I sopravvissuti confermano le preoccupazioni: potrebbero essere 239 le vittime del naufragio di ieri, a 25 miglia a Nord della costa libica. I 29 superstiti sono arrivati nella notte a Lampedusa e ai soccorritori hanno raccontato che sull’imbarcazione, partita dalle vicinanze di Tripoli, ci sarebbero state circa 300 persone.
Al momento le salme recuperate sono 12. Tra i sopravvissuti, in prevalenza provenienti dalla Guinea, anche una persona con gravi ustioni. I 239 migranti morti in due nuovi naufragi al largo delle coste della Libia sono stati confermati da Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr, agenzia dell’Onu per i rifugiati, citando due sopravvissuti arrivati sull’isola di Lampedusa.
Il gommone su cui viaggiavano i migranti si sarebbe capovolto, a causa del mare forza quattro. Sul posto, ieri, sono intervenute 5 navi, tra cui una di Save the Children, coordinate dalla centrale operativa della Guardia costiera di Roma.
Amnesty accusa: casi tortura da polizia in hotspot italiani I poliziotti italiani hanno fatto in alcuni casi ricorso a pratiche “assimilabili a tortura” per ottenere le impronte digitali dei migranti: è l’atto di accusa di Amnesty International, che ritiene l’Ue in parte responsabile di questa situazione. “Le pressioni dell’Ue sull’Italia affinchè usi la mano dura con i migranti e i rifugiati, hanno portato a espulsioni illegali e a maltrattamenti che, in certi casi, sono assimilabili alla tortura”, scrive l’organizzazione a tutela dei diritti dell’uomo in un rapporto dedicato alla politica degli ‘hotspot’. Nei centri di registrazione voluti dall’Ue per facilitare l’identificazione dei migranti al loro arrivo sul suolo europeo, molti migranti rifiutano spesso di essere idenficati; il che ha spinto l’Italia ad agire “al di là della legalità” e a condurre “abusi scioccanti” da parte di alcuni poliziotti, spiega Matteo de Bellis, coordinatore del rapporto.
“Nella loro determinazione a ridurre il perdurante movimento di rifugiati e migranti verso altri Stati membri, i leader europei hanno portato le autorità italiane al limite – e anche oltre – di ciò che e’ legale”, spiega De Bellis. “Il risultato è che gente traumatizzata, che arriva in Italia dopo viaggi drammatici, è stata sottoposta in qualche caso ad abusi scioccanti per mano della polizia, ma anche a espulsioni illegali”. Delle 24 testimonianze di maltrattamenti raccolte su un totale di 170 interviste, 16 riguardano episodi in cui qualcuno è stato malmenato. Il rapporto dell’ong riconosce che la gran parte delle volte la procedura per l’identificazione avviene senza alcun incidente: “Il comportamento della gran parte dei poliziotti resta professionale e la gran parte delle registrazioni delle impronte digitali avviene senza incidenti”.
E tuttavia alcuni episodi destano “seria preoccupazione”. De Bellis aggiunge che le testimonianze registrano delle coincidenze l’una con l’altra e che dunque, anche se Amnesty non è riuscita a verificarle una per una, l’ong e’ “certamente in grado di dire che c’è un problema di uso eccessivo della forza da parte della polizia”.
di Redazione Papaboys: fonti: Ansaweb / La Republica / Rainews24
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