Santa Caterina da Siena, è stata una delle più importanti mistiche e donne della Chiesa; un dono di Dio per l’Italia e l’Europa.
Caterina nasce il 25 Marzo 1347 a Siena, nel rione di Fontebranda, nella contrada dell’Oca; era figlia del tintore di panni Jacopo Benincasa e di sua moglie Lapa Piacenti, ventiquattresima di 25 figli. Assieme a lei nacque una sorella gemella, battezzata col nome di Giovanna, che morì a poche settimane di vita.
Caterina ha solo sei anni quando le appare Gesù vestito maestosamente, da Sommo Pontefice, con tre corone sul capo ed un manto rosso, accanto al quale stanno san Pietro, san Giovanni e san Paolo. Il Papa si trovava, a quel tempo, ad Avignone e la cristianità era minacciata dai movimenti ereticali.
Già a sette anni fece voto di verginità. Preghiere, penitenze e digiuni costellavano ormai le sue giornate, dove non c’era più spazio per il gioco.
Della precocissima vocazione parla il suo primo biografo, il beato Raimondo da Capua (1330-1399), nella Legeda Maior, confessore di santa Caterina e che divenne superiore generale dell’ordine domenicano.
In queste pagine troviamo come la mistica senese abbia intrapreso, fin da bambina, la via della perfezione cristiana. Riduceva cibo e sonno; aboliva la carne; si nutriva di erbe crude, di qualche frutto; utilizzava il cilicio…
Proprio ai Domenicani la giovanissima Caterina, che aspirava a conquistare anime a Cristo, si rivolse per rispondere alla impellente chiamata. Ma prima di realizzare la sua aspirazione fu necessario combattere contro le forti reticenze dei genitori che la volevano coniugare.
Aveva solo 12 anni, eppure reagì con forza: si tagliò i capelli, si coprì il capo con un velo e si serrò in casa. Risolutivo fu poi ciò che un giorno il padre vide: sorprese una colomba aleggiare sulla figlia in preghiera .
Nel 1363 vestì l’abito delle «mantellate» (dal mantello nero sull’abito bianco dei Domenicani); una scelta anomala quella del terz’ordine laicale, al quale aderivano soprattutto donne mature o vedove, che continuavano a vivere nel mondo, ma con l’emissione dei voti di obbedienza, povertà e castità.
Caterina si avvicinò alle letture sacre pur essendo analfabeta. Ricevette dal Signore il dono di saper leggere e imparò anche a scrivere, ma usò comunque e spesso il metodo della dettatura.
Al termine del Carnevale del 1367 si compiono le mistiche nozze: da Gesù riceve un anello adorno di rubini. Fra Cristo, il bene amato sopra ogni altro bene, e Caterina viene a stabilirsi un rapporto di intimità particolarissimo e di intensa comunione, tanto da arrivare ad uno scambio fisico di cuore. Cristo, ormai e in tutti i sensi, vive in lei (Gal 2,20).
Ha inizio l’intensa attività caritatevole a vantaggio dei poveri, degli ammalati, dei carcerati e intanto soffre indicibilmente per il mondo, che è in balia della disgregazione e del peccato. L’Europa è pervasa dalle pestilenze, dalle carestie, dalle guerre.
Le lettere, che la mistica osa scrivere al Papa in nome di Dio, sono vere e proprie colate di lava, documenti di una realtà che impegna cielo e terra. Lo stile, tutto cateriniano, sgorga da sé, per necessità interiore: sospinge nel divino la realtà contingente, immergendo, con una iridescente e irresistibile forza d’amore, uomini e circostanze nello spazio soprannaturale. Ecco allora che le sue epistole sono un impasto di prosa e poesia, dove gli appelli alle autorità, sia religiose che civili, sono fermi e intransigenti, ma intrisi di materno sentire: «Delicatissima donna, questo gigante della volontà; dolcissima figlia e sorella, questo rude ammonitore di Pontefici e di re; i rimproveri e le minacce che ella osa fulminare sono compenetrati di affetto inesausto» (G. Papàsogli, Caterina da Siena, Fabbri Editori RCS, Milano 2001, p. 201).
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Usava espressioni tonanti, invitando alla virilità delle scelte e delle azioni, ma sa essere ugualmente tenerissima. Caterina intingeva il pensiero nell’inchiostro della realtà tutta intera, quella fatta di bene e male, di angeli e demoni, di natura e sovranatura, dove il contingente si incontra e si scontra nell’Eterno.
Una brulicante «famiglia spirituale», formata da sociae e socii, confessori e segretari, vive intorno a questa madre che pungola, sostiene, invita, con forza e senza posa, alla Causa di Cristo, facendo anche pressioni, come pacificatrice, su casate importanti come i Tolomei, i Malavolti, i Salimbeni, i Bernabò Visconti…
Fu una delle più grandi mistiche della storia: ebbe lotte con il demonio, levitazioni, estasi, bilocazioni, colloqui con Cristo, il desiderio di fusione in Lui e la prima morte, quando la sua anima fu liberata dalla carne per un breve spazio di tempo.
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I temi sui quali Caterina pone attenzione sono: la pacificazione dell’Italia, la necessità della crociata, il ritorno della sede pontificia a Roma e la riforma della Chiesa. Passato il periodo della peste a Siena, nel quale non sottrae la sua attenta assistenza, il 1 aprile del 1375, nella chiesa di Santa Cristina, riceve le sacre stimmate.
In quello stesso anno cerca di dissuadere i capi delle città di Pisa e Lucca dall’aderire alla Lega antipapale promossa da Firenze che si trovava in urto con i legati pontifici, che avrebbero dovuto preparare il ritorno del Papa a Roma.
Il 18 giugno 1376 Caterina giunse ad Avignone, dove l’attendevano fra Raimondo coi suoi compagni. La religiosa fu ricevuta dal papa che accolse la sua “santa richiesta” di tornare a San Pietro.
Il 13 settembre papa Gregorio XI varcò il ponte sul Rodano e lasciò Avignone diretto a Roma. Una volta arrivato a Marsiglia il pontefice proseguì il viaggio per nave, facendo scalo a Genova. Lì fu messo in crisi dalla notizia dei disordini scoppiati a Roma e delle disfatte delle truppe pontificie per opera dei fiorentini. La maggioranza dei cardinali insisteva per tornare indietro. In questo clima di incertezza, si narra che fu Caterina a rassicurare il papa che la volontà divina lo chiamava a Roma e che Cristo lo avrebbe protetto, facendogli riprendere il viaggio.
Tuttavia gravi problemi sorsero quando fu eletto il suo successore, Urbano VI. Uno scisma era scoppiato nella Chiesa a causa della rivolta di alcuni cardinali, in gran parte stranieri, che avevano dichiarata invalida l’elezione di papa. Il 20 settembre del 1378 elessero a Fondi un antipapa, che prese il nome di Clemente VII, il quale fu però poi costretto a fuggire ad Avignone con i cardinali che lo avevano eletto.
Caterina si schierò sempre a favore di Urbano VI.
La sede della Chiesa tornò a Roma!
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Secondo la tradizione, durante gli ultimi giorni della sua vita ci furono continue visite dei figli spirituali e a ciascuno di essi, dopo le comuni raccomandazioni, lei comunicava ciò che dovevano fare successivamente nella vita. La santa è morta il 29 aprile 1380, all’età di 33 anni
Fu canonizzata da papa Pio II nel 1461. Nel 1970 è stata dichiarata dottore della Chiesa da papa Paolo VI.
Santa Caterina è stata proclamata patrona d’Italia nel 1939 da papa Pio XII (assieme a San Francesco d’Assisi) e compatrona d’Europa da papa Giovanni Paolo II il 1 ottobre del 1999. (Fonte santiebeati.it – Autore: Cristina Siccardi)
O gloriosa Santa Caterina di Siena, voi, che ancora bambina, meritaste di essere chiamata la piccola Santa, per il vostro raccoglimento, il vostro spirito di orazione ed il vostro amore alla purità che vi indusse a soli 8 anni a far voto di verginità, ottenetemi di amare la preghiera ed il raccoglimento, mezzi efficacissimi per serbarci buoni e casti.
Gloriosa Santa, per l’amore eccelso ed eroico, che portaste al vostro Divin Sposo Gesù, e che vi fece degna di soffrire per lui infermità e calunnie, per il lume soprannaturale di cui foste miracolosamente dotata, tanto da poter consigliare gli stessi Sommi Pontefici in cose riguardanti il maggior bene della Chiesa, otteneteci, vi preghiamo un grande amore a Gesù Cristo, che è quel libro divino su cui si impara la vera scienza che forma i Santi.
(Pater, Ave, Gloria)
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