Conta poco appurare se chiese e monasteri assaltati e bruciati sul suolo egiziano siano 40, 80 oppure 100. E’ importante invece rilevare che anche in Egitto si rischia la progressiva scomparsa dei cristiani, a dispetto dei numeri significativi citati in precedenza. Tale scomparsa è in atto da decenni in molti altre nazioni musulmane. Andrea Riccardi in un articolo rammenta che i cristiani sono passati dal 25 all’1% in Irak e dal 15 al 6% in Siria. In Iran (340mila cristiani su 77 milioni di abitanti) le chiese sono protette dalla polizia. In Afghanistan e Arabia Saudita non è riconosciuta alcuna libertà religiosa ed è vietato il proselitismo. La situazione sta inoltre peggiorando rapidamente anche in Turchia e in Pakistan, con una crescita esponenziale del fondamentalismo. E’ quindi naturale che molti cristiani vedano nell’emigrazione l’unica via di scampo, con il risultato di impoverire il tessuto sociale e culturale dei Paesi in cui sono nati e cresciuti. Ma non tutti sono disposti a seguire questa strada, proprio perché non intendono tagliare di netto le loro radici e affrontare l’arduo percorso che sa sempre gli emigranti devono percorrere per inserirsi in realtà nuove. Altrettanto naturale – anche se la mia affermazione può destare scandalo – è che le comunità cristiane abbiano seguito con apprensione l’avvento delle cosiddette (e ormai defunte) “primavere arabe”.
I regimi dittatoriali abbattuti, avevano un’impronta laica derivante dall’ideologia del partito socialista panarabo Baath. Senza dubbio la tolleranza era dovuta a ragioni di convenienza ma, in ogni caso, c’era.La debolezza degli attuali leaders occidentali non è mai stata così evidente. Circa l’inadeguatezza di Barack Obama si è ormai detto tutto e di più, tanto è vero che la consapevolezza di questo fatto si sta diffondendo anche negli USA. Qualcuno ha per caso sentito proteste vibranti da parte di Angela Merkel, così potente e temuta in Europa? Certo, ma le proteste sue (e della UE) le ha rivolte ai militari egiziani colpevoli di aver troppo calcato la mano. Ci sono interessi economici da difendere? Ovviamente sì, ma non è chiaro per quale motivo tale difesa debba passare attraverso la sottovalutazione della pericolosità dei Fratelli Musulmani. Cito infine un episodio forse minore, ma a mio modo di vedere significativo: Quando in Nigeria sono iniziate le campagne terroristiche condotte dal movimento islamista Boko Haram, che ancora oggi distrugge decine di chiese, massacra gli abitanti dei villaggi cristiani senza pietà, il governo nigeriano decise allora di inviare l’aviazione a bombardare le basi dei terroristi. Fu subito rimbrottato da Obama e dall’amministrazione americana col pretesto che, agendo in quel modo, si rischiava di colpire anche i civili. Viene spontaneo chiedersi, allora, a quale gioco sta giocando l’Occidente. Se abbiamo di fronte forze che esibiscono con orgoglio il loro retaggio storico, religioso e culturale, al punto di bandire per legge ogni eredità diversa, sembrerebbe logico difendere il nostro che – lo si voglia o no – ha radici innegabilmente cristiane. In caso contrario gli avversari sapranno di poter fare ciò che vogliono. di Michele Marsonet
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