San Sebastiano è uno dei martiri più noti e invocati dai cristiani; viene invocato e raffigurato a protezione contro la peste.
Poche le notizie che abbiamo su san Sebastiano; nasce intorno al 263 e muore nel 304.
Sant’Ambrogio, in uno scritto, afferma che il santo sarebbe nato a Milano in un tempo di scarse persecuzioni contro i cristiani, ma si era poi trasferito a Roma, dove subì il martirio.
Alcuni scritti riferiscono che proveniva da una famiglia molto credente e che si trasferì a Roma per intraprendere la carriera militare, fino a diventare tribuno della prima coorte della guardia imperiale, i pretoriani, a Roma.
Era stimato per la sua lealtà e intelligenza dagli imperatori Massimiano e Diocleziano, che non sospettavano fosse cristiano.
Grazie alla sua funzione, poteva aiutare con discrezione i cristiani incarcerati, curare la sepoltura dei martiri e riuscire a convertire militari e nobili della corte, dove era stato introdotto da Castulo, cubicolario (domestico) della famiglia imperiale, che poi morì martire.
Un giorno furono arrestati due giovani cristiani, Marco e Marcelliano. Il loro padre, Tranquillino, ottenne un periodo di trenta giorni di riflessione prima del processo da Agrezio Cromazio, prefetto di Roma, affinché potessero salvarsi sacrificando agli dei.
I due fratelli stavano per cedere alla paura, quando intervenne il tribuno Sebastiano, riuscendo a convincerli a perseverare nella fede. Mentre lui parlava ai giovani, i presenti lo videro circondato di luce.
Tra di loro c’era anche Zoe, moglie di Nicostrato, capo della cancelleria imperiale, muta da sei anni. La donna si inginocchiò davanti a Sebastiano, il quale, dopo aver implorato la grazia divina, fece un segno di croce sulle sue labbra, restituendole l’uso della parola.
Davanti alla guarigione della moglie, lo stesso Nicostrato si prostrò ai piedi del tribuno, chiedendogli perdono per aver imprigionato Marco e Marcelliano, cui diede subito la libertà. I due fratelli, però, scelsero di non lasciare il carcere. Zoe e Nicostrato e altre persone chiesero il Battesimo, che fu loro amministrato dal sacerdote Policarpo.
Allo scadere dei trenta giorni, Cromazio chiese a Tranquillino se i due fratelli fossero pronti a sacrificare agli dei. L’uomo rispose che lui stesso era diventato cristiano e condusse a credere anche lo stesso Prefetto, che fu battezzato col figlio Tiburzio.
Tuttavia, Sebastiano fu denunciato come cristiano e condotto davanti a Diocleziano. L’imperatore, vedendo conferma della voce per cui nel palazzo imperiale erano presenti cristiani, persino tra i pretoriani, lo condannò a morte.
Sebastiano fu denudato, poi legato a un palo e ucciso a colpi di frecce. Fu quindi creduto morto e abbandonato in pasto agli animali selvatici.
Poco dopo, la nobile Irene, vedova del martire Castulo, andò a recuperarne il corpo per dargli sepoltura: i cristiani infatti usavano fare così, a costo di essere arrestati a propria volta.
La donna si accorse che il tribuno non era morto: lo fece trasportare in casa propria e lo curò.
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Sebastiano riuscì a guarire e si ripresentò all’imperatore, che stava salendo al tempio di Ercole, rimproverandolo per quanto aveva operato contro i cristiani.
Diocleziano ordinò che quella volta fosse flagellato a morte. Il corpo fu gettato nella Cloaca Massima (condotta fognaria), affinché i cristiani non potessero recuperarlo.
La notte dopo, il martire apparve in sogno alla matrona Lucina e gli indicò il luogo dov’era approdato il suo cadavere e le ordinò di seppellirlo accanto alle tombe degli apostoli sulla via Appia.
Fino a tutto il VI secolo, i pellegrini che vi si recavano quindi visitavano anche la tomba del martire, la cui figura era per questo diventata molto popolare.
Nel 680 si attribuì alla sua intercessione la fine di una grave pestilenza a Roma. Da allora, considerato il terzo patrono della città, dopo i due apostoli Pietro e Paolo, e cominciò a essere invocato contro le pestilenze.
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Le sue reliquie, sistemate in una cripta sotto la basilica costantiniana già detta “Basilica Apostolorum”, furono divise durante il pontificato di papa Eugenio II, il quale ne mandò una parte alla chiesa di San Medardo di Soissons il 13 ottobre 826.
Il suo successore Gregorio IV fece traslare il resto del corpo nell’oratorio di San Gregorio sul colle Vaticano. Il capo, inserito in un prezioso reliquiario, che papa Leone IV trasferì poi nella Basilica dei Santi Quattro Coronati, dov’è tuttora venerato.
Gli altri resti di san Sebastiano rimasero nella Basilica Vaticana fino al 1218, quando papa Onorio III concesse ai monaci cistercensi, custodi della Basilica di San Sebastiano, il ritorno delle reliquie risistemate nell’antica cripta.
Nel XVII secolo l’urna è posta in una cappella della nuova chiesa, sotto la mensa dell’altare, dove si trovano tuttora.
San Sebastiano è considerato patrono degli arcieri e archibugieri, dei tappezzieri, fabbricanti di aghi e di quanti altri abbiano a che fare con oggetti a punta simili alle frecce; è invocato nelle epidemie, specie contro la peste.
Ancora durante la sua vita, il Papa san Caio lo denominò “difensore della Chiesa”.
È considerato patrono di molte città ed è molto venerato nel mondo.
O buon San Sebastiano, che per testimoniare la tua fede a Cristo Gesù ti sei fatto martirizzare. Sii il mio protettore, sostienimi con le tue braccia vittoriose e io non avrò paura delle potenze nemiche.
Intercedi presso il Signore per il favore che ti chiedo.. (CHIEDERE)
Infondimi il coraggio di testimoniare con la mia vita la fede in Cristo Gesù.
San Sebastiano, prega per noi. Amen.
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