Categorie: Testimonium

Oggi, 21 Agosto, è la festa di San Pio X: il papa che amò la Chiesa. Preghiera per chiedere una grazia

San Pio X (Giuseppe Sarto), Papa: vita e preghiera

Pio X è stato il 257º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica. È ricordato soprattutto per la difesa intransigente dell’ortodossia della dottrina cattolica, concretizzatasi nella condanna e lotta al modernismo teologico e per la redazione del Catechismo Maggiore detto comunemente, appunto, “di Pio X”.

La storia

Giuseppe Melchiorre Sarto nasce a Riese (Treviso), oggi Riese Pio X, il 2 giugno 1835; era il secondo dei 10 figli di Giovanni Battista Sarto e Margherita Sanson. Il padre era impiegato comunale e nel tempo libero coltivava un piccolo appezzamento di terreno.

Sin da ragazzo dimostrò forza di carattere e tenace volontà; serenamente sopportava i sacrifici imposti dalla condizione povera della famiglia. Percorse per anni ogni giorno a piedi, spesso scalzo, la strada che conduce da Riese a Castelfranco per poter frequentare la scuola.

Dotato di predisposizione allo studio, fu aiutato da alcuni sacerdoti e poi dal patriarca di Venezia, anch’egli originario di Riese, che gli offrì un posto gratuito nel Seminario di Padova, a quell’epoca uno dei migliori d’Italia.

Quando aveva 17 anni, nel 1852, morì il padre e gli amministratori del piccolo Municipio di Riese, per aiutare la numerosa famiglia, offrirono al giovane Giuseppe l’impiego occupato dal padre.

Ma l’eroica madre Margherita, rifiutò l’offerta, perché il ‘Bepi’ doveva seguire la sua vocazione sacerdotale. Avrebbe pensato lei con il suo lavoro di sarta, a portare avanti la famiglia, lavorando notte e giorno.

San Pio X (Giuseppe Sarto), Papa: vita e preghiera

Nel settembre 1858, viene ordinato sacerdote a 23 anni e subito nominato cappellano a Tombolo (Padova) piccola parrocchia di campagna, dove giunse il 29 novembre 1858; qui profuse le giovani forze nell’apostolato e nel ministero sacerdotale per ben nove anni.

Essendo risultato primo al concorso, fu nominato nel 1867 parroco a Salzano, grosso borgo della provincia veneziana, dove rimase per circa nove anni.

Dotato di una salute di ferro, di un’energia che non conosceva debolezza e di una sorprendente capacità di rapportarsi con gli altri, egli si diede anima e corpo all’attività parrocchiale. Suscitando l’ammirazione dei parrocchiani e dei confratelli sacerdoti.

Nel novembre 1875 il vescovo di Treviso lo chiamò presso di sé nominandolo Canonico della Cattedrale, Cancelliere della Curia Vescovile, Direttore spirituale del Seminario; incarichi di prestigio per il giovane sacerdote Giuseppe Sarto (aveva 40 anni), il quale trascorreva la mattina al vescovado e il pomeriggio in Seminario.

Adempiva ai suoi compiti con dedizione e competenza. La sua sollecitudine gli faceva portare a casa le pratiche non ancora evase che sbrigava anche nelle ore notturne, la sua buona salute gli consentiva di recuperare le forze con appena 4-5 ore di sonno.

Diventa vescovo

Il suo modo di agire, pieno di comprensione verso gli altri e il suo amore particolare per i poveri, gli guadagnarono l’affetto e la stima di tutti. Nessuno si meravigliò quando nel settembre 1884, papa Leone XIII lo nominò vescovo di Mantova.

La diocesi mantovana attraversava un periodo particolarmente difficile, sia al suo interno, sia con il potere civile, ma il modesto prete Giuseppe Sarto, conosciuto per la fama di oratore brillante e per la sua grande carità, si rivelò un capo, con uno spirito realistico, pronto a cogliere il nodo dei problemi e a trovarne le soluzioni pratiche, con una bonarietà sorridente ma che all’occorrenza sapeva accompagnarla con una fermezza innata. Avviò un profondo rinnovamento della vita cristiana in tutta la diocesi. Incoraggiò l’affermarsi delle cooperative operaie; formatosi sotto papa Pio IX e nel clima reazionario della monarchia asburgica, alla quale il Veneto fino al 1866 era soggetto, mons. Sarto era considerato un “intransigente”, che condannava il liberalismo e lo spirito di apertura alla mentalità moderna.

Erano problemi che agitavano la Chiesa del post Stato Pontificio e la ventata di modernismo proveniente da tanti settori della società, vedeva nelle diocesi italiane il contrapporsi di ideologie, con vescovi permissivi e altri intransigenti alle aperture.

Papa Leone XIII apprezzando il suo operato, lo elevò alla dignità cardinalizia il 12 giugno 1893 con il titolo di San Bernardo alle Terme. Il 15 giugno lo destinava alla sede patriarcale di Venezia, anch’essa in una situazione particolarmente difficile.

Ma il suo ingresso poté avvenire solo il 24 novembre 1894, perché mancava il beneplacito del Governo Italiano. Il re d’Italia Umberto I°, sosteneva di avere il diritto di scelta del patriarca per un antico privilegio della Repubblica Veneta, ma alla fine dopo 17 mesi si arrivò ad un compromesso.

Successivamente ritenne necessario preparare un progressivo riavvicinamento tra la nuova Italia e la Santa Sede, risolvendo la ‘Questione Romana’ e salvaguardando tutto ciò che vi era di essenziale sotto l’aspetto spirituale, ma abbandonando ciò che era transitorio nelle posizioni prese da papa Pio IX, dopo l’occupazione dello Stato Pontificio e perseguite anche da papa Leone XIII.

Incurante delle critiche e dello stupore di alcuni, non esitò ad indurre i cattolici veneziani ad allearsi con i liberali moderati. Questo per far cadere l’amministrazione comunale massonica, che aveva soppresso il catechismo nelle scuole e fatto togliere il crocifisso negli ospedali.

Mobilitò i parroci e i gruppi di Azione Cattolica, moltiplicò le riunioni dei comitati, governò la stampa cattolica.

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Gli adulti venivano istruiti nella fede e organizzati in Associazioni religiose. I bambini venivano preparati alla Prima Comunione e Cresima con particolare impegno. Le celebrazioni liturgiche presero nuovo decoro con la solennità dei canti sacri.

In questo periodo conobbe il giovane Lorenzo Perosi, ne ammirò il talento musicale. Lo aiutò e incoraggiò a diventare sacerdote, gli affidò la riforma del canto liturgico prima a Venezia e poi a Roma.

Amò i poveri, ai quali donava tutto quello che possedeva. Giunto a Venezia non volle una porpora cardinalizia nuova, ma fece riadattare dalle sue sorelle che l’avevano seguito, quella vecchia del suo predecessore. Donando ai poveri la somma equivalente per una nuova.

Pur essendo ostile al socialismo e al liberalismo, non mancò, come a Mantova, di preoccuparsi di tutto quanto potesse migliorare le condizioni di vita degli operai. Incoraggiò le Casse Operaie parrocchiali, le Società di Mutuo Soccorso, gli uffici di collocamento popolare e per indirizzare il clero in questa direzione. Istituì nel 1895 una cattedra di scienze economiche e sociali nel Seminario.

Il 15 ottobre 1893 il cardinale era al capezzale dell’anziana madre morente, la quale aveva espresso il desiderio prima di morire di vedere il figlio vestito dei suoi abiti cardinalizi. Lui volle accontentarla, si presentò all’improvviso quel mattino e la madre vedendolo esclamò con stupore: “Ah Bepi, sè tutto rosso!…”. E lui: “E vu mare, sè tutta bianca!”.

Muore Papa Leone XIII

Il 20 luglio 1903 ad oltre 93 anni, morì papa Leone XIII. Aveva governato la Chiesa oltre 25 anni e il patriarca di Venezia card. Sarto partì alla volta di Roma. Alla stazione ferroviaria una gran folla lo circondò per salutarlo ed egli commosso rassicurò loro “Vivo o morto ritornerò”. Del resto il biglietto per il treno che gli era stato offerto, era di andata e ritorno.

Quelle parole furono profetiche, perché il patriarca Sarto non tornò più a Venezia perché eletto papa. Ma un suo successore, papa Giovanni XXIII, anch’egli patriarca della città lagunare, autorizzò il ritorno dell’urna con il corpo dell’ormai santo Pio X. Avvenne trionfalmente il 12 aprile 1959. L’urna esposta nella Basilica di San Marco, rimase a Venezia per un mese fino al 10 maggio, a ricevere il saluto e la venerazione dei suoi veneziani.

Eletto papa

Il conclave, durato quattro giorni, designò il 3 agosto 1903, il patriarca di Venezia nuovo pontefice. Nonostante le sue implorazioni a non votarlo, il quale alla fine accettò prendendo il nome di Pio X.

Il suo pontificato durò 11 anni, rompendo la sua personale cadenza negli incarichi ricevuti che furono stranamente sempre di nove anni. 9 anni in Seminario, 9 come cappellano a Tombolo, 9 anni come parroco a Salzano, 9 come canonico e direttore del Seminario a Treviso, 9 come vescovo di Mantova e 9 come patriarca di Venezia.

Aveva 68 anni quando salì al Soglio Pontificio instaurando una linea di condotta per certi versi di continuità con i due lunghissimi pontificati di Pio IX e Leone XIII che l’avevano preceduto, specie in campo politico. Ma anche di rottura con certi schemi ormai consolidati, ad esempio, sebbene di umili origini egli rifiutò sempre di elargire benefici alla famiglia, come critica verso certi nepotismi e favoritismi più o meno evidenti, fino allora praticati.

Suo Segretario di Stato fu il card. Merry del Val, con il quale si dedicò ad una riaffermazione ben chiara dei diritti della Chiesa e ad una strategia ad ampio raggio per ristabilire l’ordine sociale secondo il volere di Dio.

Davanti ai grandi progressi di un liberalismo prevalentemente antireligioso, di un socialismo prevalentemente materialista e di uno scientismo presuntuoso, Pio X avvertì la necessità di erigere il papato contro la modernità, spezzando ogni tentativo di avviare un compromesso efficace tra i cattolici e la nuova cultura.

Con l’enciclica “Pascendi” del 1907 condannò il ‘modernismo’. In campo politico riprese la linea intransigente di Pio IX, egli considerava la separazione della Chiesa dallo Stato come un sacrilegio, gravemente ingiuriosa nei confronti di Dio al quale bisogna rendere non solo un culto privato ma anche uno pubblico.

Il 20 gennaio 1904 papa Pio X reduce dal drammatico conclave che l’aveva eletto, stabilì che nessun potere laico esterno, potesse opporre un veto nell’elezione del pontefice e fulminò con scomunica quei cardinali che si prestassero a fare da portavoce, anche del semplice desiderio o indicazione di uno Stato.

Papa di cultura

Pio X, che amava presentarsi come un “buon parroco di campagna”, aveva in realtà notevoli doti e non era affatto sprovvisto di cultura, leggeva numerose opere, parlava e leggeva il francese, possedeva un gusto artistico e protesse i tesori d’arte della Chiesa. Cultore della musica, amò il canto liturgico.

Uomo di grandezza morale, viveva in Dio e di Dio, esercitava le virtù cristiane fino all’eroismo, con una umiltà diventata la sua seconda natura senza la minima ostentazione. Aveva una fede e una fiducia nella Provvidenza che lo portava ad una forte serenità interiore; inoltre era uomo di grande carità, che destava la meraviglia dei dignitari del Vaticano.

“Instaurare omnia in Christo” (Ripristina tutte le cose in Crist) era il motto di papa Pio X e con la forza e la costanza che gli erano proprie, cercò di attuare in tutti campi questa restaurazione della società cristiana a partire dalla Chiesa. Riformò profondamente la Curia Romana e le varie Congregazioni. Fece redigere un nuovo Codice di Diritto Canonico; applicò le norme per la Comunione frequente e per i bambini; riformò la Liturgia togliendo dal Messale molte cose inutili, riportò al ciclo delle domeniche, il posto che era stato usurpato dal ciclo dei Santi; sollecitò il canto e la musica nelle funzioni sacre. Istituì l’obbligo del catechismo a piccoli e grandi e che da lui si chiamò “Catechismo di Pio X”.

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La morte

Verso la fine del suo pontificato, sull’Europa si addensavano nubi minacciose di guerra, che coinvolgevano molti Stati cattolici in contrasto fra loro.

Dopo l’attentato di Sarajevo all’arciduca ereditario Francesco Ferdinando, seguì il 28 luglio 1914 l’attacco dell’Austria alla Serbia e man mano il conflitto si estese a tutta l’Europa; per papa Pio X, già da tempo sofferente di gotta e quasi ottantenne, fu l’inizio della fine, il suo stato di salute e il deperimento fisico si accentuò e dopo una bronchite trasformatosi bruscamente in polmonite acuta. Il pontefice morì nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1914; fu sepolto nelle Grotte Vaticane.

In vita era indicato come un “Papa Santo”, perché correva voce di guarigioni avvenute toccando i suoi abiti, ma lui sorridendo correggeva: “Mi chiamo Sarto non Santo”. Venne beatificato il 3 giugno 1951 da papa Pio XII e proclamato santo dallo stesso pontefice il 29 maggio 1954; la sua urna si venera nella Basilica di San Pietro.

Preghiera a Pio X

O Santo Pontefice Pio X, pastore buono e vigilante, asceso alla gloria dei Santi, ascolta la preghiera che con fiducia Ti rivolgiamo.

Tu che hai guidato i fedeli alla conoscenza del Vangelo, all’assidua frequenza della Santa Eucarestia, alla viva condivisione coi poveri e i diseredati, ottienici di conoscere sempre meglio Gesù, di amarlo di vero cuore, di impregnare la nostra vita della Sua.

Proteggi la Chiesa, il Papa, i Pastori, le famiglie. Tienici lontani da ogni male dell’anima e del corpo.

Aiutaci a vivere da testimoni dell’amore di Dio e dei fratelli, che Gesù ci ha offerto col suo sacrifico e la sua resurrezione.

Trasforma le nostre comunità in luoghi di accoglienza dei fratelli, di speranza per chi ha perduto la meta, di incontro con la luce e la gioia del Risorto.

Accompagnati dalla materna intercessione di Maria, rendici annunciatori instancabili del Vangelo del Suo Figlio, operatori coraggiosi di concordia fra i popoli, missionari del Suo Regno di giustizia, di amore di pace. Amen.

Oppure:

Glorioso San Pio X oggi ti eleggo
a mio speciale patrono:
sostieni in me la Speranza,
confermami nella Fede,
rendimi forte nella Virtù.

Aiutami nella lotta spirituale,
ottienimi da Dio tutte le Grazie
che mi sono più necessarie
ed i meriti per conseguire con te
la Gloria Eterna…

Puoi recitare anche questa orazione a San Giuseppe

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