Santa Paola Frassinetti, vergine, che, superate molte difficoltà iniziali, fondò la Congregazione delle Suore di Santa Dorotea per la formazione cristiana della gioventù femminile, prodigandosi per la sua opera con forza d’animo e con dolcezza unita a energica passione.
Paola Frassinetti nasce a Genova il 3 marzo 1809. Quando ha 9 anni le muore la madre e inizia a badare al padre e ai 4 fratelli con l’aiuto di una zia; dai 12 anni in poi, morta anche la zia, farà tutto da sola.
L’ambiente familiare, l’occasione della Prima Comunione e in particolare l’esempio del fratello Giuseppe, che nel settembre 1827 fu ordinato sacerdote divenendo poi parroco di Quinto nella riviera Ligure, contribuirono a far maturare nella giovane la vocazione di consacrarsi a Dio. Chiese di entrare in alcuni monasteri ma non fu accolta. Il padre non era entusiasta dei desideri della figlia che rimase a sostegno della famiglia fino quando a 19 anni incominciò ad avere problemi di salute. Fu allora che il fratello Giuseppe si mosse e nel 1830 invitò Paola ad andare da lui a Quinto, sperando che il clima migliore giovasse alla sua salute cagionevole. Il padre padre, pur a malincuore, acconsentì.
La salute di Paola rifiorì e don Giuseppe, conoscendo le sue qualità, poté servirsi di lei a favore delle fanciulle povere della sua parrocchia; aprì una scuola e vi mise a capo Paola.
Paola insegnava alle fanciulle il catechismo, un po’ di lettura ed i lavori femminili. Senza accorgersene, su di esse esercitò subito, con la sua bontà, un fascino irresistibile. Chi si affezionò di più alla Frassinetti fu Marianna Danero che condivise l’idea e il desiderio di lei, di istituire una congregazione religiosa per l’educazione e l’istruzione della gioventù, giacché non disponevano della dote necessaria per entrare in convento.
Le ragazze aspiranti furono sottoposte ad un anno di prova. Sei soltanto perseverarono ed iniziarono la vita in comune in una casetta il 12 settembre del 1834.
Il regolamento provvisorio, steso da don Giuseppe, fu approvato da padre Antonio Bresciani, superiore del collegio dei gesuiti di sant’Ambrogio e sostenitore dell’opera.
Nel 1835 il sacerdote bergamasco, don Luca Passi, amico di don Giuseppe, chiese di prendere Paola nel suo Istituto la Pia Opera di Santa Dorotea da lui fondata con lo scopo di raggiungere, nel loro ambiente di lavoro e di vita, le giovani più povere e bisognose. Paola ritrovò nell’originalità dell’opera la sua linea educativa e non esitò ad inserirla nelle attività del suo Istituto. La nascente congregazione cambiò nome da Figlie di santa Fede in Suore di Santa Dorotea.
Fu un momento importante per quella prima comunità che vide concretizzarsi l’idea originale: «Essere pienamente disponibili nelle mani di Dio per evangelizzare attraverso l’educazione, dando la preferenza ai giovani e ai più poveri.»
Il 4 marzo del 1838, con l’approvazione dell’arcivescovo di Genova mons. Placido Maria Tadini, Paola assieme a cinque maestre e sette coadiutrici vestì l’abito religioso delle Dorotee dalle mani di don Luca Passi.
Gli inizi della fondazione furono molto difficili. Messa da parte ogni altra cosa, confidando solo nella Provvidenza si diede con tutta l’anima al consolidamento della nuova famiglia religiosa per l’educazione della gioventù.
Il 19 maggio del 1841, madre Paola si recò a Roma, accompagnata da due novizie, per aprire una casa. In quell’occasione fu ricevuta da Papa Gregorio XVI che si compiacque delle Suore Dorotee. L’impatto con Roma fu assai duro, in una stanzetta sopra una stalla iniziò la sua opera di educare a Dio i semplici, i diseredati, distaccandosi dalla linea tradizionale innanzitutto non chiedendo la dote, ma accettando fanciulle poverissime.
Seguirono anni di organizzazione. Madre Paola alternava la sua permanenza a Roma con visite a Genova e altrove per sorreggere, incoraggiare, e dar l’avvio a nuove fondazioni. Nel 1844 il Papa affidò a Paola la direzione del Conservatorio di santa Maria del Rifugio a sant’Onofrio. Paola diede all’ambiente una nuova impronta, con la sua presenza come superiora generale la sede di sant’Onofrio divenne casa generalizia.
Quando fu eletto Papa Pio IX, madre Paola si adoperò molto, con l’aiuto dei gesuiti, perché fossero approvate le costituzioni della sua famiglia religiosa. Per i gravi rivolgimenti politici e per un certo attaccamento a vedute sue troppo personali. Furono accolte soltanto nel 1860, per le case aperte nello Stato Pontificio. Ciononostante la congregazione non cessò di espandersi e consolidarsi a Bologna nel 1852; a Recife in Brasile nel 1866, in seguito alla richiesta del vescovo di Olinda, Emanuele de Madeiros e, 5 mesi dopo a Lisbona per interessamento di padre Fulconis, gesuita.
Donna prudente ed equilibrata, la Frassinetti diede anche prova di grande sangue freddo durante la proclamazione della repubblica romana e la fuga di Pio IX a Gaeta nel 1949. Placatasi la burrasca nel 1850 ottenne la desiderata udienza da Pio IX a Gaeta, Pontefice che fu per lei come un padre.
Ebbe inizio allora un periodo di grande espansione, giacché l’Istituto estese la sua opera nel resto dell’Italia e nel mondo. Infatti, sorsero a Roma vari centri educativi e Paola iniziò le trattative per aprire una casa a Napoli, un convitto a Bologna e un orfanotrofio a Recanati. Da Roma le Dorotee, dopo l’approvazione pontificia del 1863, si diffusero anche in Brasile e Portogallo, accompagnate dal sostegno della fondatrice: «Siate fiaccole e roghi ardenti che dove toccano mettono il fuoco di amore.»
Inoltre diceva: «Il Signore ci vuole appoggiate a Lui solo e se avessimo un poco più di fede quanto più tranquille staremo anche in mezzo alle tribolazioni.»
Nel 1875, Paola stessa intraprese un viaggio nel Portogallo. Nel primo capitolo generale del 1876 fu confermata superiora generale. Governò con tale prudenza e rigore nella formazione delle religiose, che ovunque le suore Dorotee riscossero benemerenze dai governanti locali e nazionali, riuscendo a salvare le loro case dalle soppressioni di quei tempi.
La spiritualità di Paola fu infatti caratterizzata da un’operosità che si abbandona alla Provvidenza e dall’amore alla sofferenza: «Prego il Signore che mi dia qualunque castigo, man non quello di alleggerirmi la croce… che la tribolazione si allontani: in buon volgare vuol dire che si allontani Dio da me.»
Cosi viveva l’abbandono completo alla volontà di Dio, l’unica gemma che dobbiamo cercare, perché costituisce il paradiso; Volontà di Dio, paradiso mio, usava dire. Di qui la sua generosità e la prontezza nel sacrificio che caratterizza tuttora la missione delle suore di santa Dorotea della Frassinetti in Europa, America, Africa e Asia.
Fiaccata infine dalle fatiche e colpita due volte da apoplessia morì l’11 giugno 1882 nella casa generalizia della sua Congregazione a Roma.
Il suo corpo incorrotto è visibile sotto l’altare della cappella delle Dorotee a Roma.
Viene beatificata da Papa Pio XI l’8 giugno 1930 e canonizzata da Papa Giovanni Paolo II l’11 marzo 1984.
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