La solennità della Santissima Trinità ricorre ogni anno la domenica dopo Pentecoste; in questa festa professiamo e veneriamo Dio uno e trino e la Trinità nell’unità.
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Fino all’VIII secolo la Chiesa non celebrò nessuna solennità in onore della Trinità. Il motivo di ciò risiede nel fatto che la liturgia cattolica ha come suo scopo la lode e l’adorazione a Dio uno e trino: tutto in essa è ordinato a questo supremo scopo, dal sacrificio eucaristico, ai Sacramenti, alla Liturgia delle Ore, al culto di Maria e dei Santi e alla stessa catechesi. Del resto la Chiesa Orientale non ha tuttora una festa per la Trinità, il cui mistero, nel Rito Bizantino, è ricordato il particolar modo nella festa della Pentecoste.
La festa della Trinità nacque dalla devozione privata verso il mistero trinitario che fiorì nei paesi franchi durante il periodo carolino. I primi centri di questa devozione furono i monasteri di Aniane e di Tours:
Tale devozione ebbe fin dall’inizio il carattere di una professione di fede nel mistero della Trinità, come testimoniano le preghiere alla Santissima Trinità contenute nei Libelli precum (“libretti di preghiere”) dell’epoca, dei quali almeno tre provengono da Tours.
Papa Giovanni XXII, nella prima metà del Trecento, in un decreto sancì che la Chiesa cattolica accettava la festa della Santissima Trinità e la estendeva a tutte le Chiese locali, collocandola nella I Domenica dopo Pentecoste.
Il mistero della Santissima Trinità è un mistero e come tale non può essere compreso. Ma non per questo è qualcosa d’irragionevole. Nella dottrina cattolica ciò che è mistero è sì indimostrabile con la ragione, ma non è irrazionale, cioè non è in contraddizione con la ragione.
La ragione conduce all’unicità di Dio: Dio è assoluto e logicamente non possono esistere più assoluti. Ebbene, la ragionevolezza del mistero della Trinità sta nel fatto che esso non afferma l’esistenza di tre dei, bensì di un solo Dio che però è in tre Persone uguali e distinte.
Nel Credo si afferma: «Credo in un solo Dio in tre Persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo».
Quale è il Padre, tale è il Figlio e tale è lo Spirito Santo. Increato è il Padre, increato è il Figlio, increato è lo Spirito Santo. Onnipotente è il Padre, onnipotente è il Figlio, onnipotente è lo Spirito Santo. Tuttavia non vi sono tre increati, tre assoluti, tre onnipotenti, ma un increato, un assoluto e un onnipotente. Dio e Signore è il Padre, Dio e Signore è il Figlio, Dio e Signore è lo Spirito Santo; tuttavia non vi sono tre dei e signori, ma un solo Dio, un solo Signore, un solo Spirito.
Per capire qualcosa della Trinità, ma senza la possibilità di esaurirne il mistero, si può utilizzare questa analogia. La Sacra Scrittura dice che quando Dio creò l’uomo, lo creò a sua “immagine” (Genesi 1,27). Dunque, nell’uomo si trova una lontana ma comunque presente immagine della Santissima Trinità.
L’uomo possiede la mente e la mente genera il pensiero. Il pensiero, contemplato dalla mente, è amato, e così dal pensiero e dalla mente procede l’amore. Ora mente, pensiero, amore, sono tre cose ben distinte fra loro, ma assolutamente inseparabili l’una dall’altra, tanto che si può dire che siano nell’uomo una cosa sola.
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Nella Trinità il Padre è mente, che da tutta l’eternità genera il suo Pensiero perfettissimo (il Logos). Il Pensiero, generato eternamente dal Padre, sussiste, come persona distinta, ed è lo Spirito Santo.
Un grande insegnamento sull’Amore vero
Didatticamente si attribuisce al Padre l’azione della creazione, al Figlio quella della redenzione, allo Spirito Santo quella della santificazione.
Il Figlio è chiamato anche Verbo (Parola) per indicare il fatto che è il Dio che si manifesta, che si comunica. Il Figlio è anche il Logos, la Verità, mentre lo Spirito Santo è l’Amore.
Ed ecco il punto nodale. Già in Dio è pienamente rispettata la processione logica verità-amore.
Facciamo un esempio. Un padre di figli lascia la famiglia perché “s’innamora” di un’altra donna: fa bene? Oggi molti risponderebbero di sì e direbbero: se lo ha fatto per amore… Due uomini o due donne s’innamorano e decidono di vivere insieme: fanno bene? Se lo fanno per amore… Ma questo è il punto. L’amore se non è giudicato dalla verità diventa il contrario di sé.
Facciamo un altro esempio. Perché Hitler e i suoi decisero di perseguitare gli Ebrei? La risposta può sembrare paradossale ma non lo è: per troppo “amore” nei confronti della razza ariana. Perché Stalin decise di sterminare milioni e milioni di piccoli proprietari? Per troppo “amore” nei confronti dello Stato socialista. Perché Robespierre decise di tagliare teste su teste? Per troppo “amore” nei confronti della Rivoluzione che sentiva minacciata. Ecco cos’è l’amore sganciato dalla verità. E, se si riflette bene, questo è uno degli errori più tipici dei nostri tempi. C’è chi si lamenta che oggi c’è poco amore. Verrebbe da dire: no, non è così, oggi ciò che manca non è l’amore, ma la consapevolezza della Verità, che è un’altra cosa!
Oggi ciò che manca è la convinzione che l’amore – perché sia vero – deve essere giudicato dalla verità.
Bisognerebbe ritornare a meditare sulla natura di Dio per capire come già nella Sua intima natura è presente questa verità, e cioè che l’amore è vero se è conforme al Vero. Solo così si potrà anche capire perché mai la Chiesa Cattolica ha tenuto fermo sul punto del Filioque.
(Fonte www.santiebeati.it – Autore: Corrado Gnerre)
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