“Grande dolore” per “la crisi siriana che non è stata risolta”. E’ quanto scrive Papa Francesco in un messaggio che ha consegnato ai partecipanti all’incontro promosso a Roma dal Pontificio Consiglio Cor Unum. Forte l’appello al negoziato per far tacere le armi. C’è il rischio di abituarsi alla crisi siriana. Papa Francesco usa parole dirette per riferirsi al dramma che milioni di persone stanno vivendo. Non nasconde “il grande dolore” per l’eventualità di “dimenticare le vittime quotidiane, le indicibili sofferenze, le migliaia di profughi, tra cui anziani e bambini, che patiscono e a volte muoiono per la fame e le malattie causate dalla guerra”. E’ un’indifferenza che fa male – scrive il Papa – e che deriva da un’unica malattia: “la globalizzazione dell’indifferenza”. Rivolgendosi agli organismi caritativi cattolici presenti, ricorda che l’assistenza umanitaria e l’azione di pace che compiono è “espressione fedele dell’amore di Dio per i suoi figli che si trovano nell’oppressione e nell’angoscia”. “Dio ascolta il loro grido – aggiunge Francesco – conosce le loro sofferenze e vuole liberarli; e a Lui voi prestate le vostre mani e le vostre capacità”. L’invito del Papa è alla collaborazione con le comunità locali e con i Pastori ma anche al “dialogo tra i diversi soggetti” per organizzare meglio gli sforzi, “per sostenere le Chiese locali e tutte le vittime della guerra, senza distinzioni etniche, religiose o sociali”. Concludendo il messaggio, il Pontefice rivolge un appello “alle coscienze dei protagonisti del conflitto, delle istituzioni mondiali e dell’opinione pubblica”. “Tutti siamo consapevoli che il futuro dell’umanità – scrive il Papa – si costruisce con la pace e non con la guerra: la guerra distrugge, uccide, impoverisce popoli e Paesi”. Da qui l’esortazione alle parti di favorire l’assistenza umanitaria, di far tacere le armi e di impegnarsi per un negoziato che metta “al primo posto il bene della Siria, di tutti i suoi abitanti, anche di quelli che purtroppo hanno dovuto rifugiarsi altrove e che hanno il diritto di ritornare al più presto in patria”. Il pensiero di Francesco va poi “alle care comunità cristiane, volto di una Chiesa che soffre e spera”. Il Papa non nasconde la propria preoccupazione per la “loro sopravvivenza in tutto il Medio Oriente”, “il Cristianesimo – afferma – deve poter continuare a vivere là dove sono le sue origini”. Infine il Pontefice esprime la sua gratitudine per l’azione caritativa e assistenziale degli organismi presenti: “un segno importante della vicinanza di tutta la Chiesa, e della Santa Sede in particolare, al popolo siriano e agli altri popoli del Medio Oriente”. Il Cardinal Sarah, presidente di «Cor Unum»: «Sulla Siria la comunità internazionale si svegli dal torpore». «La Santa Sede chiede che le parti in conflitto consentano da subito il dispiegarsi dell’impegno per l’assistenza umanitaria e pongano fine alle ostilità: l’obiettivo deve essere una pace concordata e duratura. È paradossale che faccia più notizia un missile che cade su una postazione di miliziani rispetto alla popolazione che muore per la fame e la miseria. Occorre ritrovare il coraggio di un’azione congiunta, soprattutto da parte delle grandi potenze come Stati Uniti e Russia, e poi di tutti i Paesi mediorientali coinvolti. Non mi sembra giusto progettare di armare o addestrare i combattenti e pretendere nello stesso tempo di cercare le vie della pace». a cura di Francis Marrash
Nuovo accorato appello del Papa per la Pace in Siria
Di Redazione
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