non trovo difficoltà alcuna, poiché non incontro nelle verità della Chiesa, alcuna reale opposizione coi dati sicuri della scienza».
Questa volontà di accostare per sé e per gli altri, la scienza alla fede, risulta in modo speciale dai frammenti di diario e dalle meditazioni scritte, la maggior parte, nel raccoglimento della sua isola di Saint Gildas.
Davanti al miracolo, a Lourdes, lo scienziato aveva pregato così la Vergine: «Vergine dolce… io credo in Voi, Voi avete voluto rispondere al mio dubbio con un miracolo manifesto. Io non so vederlo, io dubito ancora. Ma il mio desiderio più vivo, il fine più alto di tutte le mie aspirazioni è di credere perdutamente, ciecamente credere, senza più discutere, senza criticare. Il Vostro nome è più dolce del sole del mattino. Prendete Voi il peccatore inquieto dal cuore in tempesta, dalla fronte corrugata, che si consuma nella ricerca delle chimere».
Quasi 40 anni più tardi, in uno slancio mistico delle Meditazioni, egli prega così: La vita non consiste nel capire, ma nell’amare, nell’aiutare gli altri, nel pregare, e nel lavorare. Fate, mio Dio, che non sia troppo tardi: Parlate, il vostro servo indegno ascolta. Egli Vi offre ciò che gli rimane!». (N. Fabretti – «Il Popolo» 7-7-1947).
Fonte: BERNADETTE E LE APPARIZIONI DI LOURDES di p. Luigi Chierotti C.M.
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