Decine di famiglie cristiane sono state rapite in Siria dall’Isis nella città di Al-Qaryatain. I jihadisti sono entrati mercoledì ad Al-Qaryatain, località strategica sulla strada che porta da Palmira, dal maggio scorso nelle mani dello Stato islamico, ed hanno rapito 230 civili, tra cui 60 cristiani.
Tra gli ostaggi, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), che ha sede a Londra, ci sono 19 minorenni e 45 donne. Secondo l’ong i sequestrati sono stati scelti in base ad una lista che i miliziani dell’Isis avevano con loro.
Alcuni cristiani sono stati prelevati nel monastero di San Elian, dove nel maggio scorso uomini armati e a volto coperto avevano rapito il priore cattolico di rito siriano Jacques Murad. Il convento è legato al monastero di Mar Musa, del gesuita italiano Paolo Dall’Oglio, anche lui rapito, il 29 luglio 2013, mentre si trovava a Raqqa, nel Nord della Siria, e di cui non si sa più nulla.
“In Medio Oriente stiamo vedendo che tanta gente non è rispettata: le minoranze, i cristiani, non solo non sono rispettati ma tante volte uccisi e questo perchè non si rispetta la loro identità” ha affermato questa mattina Papa Francesco dialogando a braccio con i ragazzi del Movimento Eucaristico Giovanile.
Da mesi Papa Francesco rivolge appelli alla comunità internazionale affinchè faccia qualcosa per fermare la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente: l’ultimo appello ieri in una lettera inviata a monsignor Maroun Lahham, vescovo ausiliare di Gerusalemme dei Latini e vicario patriarcale per la Giordania: “La comunità internazionale – ha scritto Bergoglio – non assista muta e inerte di fronte all’inaccettabile crimine delle minoranze religiose” e, in particolare, dei cristiani del Medio Oriente che, di fronte alle “atroci, disumane e inspiegabili persecuzioni” sono “i martiri di oggi, umiliati e discriminati per la loro fedeltà al Vangelo”. In questi giorni in Giordania si trova monsignor Nunzio Galantino
, Segretario generale della conferenza episcopale italiana, per visitare i campi profughi del Paese.Turchia pronta a concedere altre basi agli Usa. Intanto la Turchia, che recentemente ha avviato una nuova strategia di contrasto allo Stato islamico, avrebbe offerto agli Stati Uniti l’accesso ad altre basi nel suo sud-est per i raid aerei della coalizione anti-Is, dopo aver messo a disposizione la base di Incirlik. Lo riferisce il sito del quotidiano turco Zaman, citando un diplomatico occidentale di alto livello basato ad Ankara.
L’offerta segnala la volontà del paese anatolico di rafforzare il suo sostegno alla guerra contro i jihadisti dello Stato islamico. La svolta della Turchia, dopo mesi di indugi e di rifiuto di partecipare in alcun modo alle azioni militari contro l’Is, ha sollevato il dubbio che il presidente Recep Tayyip Erdogan miri soprattutto al contenimento dei combattenti curdi lungo le sue frontiere.
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