Nostra Signora di La Salette è l’appellativo con cui la Chiesa cattolica venera Maria, in seguito alle apparizioni che ebbero, il 19 settembre 1846, due ragazzi, Maximin Giraud e Mélanie Calvat.
Il 19 settembre 1846 a La Salette, vicino Corps, nel cuore delle Alpi francesi, la Vergine Maria apparve a due pastorelli poco più che adolescenti, Mélanie Calvat e Maximin Giraud. Dodici anni dopo la Vergine Maria apparirà a Lourdes.
Le sue parole e il suo atteggiamento triste costituirono un invito alla conversione, tramite il rispetto del giorno festivo e l’opposizione alla bestemmia.
Dopo cinque anni d’indagini, il 19 settembre 1851, monsignor de Bruillard, vescovo di Grenoble, emanò il decreto con cui l’apparizione era approvata.
Sul luogo del fatto prodigioso venne presto costruita una basilica, dove la Madonna è onorata come “riconciliatrice dei peccatori”.
La Madonna lungo i secoli è apparsa molte volte, lasciando messaggi, incitando alla preghiera ed al pentimento dei peccati. Per lo più i destinatari di tali apparizioni sono stati veggenti o persone di umili condizioni e di animo innocente, quasi a garanzia della veridicità degli eventi che si verificavano.
Così fu, solo per citare alcune tra le più famose e ritenute autentiche, per l’apparizione nel 1531 di Guadalupe in Messico a san Juan Diego Cuauhtlatoatzin, un indio analfabeta; per quella di Lourdes nel 1858 a santa Bernadette Soubirous e a Fatima nel 1917 ai tre pastorelli Giacinta, Francesco e Lucia.
Come successe e sarebbe succeduto in seguito per altre apparizioni, la Madonna si è incontrata con due pastorelli: Mélanie Calvat, di circa 15 anni, e Maximin Giraud, undicenne. Erano molto poveri sia economicamente, sia culturalmente (nessuno dei due era mai andato a scuola, né al catechismo) e trascurati negli affetti.
Mélanie Calvat, o Mathieu-Calvat, viveva presso i contadini dei dintorni di Corps, paese in cui era nata il 7 novembre 1831. Collocata a servizio come pastorella, ritornava in famiglia solo nell’inverno, quando si soffriva la fame e il freddo. Per questo maturò un carattere introverso e divenne timida e chiusa, di poche parole. Rispondeva molte volte solo con dei sì o dei no.
Maximin Giraud, anch’egli nato a Corps il 26 agosto 1835, era invece molto vivace; trascorreva il suo tempo libero correndo con il suo cane Loulou e una capretta. Rimasto orfano di madre a diciassette mesi, preferiva stare fuori casa, lontano dalla sua matrigna.
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Verso la metà di Settembre del 1846, un contadino delle alture Ablandins, Pierre Selme, aveva il suo pastorello ammalato: quindi scese a Corps dal suo amico Germain Giraud a chiedere in prestito per alcuni giorni il figlio Maximin. Nonostante il padre avesse affermato che il ragazzo fosse troppo distratto per fare il pastore, glielo concesse, a partire dal 14 settembre. Il 17 settembre conobbe sui pascoli Mélanie Calvat, con la quale tentò di chiacchierare. La ragazza non ne aveva voglia. Comunque, dopo aver scoperto di essere nativi entrambi di Corps, decisero di venire il giorno seguente sullo stesso pascolo.
Quindi il sabato 19 settembre 1846 salirono di buon’ora i versanti del monte Planeau, al di sopra del villaggio di La Salette, guidando ognuno quattro mucche a pascolare. Dopo una mattinata calma di pascolo, a mezzogiorno, al suono dell’Angelus della campana del villaggio sottostante, pranzarono con pane e formaggio e bevvero l’acqua fresca della “fontana degli uomini”, detta così per distinguerla da quella per le bestie.
Vennero poi raggiunti da altri pastorelli che controllavano altri bovini più a valle.
Dopo il pranzo Mélanie e Maximin si divisero dagli altri: attraversato un ruscello, si stesero sull’erba e, contrariamente alle loro abitudini, si assopirono al tepore del sole di fine estate. Svegliatisi di botto con il pensiero delle mucche che si erano allontanate, le ritrovarono nell’altro versante e cominciarono la discesa.
A metà strada, presso una piccola sorgente, Mélanie per prima vide su un mucchio di pietre un globo di fuoco «come se il sole fosse caduto lì» e lo indicò a Maximin. Da quella sfera luminosa cominciò ad apparire una donna, seduta con la testa fra le mani, i gomiti sulle ginocchia, profondamente triste.
Davanti al loro stupore, la Signora si alzò e con voce dolce, ma in lingua francese, disse loro: «Avvicinatevi figli miei, non abbiate paura, sono qui per annunciarvi una grande notizia». Rincuorati, i ragazzi si avvicinarono e videro che la figura stava piangendo.
Appariva alta, luminosa, vestita come le donne del luogo. Aveva una lunga tunica, grande grembiule alla vita, uno scialle incrociato e annodato dietro, una cuffia da contadina.
Numerose rose le incoronavano la testa e orlavano il suo scialle e i suoi calzari. Sulla fronte splendeva una luce simile ad un diadema. Sulle spalle aveva una lunga catena, mentre da un’altra catenina pendeva sul petto un crocifisso sfavillante, ai lati del quale erano presenti un martello e una tenaglia mezza aperta.
I due pastorelli raccontarono in seguito ai loro interlocutori, agli inquirenti o ai semplici pellegrini, che la Signora piangeva per tutto il tempo che parlò loro. Sostanzialmente, con piccole sfumature, riferirono insieme o separatamente le stesse parole del messaggio della Signora, che, è bene ricordare, essi non riconobbero in quel momento come la Madonna.
La Vergine parlò molto in questa unica apparizione a La Salette, citando, oltre a problemi generali e mondiali.
Parlò anche di episodi locali, con riferimenti personali a episodi della famiglia di Maximin e facendo riferimento a esempi della vita dei campi.
Inizialmente si espresse in francese, ma subito passò al dialetto di Corps, parlato dai ragazzi.
Non è possibile riportare in questo breve spazio tutto il messaggio e la sua necessaria interpretazione. Ne citiamo solo alcuni brani: «Se il mio popolo non vuole sottomettersi, sono costretta a lasciare libero il braccio di mio Figlio. Esso è così forte e così pesante che non posso più trattenerlo».
«Da quanto tempo soffro per voi!». «Se voglio che mio Figlio non vi abbandoni, sono incaricata di pregarlo incessantemente e voi non ci fate caso. Per quanto pregherete e farete, mai potrete compensare la pena che mi sono presa per voi».
«Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo e non me lo volete concedere. È questo che appesantisce tanto il braccio di mio Figlio».
«E anche quelli che guidano i carri non sanno che bestemmiare il nome di mio Figlio. Queste sono le due cose che tanto appesantiscono il braccio di mio Figlio».
Poi parlò separatamente, di nuovo in francese, ai due ragazzi, in modo che solo uno riuscisse ad ascoltarla. Alla fine oltrepassò il ruscello e iniziò a salire il versante opposto.
Senza più voltarsi diede un ultimo invito: «Ebbene, bambini miei, voi lo farete sapere a tutto il mio popolo». Giunta sulla cima del colle, s’innalzò da terra e man mano spari, lasciando stupefatti i due pastorelli che l’avevano seguita.
Scesi alle cascine dove lavoravano, i pastorelli raccontarono l’incontro con la bella Signora per giustificare anche il ritardo nel tornare. L’indomani, domenica, scesero dal parroco don Jacques Perrin a raccontargli l’incontro. Il sacerdote, durante la celebrazione, si sentì commosso e non mancò di far cenno all’evento nella predica domenicale. Il sindaco, invece, per tutta la sera cercò di far ritrattare Mélanie, promettendo, minacciando, ma lei rispose: «La Signora mi ha detto di dirlo e lo dirò». L’uomo scese anche a Corps da Maximin, nel frattempo rientrato in famiglia, e poté constatare che il racconto del candido ragazzo corrispondeva a quello di Mélanie. La sera stessa, i datori di lavoro dei ragazzi e un loro vicino ebbero la felice idea di mettere per iscritto, sotto dettatura di Mélanie, le parole della Vergine. È il primo documento scritto, controfirmato dai tre uomini.
Rapidamente la notizia si diffuse. Cominciarono ad arrivare giornalisti, funzionari, inquirenti inviati dal vescovo di Grenoble, monsignor Philibert de Bruillard, cui spettava di diritto pronunciarsi sul fatto avvenuto nella sua Diocesi. Personalmente era convinto della verità di quanto accaduto e dell’incapacità di ingannare dei due pastorelli. Ma dovette nominare una commissione d’inchiesta. I ragazzi vennero ripetutamente ascoltati, furono raccolte informazioni e data libertà di parola ai contraddittori.
Solo dopo cinque anni d’indagini, il 19 settembre 1851, monsignor de Bruillard emanò il suo decreto. Il cui primo articolo recitava: «Noi dichiariamo che l’Apparizione della Madonna a due pastorelli, il 19 settembre 1846, su una montagna della catena delle Alpi, situata nella parrocchia de La Salette, vicaria foranea di Corps, reca in se stessa tutti i caratteri della verità ed i fedeli hanno fondate ragioni per crederla indubitabile e certa».
Inoltre, il 1 Maggio 1852, il vescovo annunciò con lettera ufficiale la costruzione di un santuario sul luogo. Inoltre, ci fu la fondazione di un corpo di missionari diocesani per l’assistenza spirituale dei pellegrini. Il nome è “Missionari di Nostra Signora de La Salette”.
Il 2 febbraio 1858 i primi sei sacerdoti pronunciarono i primi voti. La congregazione si espanse in tutto il mondo, modellando la sua organizzazione con l’opera illuminata di padre Silvano Maria Giraud, coadiuvato da altri uomini di valore.
I Missionari sono affiancati dal ramo femminile delle Suore di Nostra Signora de La Salette che comprende, dal 1955, i primi due movimenti religiosi sorti nei primi anni dopo l’apparizione e all’inizio del Novecento: le Religiose Riparatrici e le Suore Missionarie di Nostra Signora de La Salette.
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Infine, sul luogo dell’apparizione, fu costruita dal 1861 al 1879 una basilica in stile neoromanico, gestita dall’Associazione dei Pellegrini de La Salette, cui è stata affidata, insieme al complesso ricettivo, dalla diocesi di Grenoble.
I Missionari e le Suore di Nostra Signora de La Salette ne assicurano la funzionalità e la spiritualità. Essendo questa ormai la loro culla e Casa Madre.
Nel mese di luglio 1851 i due pastorelli, su richiesta dell’autorità ecclesiastica, trascrissero il segreto che gli venne dato dalla Vergine e fu consegnato a papa Pio IX.
Bisogna tuttavia operare una distinzione: il messaggio che la Madonna incaricò loro di divulgare richiamava gli uomini alla conversione, al rispetto del giorno festivo dedicato a Dio e alla condanna della bestemmia, culminando con l’invito alla penitenza per alleviare le calamità naturali.
Invece i segreti affidati ai due veggenti, scoperti nel 1999 dall’abbé Michel Corteville, erano così divisi: quello a Mélanie consisteva nell’annuncio di grandi calamità per la Francia e per l’Europa, con riferimento all’anticristo e alla rovina di Parigi e una dura reprimenda contro le persone consacrate ma infedeli. Quello affidato a Maximin annunciava la misericordia e la speranza.
Il 19 settembre 1855 il nuovo vescovo di Grenoble, monsignor de Ginoulhiac, riassumeva così la situazione: «La missione dei fanciulli è terminata, comincia quella della Chiesa». Tuttavia, entrambi non ebbero una vita felice. Furono sottoposti singolarmente ad interrogatori, a volte creduti, a volte no. Comunque monsignor de Ginoulhiac, in un decreto dottrinale del 4 novembre 1854, precisò che le qualità morali dei veggenti, sia prima sia dopo l’apparizione, non fossero importanti in relazione alla realtà dell’accaduto.
Maximin Giraud mantenne sempre un animo semplice, anche nei travagli della sua vita: viaggiò molto, andò in collegio e in seminario, lavorò quindi in farmacia e per breve tempo si arruolò come zuavo pontificio. Diventò socio di un mercante di liquori, ma non riuscì a far quadrare i conti. Tornò dunque a Corps e vi morì la sera del 1° marzo 1875, a 39 anni, celibe, munito dei conforti religiosi.
Quanto a Mélanie Calvat, rimase quattro anni presso le Suore della Provvidenza a Corps, ma divenne oggetto di attenzioni e premure dei visitatori e non venne ammessa ai voti. Entrò e uscì da vari conventi in alcune Nazioni europee, poi si stabilì a Castellammare di Stabia in provincia di Napoli, dove mise per iscritto i suoi presunti segreti.
Spostatasi a Galatina presso Lecce, venne visitata da sant’Annibale Maria Di Francia, che le domandò aiuto per salvare la congregazione delle Figlie del Divino Zelo, da lui fondata a Messina. Dopo un anno, lasciò il suo compito.
In seguito a ulteriori viaggi, si stabilì in incognito ad Altamura in provincia di Bari, dove morì nella notte tra il 13 e il 14 dicembre 1904, a 73 anni.
Ricordati, o nostra Signora de La Salette, Maria Madre di dolori, delle lacrime che hai versato per me sul Calvario e durante la tua misericordiosa apparizione;
ricordati anche delle pene che ti prendi sempre per me per sottrarmi alla giustizia di Dio;
e vedi se dopo aver fatto tanto per questo tuo figlio possa abbandonarlo.
Rianimato da tale consolante pensiero, io mi getto ai tuoi piedi, nonostante le mie infedeltà e ingratitudini.
Non respingere la mia preghiera, o Vergine Riconciliatrice, ma convertimi, fammi la grazia di amare Gesù sopra ogni cosa e di consolare Te pure con una santa vita affinché io possa un giorno contemplarti in cielo. Amen.
Ven. Annibale M. di Francia
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