Camminiamo con i Re Magi verso la grotta di Betlemme per adorare Gesù Bambino
O Santi Magi che non temeste i rigori delle stagioni, la scomodità dei viaggio per trovare il Messia appena nato, otteneteci la grazia di non lasciarci mai intimorire dalle difficoltà che incontreremo sulla via della Salvezza.
“I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio” (Is. 60,4).
Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli.
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Non erano tre, non erano re e i loro nomi non erano Melchiorre, Baldassarre e Gaspare. Dei Magi, a cui la tradizione ha impropriamente aggiunto l’appellativo di “re”, sappiamo ben poco. Le uniche notizie sul loro conto ci vengono dal Vangelo di Matteo, l’unico testo della Bibbia a narrare l’episodio dell’adorazione del Bambinello da parte di alcuni sapienti giunti dall’Oriente. Un evento straordinario che la Chiesa celebra ogni anno il 6 gennaio, giorno della solennità dell’Epifania. Ed è proprio da questa festa che dobbiamo partire per capire chi sono gli uomini che videro sorgere una stella in Oriente.
L’Epifania è la solennità nella quale la Chiesa celebra la manifestazione di Cristo ai popoli di tutto il mondo. Il termine deriva dal greco epipháneia (ἐπιφάνεια) e significa “manifestazione”, “apparizione”, “venuta”, “presenza divina”. Inizialmente, con questa parola si indicava non solo l’episodio dell’Adorazione dei Magi, ma anche quello del Battesimo di Gesù e del Miracolo alle Nozze di Cana, proprio perché in questi tre racconti si manifesta agli uomini la divinità di Cristo. Col passare del tempo, i tre episodi sono stati divisi. Nella liturgia del 6 gennaio, dunque, il Vangelo che viene proclamato è quello di Matteo. Secondo questo testo, i Magi, al loro arrivo a Gerusalemme, per prima cosa, fecero visita a Erode, il re della Giudea, domandando dove fosse ‘il re che era nato’, in quanto avevano ‘visto sorgere la sua stella’. Erode, mostrando di non conoscere la profezia dell’Antico Testamento (cfr. Michea 5,1), ne rimase turbato e chiese agli scribi quale fosse il luogo nel quale il Messia sarebbe dovuto nascere. Li inviò così a Betlemme, esortandoli a trovare il bambino
e riferire i dettagli del luogo dove trovarlo, ‘affinché anche lui potesse adorarlo’. Guidati da una “stella”, giunsero presso il luogo dove era nato Gesù. Tre i doni che offrirono al Bambino: oro, incenso e mirra. Regali non privi di simbologie. I magi riconobbero nel figlio di Maria e Giuseppe il Cristo re (oro), sacerdote (incenso) e profeta (mirra) che salverà il mondo. Avvertiti in sogno di non ritornare da Erode, fecero ritorno alla loro terra per un’altra strada. Scoperto l’inganno, Erode s’infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme di età inferiore ai due anni, dando luogo alla Strage degli Innocenti.Il testo biblico parla solo di “alcuni Magi dall’Oriente”. La parola Magi è la traslitterazione del termine greco magos (μαγος). Si tratta di un titolo riferito specificamente ai re-sacerdoti dello zoroastrismo tipici dell’ultimo periodo dell’impero persiano. Ludolfo di Sassonia, un religioso tedesco del XIV secolo, nel libro Vita Christi scrive: “I tre re pagani vennero chiamati Magi non perché fossero versati nelle arti magiche, ma per la loro grande competenza nella disciplina dell’astrologia. Erano detti magi dai Persiani coloro che gli Ebrei chiamavano scribi, i Greci filosofi e i latini savi”. In alcune traduzioni vengono indicati come “uomini saggi”, termine arcaico per indicare i maghi con il carattere di filosofi-scienziati. Grazie ai testi di Erodoto possiamo avere alcune certezze circa la loro provenienza. Infatti, l’aggiunta “dall’Oriente” ne indica l’origine persiana. Inoltre, secondo gli studiosi, il termine magi è una traduzione artificiosa atta ad evitare la parola, piuttosto sgradevole, “maghi” che indicava i ciarlatani e gli imbroglioni.
Ad identificarli con i nomi di Melchiorre, Baldassarre e Gaspare è stata la tradizione cristiana, influenzata da Marco Polo, che al capitolo trenta de Il Milione, scrive: “In Persia è la città ch’è chiamata Saba, da la quale si partiro li tre re ch’andaro adorare Dio quando nacque. In quella città son seppeliti gli tre Magi in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti interi con barba e co’ capegli: l’uno ebbe nome Beltasar, l’altro Gaspar, lo terzo Melquior. Messer Marco dimandò più volte in quella cittade di quegli III re: niuno gliene seppe dire nulla, se non che erano III re seppelliti anticamente”. Ovviamente, nessuno di questi tre nomi è di origine persiana, né si può dire che abbiano un significato specifico.
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