Scopri la storia e recita la supplica, l’origine del santuario è avvolta dal mistero…
L’origine del santuario è avvolta da un alone di mistero e leggenda, legata alla tradizione popolare.
Secondo tradizione, durante la persecuzione iconoclasta ordita dall’imperatore Leone Isaurico a Costantinopoli, VIII secolo, due monaci basiliani vennero sorpresi dai soldati con il dipinto su legno della Madonna. Chiusi in una grande cassa insieme al quadro, furono gettati in mare:
“Se veramente è così miracolosa, vi salverà”, dissero.
Dopo 54 giorni, questa cassa galleggiante toccò la sponde di Messina e successivamente di Gaeta.
Qui il quadro fu esposto alla venerazione dei fedeli, ma dopo poco tempo scomparve da quel luogo e venne ritrovato sul monte Civita, presso Itri, da un pastore sordo e muto che era alla ricerca di una sua bestia smarrita.
Egli riacquistò l’udito e la parola e corse lieto in paese (a Itri) a dare la notizia del quadro miracoloso trovato su un leccio. Fu così che il quadro fu affidato ai monaci benedettini, che all’epoca erano in Figline, a circa 3 km dalla cima suddetta sulla strada mulattiera che va verso Fondi.
Più realisticamente, l’icona di fattura certamente orientale (attribuita addirittura a san Luca per la presenza di tre lettere, ormai sbiadite, poste alla base del quadro: L.M.P. a significare “Lucas Me Pinxit”), raggiunse Gaeta portata da alcuni monaci basiliani che, fuggiti dall’oriente, andavano verso qualche convento del Lazio.
Il quadro fu lasciato ai monaci del monastero di San Giovanni in Figline, i quali lo esposero a poca distanza sul monte Civita, in un eremitaggio appartenente al loro monastero.
Il quadro in stile bizzantino raffigurante la Madonna della Civita è stato restaurato più volte: alla fine del XVII secolo; in occasione della prima incoronazione del 1777, l’antica tavola di legno, sulla quale era collocato il quadro, fu sostituita con una lastra di rame; nel 1815, quando un fulmine colpì l’immagine rischiando di distruggere la tela, il quadro fu sistemato su un telaio di legno (sul quale è giunto fino ai giorni nostri), dopo aver rimosso la lastra di rame; nel 1953, dal prof. Edelweiss Frezzan.
Sia l’antica tavola di legno che la lastra di rame sono state conservate.
Durante la seconda guerra mondiale il quadro non fu distrutto grazie a don Lidio Borgese, rettore del santuario in quel periodo, che riuscì a nascondere l’immagine sotto il suo mantello.
Così, senza farsi scoprire dai tedeschi, il rettore viaggiò tra i monti Lepini, fino a Sonnino e Cisterna di Latina, riuscendo, successivamente, a far tornare il quadro a Itri.
Le prime notizie del santuario risalgono al 1147: una donazione, riportata in un documento, fatta da un notaio di Itri e da sua moglie, all’abate del monastero, Riccardo, per il restauro della chiesetta della Madonna della Civita, affidata alla custodia di fra’ Bartolomeo. Nel 1491, il santuario iniziò ad avere l’attuale connotazione. I cittadini di Itri, infatti, fecero pressione sul vescovo di Gaeta per avere una chiesa più grande.
Gli itrani furono accontentati e la nuova chiesa fu consacrata da mons. Francesco Patrizi, che la intitolò all’Immacolata, come il Concilio di Basilea pochi anni prima aveva incoraggiato a venerare Maria.
Il vescovo volle tramandare ai posteri l’impegno degli itrani, confermando, in un documento dell’anno successivo, che gli uomini della terra di Itri sono i fondatori, patroni e sostenitori del santuario. Parlando del quadro della Vergine, nella bolla di consacrazione datata 20 giugno 1491, evidenzia la continua venerazione al santuario e al quadro della Madonna “antique venerationis” (di antica venerazione).
Il 10 febbraio 1849, Pio IX, esule a Gaeta, vi si recò in pellegrinaggio con il re di Napoli Ferdinando II, che, a ricordo, volle far realizzare la via Civita Farnese (ora statale 82). In questo luogo il papa ebbe l’ispirazione di definire per i credenti cattolici il dogma dell’Immacolata Concezione.
Sempre Pio IX, nel 1877, sottoscrisse il decreto per la seconda incoronazione. Fu coniata, per l’occasione, una medaglia ricordo. Dai primi mesi del 1985, il santuario è stato affidato alla cura pastorale dei padri passionisti, fino a tutt’oggi. Nel 1988 nacque Radio Civita, per opera di padre Giuseppe Polselli, 1º rettore passionista, che consente a migliaia di persone di partecipare alle messe che si tengono nel santuario.
Il 25 giugno 1989, anche Giovanni Paolo II giunse come pellegrino presso il santuario a venerare la Madonna della Civita. L’afflusso dei pellegrini è stato sempre in aumento, specialmente in questi ultimi anni, tanto che in alcune celebrazioni domenicali si è costretti a celebrare la messa sul piazzale. Per questo motivo attualmente sono in atto dei lavori di ampliamento. (Fonte biscobreak.altervista.org)
O Maria, Madre di Gesù Redentore e Madre della chiesa, che in questo Santuario della Civita dispensi, con la tua materna intercessione, innumerevoli doni di grazie a quanti ricorrono a Te, accogli la mia fervida supplica.
A Te affido e abbandono il mio cuore e l’anima mia quanto sono e quanto raccolgo con il mio operare e il mio soffrire. Rendimi saldo nella fede, incrollabile nella speranza, ardente nell’amore, generoso nel soffrire, abbandonato alla Volontà di Dio.
Fa di me un autentico figlio della Chiesa, un testimone del Vangelo nel mondo, uno strumento di salvezza per i fratelli. Che io sia sempre più immerso nell’amore del Signore Gesù, con lo Spirito Santo, nel cuore del Padre. Amen
+ Vincenzo M Farano
Arcivescovo di Gaeta
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