Il territorio di San Polo dei Cavalieri, a circa 40 km a nord-est di Roma, fu teatro tra il 9 ed il 10 giugno del 1515 di apparizioni miracolose delle quali fu testimone una contadinella di nome Giovanna, figlia di Lodovico di Michele di San Polo, una famiglia di poveri agricoltori.
Nell’abbazia di Santa Maria delle Grazie in Monte Dominici l’altare principale è dedicato alla Madonna delle Grazie, con una Tavola in stile bizantino venerata da tutta la popolazione. La Tavola è incorniciata in una cornice dorata ed è del secolo XII. In un’urna sotto l’altare vi è un vecchio tronco tarlato, il quale fiorì con delle ginestre il 10 giugno del 1515 dopo che sarebbe apparsa la Madonna alla fedele Giovanna per invitare gli abitanti di Marcellina alla penitenza.
Nell’anno 1515, un dì del mese di Giugno, un certo Ludovico Michele di Santo Paolo, (oggi con nome corrotto, detto San Polo dei Cavalieri, vicino Tivoli), se ne stava lavorando un suo podere e Giovanna, sua figlia, zappettando vicino a una siepe, che rispondeva sulla strada, sentiva chiamarsi a nome e salutata con quelle sante parole: “Ave Maria”. Alzò la testa e vedi un uomo di mezza età con una corona in mano e scarno in volto, in abito dei Serviti, che emanava raggi da tutto il corpo; la giovane rimase immobile ed incredula. Lui le disse “Ben trovata”, e lei rispose “ Benvenuto”. La benedì con un segno di croce fatto dalla sua mano, poi aggiunse: “Ebbene Giovanna, come credete che in quest’anno sia per andare la raccolta?”
Rispose: “Ah Signore non so, se questi temporali non cessano, poco raccoglieremo” ed il personaggio luminoso divenne severo: “Ben vi starà” replicò, “I peccati di questa terra meritano peggio. Chi è digiunato la Quaresima? La Santa Pasqua han presa tutti? Vi sono state inimicizie; ha fatto nessuno pace? Vedi quel fiume che ha allagato mezza capanna? Se la Madonna mossa a pietà non si inginocchiava a Pié di Cristo, tutto doveva rovesciare sopra de campi e tutti portar via i sementati. Iddio è fortemente adirato, però fate, che Venerdì tutto il popolo digiuni in pane e acqua in memoria della Passione di Cristo” a lui la donzella, “Padre” replicò “ se dico io queste parole al popolo, non lo crederà; meglio è che venite Voi a far una predica e non mettiate in impegno me poveretta”. “No” disse il personaggio “delle prediche non si fa conto. Sia vostra cura” e fattale di nuovo la Croce, partì via.
Rimasta sola Giovanna così perplessa senza dire niente a nessuno, nè pure al padre, tenne nascosta la visione. La mattina seguente, il 10 Giugno, dopo essere andata al lavatoio con altre donne per bagnare una pezza di tela nuova, a mezza strada si sentì spirare nel cuore esser meglio di bagnarla e farla bianca in un fossato, vicino al suo podere. Poi si mise a zappettare vicino ad un noce e poco dopo si sentì chiamare dall’alto. Alzò gli occhi sopra quell’albero, in cui le apparve seduta Maria Santissima vestita di nero manto, e tutta sfavillante di raggi, impaurita la giovane, la Madonna gli fece animo di non temere e gli chiese perchè non aveva eseguito l’ordine dell’uomo misterioso.
La Madonna: “Presto” le disse “Va dal curato di Santo Paolo, dilli da parte mia, qual son Maria Madre di Cristo, che tosto con la campana della Chiesa e campanello per la terra, facci tutto radunare il popolo, cui intimi di far penitenza, Confessarsi e comunicarsi, Condonare le offese e per tre giorni continui faccia pubblica processione per placare l’ira di Dio.
Per il cui effetto si muti vita, si digiuni la Quaresima, che se un’altra volta si lascerà pigliare la Santa Pasqua, avranno a fare col Figlio di Dio; ed io se ora mi sono interposta a perdonarli, non seguendo l’emandazione, libero lascerò correre il Castigo”.Buttò ella il zappettino e lasciò la tela e fatta riverenza alla Regina dei Cieli si diete a correre verso la terra. Stupivano che l’incontravano, le domandavano che cosa fosse accaduto; né rispondeva ad alcuno; arrivò a Santo Paolo, si abboccò col curato, espose ciò che passava cui autenticata la visione con le lagrime, che le scorrevano giù per le gote.
Si suonò la campana, si mandò il campanello ed indicata al Popolo l’indignazione Divina, l’intercessione della Madonna, si destò nei cuori di tutti il pentimento sì grande, che abbracciandosi gli offensori, e gli offesi ciascheduno gridando: “Misericordia”, andarono a gran passi per vedere Maria su quella noce, qual sparita, sol trovata ben piegata la nuova tela che aveva lasciato sul posto la giovane; fecero le comandate processioni, digiunarono, mutarono in meglio la vita e, in quel luogo edificato un convento fu dato ai Padri Serviti, con titoloni “ SANTA MARIA DELLA NOCE”
Così narra il cronista dell’epoca.
1 – ravvedersi;
2 – confessare i propri peccati;
3 – perdonare le offese ricevute;
4 – fare tre giorni di devote processioni;
5 – osservare i giorni festivi, rispettando l’obbligo di partecipare alla santa messa;
6 – rispettare scrupolosamente tutti gli altri precetti della Chiesa;
7 – non trascurare in particolare le feste dedicate alla Madonna.
Se i sanpolesi avessero eseguito gli ordini ricevuti sarebbero stati felici, altrimenti guai a loro.
Mentre stava pronunciando queste parole, la Vergine scoprì il suo petto lacerato da flagelli e mostrò le ginocchia sanguinanti implorando la giovane di riferire le sofferenze da lei sopportate per placare l’ira di Dio, sdegnato contro gli abitanti del luogo, e di raccontare quanto aveva visto ed udito da quel noce.
Ogni 2 febbraio la popolazione di San Polo dei Cavalieri si reca in questa chiesa di Marcellina a venerare la Madonna della Noce o della Ginestra.
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