“L’Italia non entri in guerra contro lo Stato islamico” o il Mediterraneo “si colorerà del sangue dei suoi cittadini” e dovrà aspettarsi “potenziali lupi solitari italiani”. È la nuova minaccia dell’Isis nei confronti del nostro Paese, dopo giorni di dibattito politico interno sull’opportunità o meno di intervenire in Libia. A darne notizia anche stavolta è il Site, che cita le parole di un jihadista e posta una foto siglata ‘Khelafa medià, lo stesso che due settimane fa pubblicò un documento sui lupi solitari rilanciato anche nelle ultime ore. Nell’immagine anche una ‘lapidè con un’altra foto, ripresa dal video della decapitazione degli egiziani copti su una spiaggia libica, con il boia che brandisce un coltello. Secondo gli 007 e l’antiterrorismo italiano, il susseguirsi di minacce è una vera e propria “campagna di guerra psicologica”, ma l’evocazione dei “lupi solitari” è un pericolo imprevedibile, da non sottovalutare, per cui resta la massima attenzione. Difficile distinguere tra vere notizie e messaggi di propaganda, sottolineano ancora le stesse fonti. Quello che è certo, spiegano, è che si è intensificata la campagna mediatica contro l’Italia in un momento in cui il governo italiano si propone di assumere un ruolo di primo piano in Libia.
Si tratta del secondo appello a “lupi solitari italiani”, foreign fighters tornati dai campi di addestramento del “Califfato” per compiere attentati in stile Parigi o Copenaghen (dove a sparare sono stati tuttavia cittadini francesi e danesi che hanno abbracciato il jihadismo). La nuova minaccia si rivolge direttamente all’Italia e non come di consueto alla città di Roma, che nella retorica jihadista rappresenta la Cristianità e di conseguenza l’Occidente. È stato il caso dell’immagine della bandiera nera sul Vaticano o di quando i tagliagole neri avvertivano di essere ormai “a sud di Roma”, cioè a sud dell’Europa.
L’Italia è in prima linea in Libia ed è “in grado di intervenire”: la priorità adesso è sul campo della diplomazia, per favorire una soluzione politica, ma “un domani” si potrà guidare anche un possibile intervento di peacekeeping. Al momento, comunque, il nostro Paese “non è sotto attacco”. Il premier Matteo Renzi, in un’intervista a ‘In mezzòorà, ribadisce l’impegno alla leadership italiana nella crisi libica, pur utilizzando toni rassicuranti: “Voglio dare un segnale di tranquillità all’Italia”, in Libia “conosciamo come stanno le cose” perché “siamo i numeri uno” a livello di intelligence e “siamo in grado di intervenire”, spiega, precisando allo stesso tempo che “non siamo sotto attacco” dell’Isis, “in questo momento non così forte in Libia come vuol far credere”.
La Francia mette in campo la più prestigiosa delle sua portaerei, la Charles De Gaulle, nella coalizione in lotta contro lo Stato islamico. Lo annunciano fonti del ministero della Difesa, precisando che il ministro Jean-Yves Le Drian si recherà di persona sulla nave da guerra per sancire l’avvio delle operazioni. I primi velivoli decolleranno dalla nave già stamattina, per operazioni di ricognizione e raccolta di dati sulla situazione sul terreno, ma anche per alcuni bombardamenti a supporto dell’esercito iracheno. La De Gaulle, che si trova nel Golfo Persico settentrionale da qualche giorno, dovrebbe restare nell’area tra quattro e otto settimane, con a bordo 12 cacciabombardieri Rafale, nove Super Etendard e quattro elicotteri. E’ accompagnata da un ‘gruppo aeronavale’ che comprende una fregata di difesa antiaerea, la Chevalier Paul, una petroliera di rifornimento e una fregata britannica per la lotta anti-sottomarina e un sottomarino nucleare d’attacco.
Gb: ragazze fuggite, indottrinate da 70 estremisti su Twitter
Non è avvenuto all’interno di centri islamici o moschee radicali l’indottrinamento delle tre adolescenti britanniche partite quasi una settimana fa per unirsi ai jihadisti dell’Isis in Siria. Ma ‘comodamente’ dalle loro camere da letto, tramite 70 profili di estremisti su Twitter che diffondono l’ideologia dello Stato islamico e riescono a fare proseliti in tutto il mondo. E’ quanto si legge sul Daily Mail, che critica il social network per non aver introdotto quei filtri che molti governi hanno richiesto per fermare l’arruolamento online. Le ragazze hanno molto probabilmente visto i video e le immagini della violenza jihadista pubblicate sui profili, a partire dai filmati delle decapitazioni. Una di loro, la 15enne Shamima Begum ha contattato proprio su Twitter Aqsa Mahmood, la 20enne che ha lasciato Glasgow per la Siria ed è considerata come la ‘reclutatrice’ delle ragazze desiderose di entrare fra le file dell’Isis. Dopo pochi giorni la giovane è partita con le due amiche alla volta della Turchia.
Agenti di Scotland Yard sono arrivati in Turchia per proseguire le ricerca delle tre adolescenti britanniche partite quasi una settimana fa per unirsi ai jihadisti dell’Isis in Siria. Shamima Begum, Amira Abase e Kadiza Sultana sono arrivate a Istanbul martedì scorso. Secondo fonti dell’intelligence turca, si troverebbero già in Turchia. “Stiamo lavorando a stretto contatto con le autorità turche”, ha detto un portavoce di Scotland Yard.
Onu, molti abusi Isis crimini contro umanità, forse genocidio
“Molte delle violazioni e abusi perpetrati dall’Isis possono costituire crimini di guerra, crimini contro l’umanità e, forse, genocidio”. Lo denuncia un rapporto delle Nazioni Unite sulla situazione in Iraq pubblicato oggi. Realizzato dalla Missione delle Nazioni Unite di assistenza all’Iraq (Unami)e dall’Ufficio dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani, il rapporto documenta violazioni dei diritti umani diffuse e di natura sempre più settaria, nonché un deterioramento dello stato di diritto in buona parte del paese. Il documento, relativo al periodo tra l’11 settembre e il 10 dicembre 2014, riferisce di gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani perpetrate dai miliziani dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isis), violazioni che includono “uccisioni di civili, rapimenti, stupri, schiavitù e tratta di donne e bambini, reclutamento forzato di bambini, distruzione di luoghi religiosi o di valore culturale, saccheggio e negazione delle libertà fondamentali”. Le Nazioni Unite sottolineano inoltre il carattere sistematico e diffuso di tali violazioni. Secondo il rapporto, membri di diverse comunità etniche e religiose dell’Iraq – tra cui i cristiani, yazidi, sciiti, curdi – sono stati intenzionalmente presi di mira e sottoposti a gravi violazioni da parte dell’Isis e da gruppi armati affini in quella che sembra essere “una deliberata politica volta a distruggere, sopprimere o espellere queste comunità in modo permanente dalle aree sotto il loro controllo”. Il rapporto, che descrive anche violazioni commesse dalle forze di sicurezza irachene e da gruppi armati a queste associati, indica che almeno 11.602 civili sono stati uccisi e 21.766 feriti dall’inizio di gennaio fino al 10 dicembre 2014.
Ong, oltre 1.600 uccisi in raid Coalizione in Siria
Sono 1.601 i morti accertati in Siria nei raid aerei della Coalizione a guida americana contro l’Isis, cominciati il 23 settembre. Lo riferisce l’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), secondo il quale in questi cinque mesi 1.465 sono stati i morti tra le file dello Stato islamico e 73 tra i miliziani del Fronte al Nusra, branca siriana di Al Qaida. Ma l’ong afferma che vi sono state anche almeno 62 vittime civili, tra le quali 8 bambini, nelle province di Hasakah, Deyr az Zor, Raqqa, Aleppo e Idlib.
Pronti a partire per la Siria, Francia confisca passaporti per sei mesi
La Francia ha confiscato “per la prima volta” i passaporti di sei connazionali pronti a partire per la Siria: è quanto rivela France Tv Info. I sei francesi a cui oggi sono stati sequestrati passaporto e carta d’identità per scongiurare il rischio che andassero a combattere la jihad in Siria erano residenti “in provincia e nella regione di Parigi”: è quanto rivela BFM-TV, precisando che secondo le nuove disposizioni antiterrorismo il sequestro vale “per sei mesi rinnovabili”. I sei potenziali jihadisti hanno tutti un’età compresa tra i “23 e i 28 anni”. Il sequestro dei documenti è stato confermato dal ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve. Mentre il premier, Manuel Valls, ha detto che ci saranno altre confische da parte delle forze dell’ordine, almeno una quarantina secondo Le Parisien.
A cura di Redazione Papaboys fonti: Radio Vaticana, Ansa, Corriere della Sera
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