Sant’Umile da Bisignano è stato un religioso e mistico italiano dell’Ordine dei Frati Minori; Giovanni Paolo II, il 19 maggio 2002, lo ha proclamato santo.
Nasce il 26 agosto 1582 a Bisignano (Cosenza) da Giovanni Pirozzo e Ginevra Giardino, al battesimo ricevette il nome di Luca Antonio.
Si fece ammirare fin da fanciullo per la straordinaria pietà: partecipava alla Messa quotidiana, si accostava alla mensa eucaristica in tutte le feste, pregava meditando la passione del Signore anche durante il lavoro dei campi.
Diventa successivamente membro della Confraternita dell’Immacolata Concezione, ed era comunemente indicato da tutti come modello d’ogni virtù.
Nei processi canonici è ricordato il fatto che a chi gli diede sulla pubblica piazza un solenne ceffone, per tutta risposta presentò umilmente l’altra guancia.
Verso il diciottesimo anno sentì la chiamata di Dio alla vita consacrata; ma, per varie cause, dovette rimandare per ben nove anni la realizzazione dei suoi propositi, impegnandosi tuttavia in una vita più austera e fervorosa. Finalmente a ventisette anni entrò nel noviziato di Mesoraca (Crotone) dei Frati Minori, dove erano preposti alla formazione dei giovani due santi religiosi: Padre Antonio da Rossano come maestro e Padre Cosimo da Bisignano come Superiore del convento.
Superate, per intercessione della Vergine, non poche difficoltà, emise la professione religiosa il 4 settembre 1610. Svolse con semplicità ed esattezza le tipiche mansioni dei religiosi non sacerdoti, quali la questua, il servizio alla mensa della comunità, la cura dell’orto ed ogni altro lavoro manuale richiesto dai superiori.
Fin dal tempo del noviziato si distinse per la maturità spirituale e per il fervore nell’osservanza della Regola.
Si dedicò con slancio all’orazione e Dio, fu sempre al centro dei suoi pensieri. Fu obbediente, umile, docile, condividendo con gioia i vari momenti della vita di comunità. Dopo la professione religiosa, intensificò l’impegno nella via della santità. Moltiplicò le mortificazioni, i digiuni e lo zelo nel servizio di Dio e della sua comunità.
La carità lo rese caro a tutti: ai frati, al popolo ed ai poveri, che aiutava distribuendo loro quanto la Provvidenza gli dava. Gli stessi doni carismatici, che ebbe in abbondanza, li esercitò per la gloria di Dio, per la costruzione del regno di Cristo nelle anime e per la consolazione dei bisognosi.
Ebbe fin da giovane il dono di continue estasi, tanto da essere chiamato “il frate estatico”. Esse furono per lui occasione di una lunga serie di prove e di umiliazioni, a cui i superiori lo assoggettarono allo scopo di assicurarsi che provenissero realmente da Dio e che non vi fosse inganno diabolico. Ma tali prove, felicemente sostenute e superate, accrebbero la fama della sua santità sia presso i confratelli, sia presso gli estranei. F
u dotato anche dei doni singolari del discernimento dei cuori, della profezia, dei miracoli e soprattutto della scienza infusa. Benché analfabeta e indotto, dava risposte sopra la Sacra Scrittura e sopra qualunque punto della dottrina cattolica, tali da far meravigliare insigni teologi.
È facile comprendere da quale stima fosse universalmente circondato. Il Padre Benigno da Genova, Ministro generale del suo Ordine, lo volle con sé per la visita canonica ai Frati Minori della Calabria e della Sicilia.
Godé della fiducia dei Sommi Pontefici Gregorio XV e Urbano VIII, i quali lo chiamarono a Roma e, dopo averlo fatto rigorosamente esaminare nello spirito, si giovarono delle sue preghiere e dei suoi consigli.
Si trattenne a Roma parecchi anni, soggiornando quasi sempre nel convento di San Francesco a Ripa, e, per pochi mesi, in quello di Sant’Isidoro. Soggiornò per qualche tempo anche a Napoli nel convento di Santa Croce, dove profuse il suo impegno nel diffondere il culto al Beato Giovanni Duns Scoto, particolarmente venerato nella diocesi di Nola.
Verso il 1628 fece domanda di poter “andare a patire” in terra di missioni. Avutane dai superiori risposta negativa, continuò a servire il regno di Dio tra la sua gente, prendendosi cura dei più deboli, degli emarginati e dei dimenticati.
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La sua vita fu una “preghiera incessante per tutto il genere umano”. Semplici le sue preghiere, ma sgorganti dai cuore. Avendogli chiesto il Padre Dionisio da Canosa, per molti anni suo confessore e suo primo biografo, che cosa domandasse al Signore in tante ore di orazione, egli rispose: “Io non faccio altro se non dire a Dio: ‘Signore, perdonami i miei peccati e fa’ che io ti ami come sono obbligato ad amarti; e perdona i peccati a tutto il genere umano, e fa’ che tutti ti amino come sono obbligati ad amarti!’”.
Muore il 26 novembre del 1637 a Bisignano, è stato beatificato da Leone XIII il 29 gennaio 1882 e il 19 maggio 2002 per opera di San Giovanni Paolo II è stato canonizzato.
(Fonte santiebeati.it)
O Sant’Umile, che per la tua umiltà profonda, il tuo distacco dalle creature e il tuo fervore nel servizio divino, hai ricevuto in dono da Dio la luce della mente e la libertà del cuore, ottieni per noi dal Signore lo spirito di docilità e di vera umiltà, il sincero distacco degli interessi materiali e un fervido amore a tutto ciò che è profondo e contemporaneamente alto; affinché seguendo fedelmente il Serafico Padre San Francesco possiamo realizzare sulla terra la vita del Cielo.
Abbi uno sguardo di particolare benevolenza per i fratelli e le sorelle che più da vicino ti seguono nel cammino francescano dell’Umiltà.
Sii il loro specchio e la loro guida, e fa che nel dono di se stessi a Dio, portino quella semplicità di cuore, quell’amore al nascondimento e quel fervore della vita interiore, che ti condussero a tanta grandezza nella gloria dei Santi e dei Beati.
O luminosa gloria del Francescanesimo di Calabria, con la tua efficace intercessione, ottieni al Carisma del Poverello d’Assisi un benefico rifiorimento di sante ed elette vocazioni.
Le tue virtù risplendano come faro di luce nel popolo dal quale Dio si degnò presceglierti, e una moltitudine di anime generose si consacri al divino servizio e al bene delle anime nell’Ordine Serafico. Amen.
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Glorioso Sant’Umile oggi ti eleggo
a mio speciale patrono:
sostieni in me la Speranza,
confermami nella Fede,
rendimi forte nella Virtù.
Aiutami nella lotta spirituale,
ottienimi da Dio tutte le Grazie
che mi sono più necessarie
ed i meriti per conseguire con te
la Gloria Eterna. Amen.
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