Sant’Ignazio da Laconi, religioso cappuccino, che per le piazze della città e le taverne dei porti instancabilmente mendicò offerte per sovvenire alla miseria dei poveri.
Ignazio da Làconi, al secolo Vincenzo Peis, nasce a Laconi (Nuoro) il 17 dicembre 1701; era secondo dei nove figli di Mattia Peis Cadello e di Anna Maria Sanna Casu, genitori poveri ma ricchi di fede.
Non frequentò scuole e non imparò mai a scrivere. Andava ogni giorno a Messa e faceva il chierichetto; di poche parole parlava appena il dialetto sardo.
A diciotto anni si ammalò gravemente e fece voto di entrare fra i cappuccini se fosse guarito. Una volta risanato non mantenne il voto. Due anni dopo il suo cavallo si mise a correre sfrenatamente senza controllo ai bordi di un precipizio, improvvisamente si bloccò e Vincenzo fu salvo per la seconda volta, allora ricordò la promessa fatta.
Aveva 20 anni quando il 3 novembre 1721, Vincenzo Peis Cadello si presentò al convento dei cappuccini di Buoncammino a Cagliari. Non fu accettato subito, visto il suo gracile fisico, ma poi con la mediazione del marchese di Laconi Gabriele Aymerich, poté entrarvi e indossare l’abito dei Cappuccini il 10 novembre 1721. Prese il nome di fra’ Ignazio da Laconi.
Dopo il prescritto anno di Noviziato, fu trasferito nel convento di Iglesias, dove fu dispensiere e nel contempo addetto alla questua nelle campagne del Sulcis. Per quindici anni visse tra i conventi sardi di Domusnovas, Sanluri, Oristano e Quartu, poi fu richiamato al convento di Buoncammino di Cagliari e destinato al lanificio del convento, dove si confezionava il tessuto per i religiosi. Nel 1741 a 40 anni venne impiegato come questuante nella città di Cagliari , considerato un compito di grande importanza e responsabilità.
Cagliari fu per 40 anni il campo del suo apostolato, svolto con efficacia e con tanto amore tra i poveri ed i peccatori. Il cappuccino questuante è stato nei secoli, la figura umile e grande nello stesso tempo, che portava la realtà del chiuso dei conventi in mezzo alla gente, facendone sentire la presenza nella società borghese e popolare di allora.
Si chiedeva l’offerta per i bisogni del convento e per i poveri e spessissimo il questuante avendo instaurato un periodico contatto con le persone e con le famiglie, portava l’atteso consiglio, la Parola di Dio e interveniva con la preghiera e con la persuasione a districare situazioni scabrose. Così fu l’opera di un altro grande santo questuante francescano, Egidio Maria di San Giuseppe (1729-1812) che operò nella città di Napoli. Quasi contemporaneamente ad Ignazio da Laconi.
Frate Ignazio fu venerato da tutti per lo splendore delle sue virtù e per i molti miracoli da lui operati. Inoltre era amato per la sua attenzione verso le necessità materiali dei poveri che indirizzava al convento, ma anche per quelle spirituali. La sua bontà fu strumento di riconciliazione e di conversione per molti peccatori.
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Nel 1779 frate Ignazio divenuto cieco, venne dispensato dalla questua. Per sua volontà volle continuare a partecipare alla vita comune dei frati, sottostando a tutte le regole e pratiche disciplinari, fino alla santa morte avvenuta a Cagliari l’11 maggio 1781 all’età di 80 anni.
Per due giorni una folla impressionante di popolo e persone importanti, sfilò davanti al feretro del cappuccino per rendergli omaggio.
In vita era stato dotato di evidenti carismi e la fama della sua santità era molto diffusa. Dopo la morte aumentò ancora anche per i frequenti miracoli che si verificavano per la sua intercessione. Nel 1844 l’arcivescovo di Cagliari diede inizio alla causa di beatificazione.
Pio IX il 26 maggio 1869 lo dichiarò ‘venerabile’. Venne beatificato da Pio XII il 16 giugno 1940 e proclamato santo dallo stesso pontefice il 21 ottobre 1951.
Alla cerimonia di canonizzazione a Roma era presente un altro grande questuante cappuccino dello stesso convento di Cagliari, fra’ Nicola da Gesturi (1882-1958), proclamato beato il 3 ottobre 1999 da Papa Giovanni Paolo II.
Sant’Ignazio da Laconi, è celebrato l’11 maggio e in Sardegna è considerato come patrono degli studenti. (Fonte santiebeati.it – Autore: Antonio Borrelli)
Nel nome del Padre, del figlio, e dello Spirito Santo. Amen.
Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, umilmente ti domandiamo perdono per i nostri peccati e proponiamo con la tua santa grazia, di non offenderti mai più.
O Sant’Ignazio, nostro protettore, noi gioiamo della gloria che ora sperimenti in cielo. Essa è frutto della grazia di Dio e delle virtù eroiche che con tanto fervore hai esercitato su questa terra. Tu che hai sempre avuto nel tuo cuore la fede viva da operare per mezzo di essa i più strepitosi prodigi, fa’ che questa virtù non venga mai meno nei nostri cuori. Spinti da questa fede noi chiediamo la tua intercessione. Concedici la grazia di cui abbiamo tanto bisogno. Liberaci da tutte le angosce, da tutti i mali, da tutte le pene che ci affliggono.
Gloria al Padre…
O Sant’Ignazio, che fin dalla più tenera età e per tutto il tempo della tua vita hai avuto un cuore pieno di speranza nell’amore di Dio e nella sua Parola, per cui con la massima fiducia ti mettevi nelle mani di Dio, ti preghiamo che, animati dalla speranza, anche noi ricorriamo fiduciosi nella tua intercessione. A ben poco ci servono i mezzi e i rimedi terreni: tutta la nostra fiducia, perciò, è riposta nell’aiuto di Dio. Concedici la grazia che ti domandiamo e di cui abbiamo tanto bisogno. Fa’ che la nostra speranza non rimanga delusa. Essa servirà per farci ricorrere sempre più a Dio e per ottenere con le buone opere tutte le grazie necessarie per la nostra salvezza.
Gloria al Padre…
O Sant’Ignazio, che durante la tua vita terrena ardevi d’amore verso Dio e verso il prossimo e avevi compassione di tutti i sofferenti, ottieni anche a noi questa virtù! Ottienici innanzi tutto la grazia di vivere staccati da ogni cosa, e fa’ che Dio sia sempre l’unico desiderio delle nostre anime. Accendi nei nostri cuori un tenero amore ed un’abbondante misericordia verso i nostri fratelli. Fa’ che li amiamo evangelicamente, perdonando chi ci offende e pregando per coloro che ci perseguitano e calunniano. Con questi sentimenti ci presentiamo davanti a te per domandarti la grazia di cui abbiamo tanto bisogno, sicuri che saremo esauditi. Essa servirà per farci amare sempre più il nostro Padre celeste e il prossimo come noi stessi.
Gloria al Padre…
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